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Gli uomini di Pannella: sì all'intesa ma solo all'interno di un accordo che dev'essere nazionale
Ghigo e radicali, prove di un'alleanza elettorale

Ma dalla Lega arriva l'altolà: dopo la lista Formigoni un altro elemento di divisione

• da La Stampa del 12 gennaio 2005, pag. 39

di Maurizio Tropeano

Il Piemonte potrebbe diventare il laboratorio di un accordo politico tra la Casa delle Libertà e il partito radicale. Ieri il governatore, Enzo Ghigo, ha rilanciato con forza la strategia che punta ad un intesa di programma che prevede la realizzazione di alcuni progetti di politica amministrativa - «dal riordino delle partecipate alla trasparenza» ma esclude tassativamente «intese vincolanti su questioni politiche di fondo di carattere etico e morale. Per intenderci - spiega il presidente - non ci sarà nessun riferimento al tema della fecondazione assistita. Su temi del genere ognuno agirà secondo coscienza». Una sperimentazione che non piace alla Lega Nord tanto che il segretario Roberto Cota la definisce un «brutto segnale che rischia di complicare la soluzione del problema nazionale rappresentato da un eventuale lista Formigoni. Adesso nella Cdl c'è anche un caso piemontese». Secondo Cota, infatti, «malgrado l'apprezzamento personale per alcuni consiglieri, i radicali non c'entrano nulla con il progetto di riforme della Casa delle Libertà». Il Carroccio, dunque, non farà nessuna marcia indietro e nemmeno «una profonda valutazione della situazione», così come sollecitato da Ghigo. «La Lega Nord va avanti per la sua strada e domani sceglierà il proprio candidato presidente», annuncia Cota. Ghigo, però, è convinto, della necessità di «ricomporre in tempi brevi questa frizione e ritrovare la totale sintonia con gli amici della Lega». Il Governatore accredita la manovra a tenaglia condotta da una parte dal premier Berlusconi e dall'altra dalla Lega per convincere Formigoni a non fare la sua lista. Quanto ai radicali Ghigo ribadisce i confini dell'intesa e si dice convinto l'azione politica dei radicali possa tornare utile al Piemonte». Dal canto loro Carmelo Palma e Bruno Mellano, ribadiscono come sulla strada della sperimentazione di questi «contratti di governo politico-amministrativo» ci sia da definire «un accordo politico nazionale per le Regionali del 2005 e le Politiche del (forse) 2006, che ponga i radicali al servizio di un progetto di "legalizzazione" della vita pubblica italiana e, conseguentemente, di governo delle istituzioni». Durissimo il commento di Mercedes Bresso, candidata del centrosinistra alla presidenza del Piemonte: «La trattativa per la composizione della coalizione non è un mercato e certamente noi non partecipiamo ad alcuna asta...». Poi l'europarlamentare aggiunge: «La posizione politica "naturale" dei radicali sarebbe nel centrosinistra, ma per fare un accordo occorre la volontà degli interessati, che invece non hanno mai espresso questo desiderio e neppure si sono mai fatti avanti con noi». Bresso non sembra interessarsi troppo alla diatriba lista unitaria o liste separate (lo Sdi ha deciso di presentarsi con il proprio simbolo e anche la maggioranza della Margherita, da Vernetti a Morgando, spinge per questa soluzione). L'ex presidente della Provincia ha una carta di riserva: una lista personale che raccolga le formazioni civiche. Qualcosa più di un'idea visto che il suo staff starebbe testando il gradimento tra gli elettori di una simile ipotesi.



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