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Bonino: dalla Corte una scelta politica. E' la prova che ormai regna l'illegalita'
«Ora useranno trucchetti vari, dalle manipolazioni in Aula al tentativo di mandare la gente al mare»

• da Corriere della Sera del 14 gennaio 2005, pag. 3

di Lorenzo Fuccaro

ROMA - Legge nella decisione della Corte costituzionale la conferma dell’illegalità nella quale versa il Paese. Non solo. Emma Bonino, esponente di primo piano dei radicali, teme che «con trucchetti vari si possano espropriare i cittadini del diritto di esprimersi sui referendum». Per questo, lei e i radicali si preparano a una nuova battaglia che prevede anche una campagna di autodenuncia.

Onorevole Bonino, che giudizio dà della pronuncia della Consulta?
«Chi sostiene che nel nostro Paese c’è illegalità ha trovato un’ulteriore prova nella sentenza della Corte incostituzionale».

Perché sarebbe incostituzionale la Corte?
«Perché l’articolo 75 della Costituzione dice non possono essere ammessi al referendum solo i quesiti su amnistia, fisco, e trattati internazionali. Con questa decisione, come del resto è già avvenuto in passato per il referendum sulla caccia e per quello sulla ritenuta d’imposta, la Corte ha agito in base a criteri politici».

Può indicarli?
«Innanzitutto non ha ammesso il referendum che avrebbe abrogato per intero la legge, e ha ammesso gli altri quattro che sono parziali e sui quali si possono aprire trattative in Parlamento».

A sostegno della vostra campagna con la legge sulla procreazione medicalmente assistita avete detto che si sarebbe ricreato lo stesso clima del 1974, quando fu vinta la battaglia sul divorzio.
«Sono convinta che i quattro quesiti ammessi ci consentirebbero di ricreare quel clima, se si arrivasse al referendum».

Lei teme che non ci si arrivi?
«La strada è ancora lunga e io vedo due ostacoli. Il primo è quello delle manipolazioni parlamentari con interventi legislativi che mirino a fare decadere i quesiti. Il secondo ostacolo è il quorum. Tutti ormai sono diventati bravissimi a invitare la gente ad andare al mare. Insomma temo trabocchetti e che venga deciso di fare tenere la consultazione il 12 giugno: almeno due milioni di persone non voteranno perché le scuole sono già chiuse. Quindi la strada per noi è in salita e per giunta è lunghissima».

E come intendete muovervi?
«Promuoveremo i "comitati per il sì" e ci inventeremo qualcosa di efficace. Penso, ad esempio, a qualcosa di simile alla campagna di autodenuncia fatta ai tempi della battaglia per l’aborto».

La decisione della Corte in quale campo politico trova maggiori consensi?
«In entrambi gli schieramenti. L’allergia ai referendum e al voto diretto è diffusa a destra e a sinistra».

Voi radicali, però, avete cominciato ad aprire il dialogo con la Casa delle Libertà.
«Magari lo avessimo aperto. Mi pare che Berlusconi l’abbia chiuso senza in realtà neppure avviarlo, dato che ha delimitato all’ambito regionale la possibilità di fare accordi. E cioè ha detto no. Noi, invece, abbiamo posto la questione dei temi etici, che è una battaglia di libertà che per sua natura non è di destra né di sinistra. Ovvero riteniamo che un principio religioso non diventi per effetto di una legge un obbligo per tutti. Quando l’accoppiata Fanfani & Almirante volle sfidare la società fu sconfitta, come avvenne appunto nel 1974 per il divorzio».

Chi sono oggi i Fanfani e gli Almirante?
«Ce ne sono molti. Io mi sono molto stupita che Francesco Rutelli avesse imposto al suo partito, la Margherita, una linea oscurantista e non avesse consentito ai suoi deputati libertà di coscienza».

 



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