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Test d'integrazione per l'Unione a 25

• da Corriere della Sera del 8 gennaio 2005, pag. 7

Non bastano, non possono bastare le «occhiaie» del Commissario agli aiuti umanitari Louis Michel, da Capodanno in giro per il Sud-est asiatico, per dimostrare non solo la generosità, ma anche l’efficienza delle istituzioni europee.

La gestione degli aiuti umanitari e la capacità di intervento nel «dopo-maremoto» stanno diventando un test politico, una verifica sul senso e le potenzialità dell’integrazione europea. Per certi versi è una sfida di politica estera forse impegnativa tanto quanto lo è stata quella della guerra (e del dopoguerra) in Iraq. Come dice Emma Bonino (ex Commissario a Bruxelles), «L’Europa deve assumersi delle responsabilità nella ricostruzione, non può limitarsi a fare da banca».

Finora, in verità, non si è visto granché. Sulla carta, per esempio, l’Unione Europea dovrebbe già disporre di una forza di «reazione rapida militare». Ma, nella settimana tra Natale e Capodanno nessuno, tantomeno il presidente della Commissione Barroso che era in vacanza, ha pensato di chiederne la mobilitazione. Ma anche sulla risposta finanziaria, cioè soldi da prendere e girare direttamente alla Croce Rossa internazionale, ci sarebbe da riflettere. «Ho stanziato subito 3 milioni di euro» ha detto Michel, aggiungendo «perché ho firmato solo per tre milioni? Ma perché questo è il massimo a mia disposizione nelle emergenze, con le regole attuali».

Adesso per mettere altri 100 milioni di euro a disposizione dei senza tetto ci vorrà il via libera del Consiglio e poi del Parlamento europeo. Senza contare quali travagli contabili richiederà l’ulteriore stanziamento di 350 milioni di euro, promessi da Barroso nel vertice di Giacarta. In sostanza Commissione, parlamentari e ministri si dovranno rimettere a scrivere interi capitoli di bilancio, visto che «riserve straordinarie» ammontano solo a 200 milioni di euro.

Nei primi dieci giorni dell’emergenza, dunque, l’Unione Europea ha mostrato di poggiare ancora su basi troppo fragili, che si tratti di muovere le leve «operative» o, più semplicemente, di passare alla cassa. Limiti impressionanti rispetto alle grandi ambizioni (anche di politica estera) disegnate nel Trattato costituzionale appena firmato e nel quale, per altro, all’articolo 321, è prevista «un’azione coordinata» anche nel campo degli aiuti umanitari. Nelle prossime settimane, nelle varie sedi internazionali, la Ue avrà qualche occasione per rimontare.



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