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Dall'Ulivo solo porte in faccia, i radicali aspettano ancora
Per Capezzone il 70 per cento degli elettori della Gad è d’accordo con le battaglie del suo partito

• da Il Riformista del 12 gennaio 2005, pag. 3

 

“Nel corso dell'ultimo Comitato nazionale, ci siamo dati due settimane di tempo per cercare un intesa elettorale con i due poli. Non solo in vista dalle prossime regionali, ma soprattutto guardando alle politiche del 2006. Mentre la Cdl ha dato qualche segnale, dal centrosinistra solo silenzi o, peggio ancora, porte sbattute in faccia”.

Dopo la conferenza di fine anno in cui Berlusconi auspicava per la Cdl un ampliamento della coalizione “con radicali, Mussolini e l'Udeur”; e soprattutto dopo scambio di reciproche cortesie tra Pannella su l'Unità (per l'opposizione “l'intesa con i radicali è un tabù che un mondo post Pci e post Dc ha ereditato” ) e Sandro Bondi sul Giornale (“i radicali possono arricchire la proposta politica della Cdl e diventare protagonisti, insieme a noi, del rinnovamento del paese”), Daniele Capezzone traccia un bilancio sul possibile futuro politico dei Radicali italiani. Con una premessa. “Il punto fondamentale del nostro ragionamento - esordisce il segretario - sono i gravi vizi di legalità che "macchiano" il sistema politico ed elettorale del nostro paese. Basti pensare alle elezioni regionali del 2000, in cui tutti, e sottolineo tutti, i partiti hanno presentato liste invalide, con firme false e raccolte irregolarmente, violando il regolamento elettorale. A seguito dei nostri esposti alle procure, maggioranza e opposizione hanno varato in parlamento la più classica delle leggine "ad personas" - il plurale è d'obbligo - per depenalizzare questo genere di reati. Questo è solo un esempio che dimostra quanto il principio di legalità sia in Italia ormai straniero”.

Ai fini del ragionamento politico di Capezzone, la “questione legalità” è determinante. Secondo il segretario radicale, il risultato dell'illegalità bipartisan che vizia le competizioni elettorali è stato “l'espulsione dei radicali dalle istituzioni”. Per questo, aggiunge, “abbiamo rivolto ai poli due semplici domande: c'è qualcuno a cui interessa farsi carico di un problema di tale portata? E ancora: interessa a qualcuno assicurare alle istituzioni la presenza dei Radicali?”. Le risposte dei due schieramenti giunte al tavolo radicale nelle ultime quarantott’ore arrivano da una sola parte: il centrodestra. Non solo dai liberali di Forza Italia, ma anche da vari esponenti di An (col ministro Gasparri in prima linea). “Dalla Cdl- spiega Capezzone - i segnali sono arrivati. Per qualcuno saranno deboli, per altri forti; per qualcuno saranno giusti, per altri sbagliati. Ma sempre segnali sono”. Sull'altra sponda, prosegue Capezzone, “niente di niente. Tranne nel caso di Vannino Chiti, coordinatore della segreteria ds, che neanche mezz'ora dopo l'annuncio di Pannella rilasciava interviste con l'intento di liquidare velocemente ogni possibile intesa con noi”. Il j'accuse di Capezzone prosegue: “Nessun segnale da Prodi, né da Fassino, né da Rutelli. Nessuno dei leader che sono pronti ad accorrere al capezzale dell'Udeur quando Mastella ha il raffreddore sembra volerci dare ascolto. Le loro scelte sono perdenti visto che le battaglie sui diritti che solo i Radicali continuano a portare avanti coinvolgono più del 70 per cento degli elettori della Gad”. Un'appendice a parte la merita la campagna referendaria sulla fecondazione assistita. “All'udienza della Corte Costituzionale - denuncia Capezzone - in rappresentanza del fronte referendario c'erano solo esponenti radicali. Dov'erano i rappresentanti degli altri partiti?” In vista di ogni possibile intesa per le regionali e per le politiche del 2006, i Radicali sollevano un problema “di libertà e di democrazia”. “Anche il centrodestra dovrà capire che seguire la strada disegnata dai chierici alla Buttiglione, esperti in sconfitte, porterà ad altre sconfitte”. La road map dei Radicali, già disegnata al comitato azionale, è pronta. “Non rimane che ascoltare ciò che ancora avranno da dirci - prosegue Capezzone - e decidere cosa fare. Una tappa decisiva è senz'altro il giudizio di ammissibità della Consulta sul nostro referendum. Quindi, tireremo le somme e decideremo. Magari con un altro comitato nazionale, magari con un'assemblea programmatica di tutte le anime dei radicali e, perché no, con un congresso straordinario”. E, mentre già si parla di accordi alle regionali (pronta l'intesa con Enzo Ghigo in Piemonte) , non rimane che un auspicio. “Che anche qualcuno del centrosinistra - conclude Capezzone - si faccia vivo”.



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