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Radicali, porte chiuse alle alleanze
«Da una parte buoni a nulla, dall’altra uno capace di tutto». Allarme legalità sul prossimo voto

• da Corriere della Sera del 8 gennaio 2005, pag. 20

di Livia Michilli

ROMA - Nel 2006 i Radicali festeggeranno un compleanno amaro: dieci anni di assenza dalle Aule parlamentari, fatta eccezione per la solitaria presenza del senatore Pietro Milio. «Non è davvero colpa nostra, non c’è stata alcuna volontà aventiniana o isolazionista», precisa subito Emma Bonino. L’anniversario coinciderà proprio con la riapertura delle urne per le elezioni politiche, ma prima c’è da pensare alle Regionali ormai alle porte: presentarsi o no? Da soli o in compagnia? La questione è all’ordine del giorno del Comitato nazionale del partito, convocato fino a domani: «Non possiamo ancora stare qui a discutere con chi schierarci, visto che né da destra né da sinistra ci sono aperture nei nostri confronti», ribadisce l’ex commissaria europea fresca di nomina nel comitato dei garanti sugli aiuti per il Sudest asiatico. Liquidato come «inesistente» il dibattito sulle possibili alleanze, Bonino spiega che il vero problema è «l’assenza di legalità».

I Radicali temono che si ripeta «l’imbroglio» del 2000, con i partiti che raccoglievano le firme per le liste in modo irregolare «e solo noi a rispettare la legge, pagando un prezzo politicamente altissimo - ricorda Bonino -. Stavolta dobbiamo sperare che l’omertà altrui copra anche la nostra? Vogliamo adeguarci all’illegalità di questo sistema politico?». Sono domande retoriche: «Non possiamo arrenderci, se lo facessimo pure noi che ne sarebbe del Paese?».

Marco Pannella ha chiesto udienza alle massime autorità della Repubblica, all’Osce e al Consiglio d’Europa e se la questione della legalità non sarà risolta, se le Regionali resteranno una «partita truccata», i Radicali potrebbero decidere di non scendere in campo: «Non possiamo tollerare che si ripeta lo scandalo di brogli degni dell’Ucraina», tuona il segretario Daniele Capezzone. Con queste premesse, ipotizzare alleanze politiche è quantomeno prematuro e forse inutile, almeno a vedere i ceffoni menati in egual misura a destra e a sinistra: «Da un lato ci sono dei buoni a nulla, dall’altro uno capace di tutto». Il primo identikit corrisponde all’opposizione, «impegnata ad azzoppare Prodi e rincorrere Mastella. Con tutti quei parlamentari, il loro atto più incisivo è stato il lancio del treppiede». Capezzone ne ha anche per Silvio Berlusconi: «Ora prepara la truffa della scheda unica, che riproporzionalizza il voto, poi cambierà la par condicio in maniera tecnicamente fascista». Dell’area laico-riformista, il cosiddetto "terzo polo", il segretario non vuole nemmeno sentir parlare: «I laici della Cdl sono sempre in vacanza, l’unico colpo di tosse si avverte quando devono conquistare una poltrona in più. Noi non vogliamo fare i nani da giardino di Berlusconi, noi siamo "altro"».

Il leit motiv è sempre la conventio ad excludendum di entrambi gli schieramenti nei confronti dei Radicali e Capezzone non riesce a capacitarsene: «Non gli piacciono le nostre idee, ma dovrebbero piacergli i nostri numeri». Lui ha fatto due conti: «Traslando i voti presi alle ultime Europee sui collegi della Camera, è saltato fuori che il nostro partito sarebbe decisivo per entrambi i poli in un numero di collegi oscillante tra 53 e 58. E loro non ci fanno nemmeno una telefonata!». In sala sbuffa Benedetto Della Vedova, l’ex eurodeputato da sempre sostenitore della collaborazione con la maggioranza. A lui è affidato, ancora una volta, il controcanto: «Troppo facile trovare ragioni per stare fuori dalla politica italiana, abbiamo il dovere di porre la questione radicale anche in questo contesto». La proposta avanzata da Berlusconi di allargare la Cdl ai Radicali «è un dato importante e da valorizzare. Se anche fosse un bluff, credo dovremmo andare a verificare». Della Vedova vorrebbe che il Comitato del partito decidesse subito se presentare o meno le candidature alle Regionali: «In Piemonte c’è già un’ipotesi seria di accordo con Ghigo e segnali di disponibilità del centrodestra arrivano anche da altre Regioni».



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