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I nostri quesiti erano tutti validi; ma ora si vada alle unte non ci fidiamo delle Camere

• da Il Giornale del 14 gennaio 2005, pag. 2

di Marianna Bartoccelli

Adesso più che mai la parola d'ordine è evitare lo scippo parlamentare . Daniele Capezzone, il giovane segretario dei Radicali Italiani preferisce vedere il bicchiere mezzo pieno e di fronte alla bocciatura del quesito referendario principale, quello per cui sono stati soprattutto i radicali a raccogliere un milione di firme, sottolinea l'importanza di andare dritti verso i 4 referendum che chiedono l'abrogazione di quattro punti decisivi della legge.

La decisione della Consulta sembra voler penalizzare soprattutto la posizioni dei Radicali?

Piuttosto penalizza e umilia la stragrande maggioranza dei costituzionalisti italiani. Non ricordo circostanze precedenti in cui ci sia stato un coro così vasto di giuristi che dicesse che questi referendum sono tutti buoni. Sino ad oggi su 89 referendum proposti da noi la Corte ne ha bocciati 45. Oggi alziamo la media, su cinque ne ha bocciato solo uno. La battaglia prosegue.

Il ministro Prestigiacomo, soddisfatto della decisione della Consulta, sostiene che è stato scongiurato il far west...

Oddio 'sto far west... Vuol dire allora che Umberto Veronesi è un cow-boy, Rita Levi Montalcini una cow-girl, 3mila scienziati sono dei pistoleros... Voglio ricordare che il Parlamento a cui vogliono ricorrere per aggiustare la legge è lo stesso che ha respinto 330 emendamenti su 330. Come possiamo credere che adesso faccia delle cose buone...

Pur di evitare il referendum...

E’ evidente che c'è una grande strategia in corso. Basta notare che dopo appena 26 minuti che il flash di agenzia comunicava la decisione della Consulta, veniva diffusa l'anticipazione dell'intervista a Giuliano Amato sull'Espresso che presenta il suo progetto di legge di modifica. Curioso no?

Come interpreta la decisone della Consulta?

E un'operazione in più tempi. Come l'operazione carciofo della volta precedente, quando ad uno ad uno tolsero le foglie dei vari referendum lasciando in piedi il più duro, quello più cattivo, il famoso art.18. Allora fu tutta un'operazione interna alla Corte. Adesso invece hanno tolto il cuore del carciofo, il referendum che voleva abrogare tutta la legge e si tenta dì spogliare il resto foglia dopo foglia con le leggine in Parlamento. Amato è scatenato, la Prestigiacomo pure, e molti anche da sinistra dicono che adesso ci vuole una buonalegge...

Invece?

Bisogna evitare lo spoglio del carciofo. Stoppare l'assalto del Parlamento che magari vorrà fare leggine che servono solo ad aggirare le nostre proposte. Obbligare il governo a stabilire la data del voto entro aprile e non trascinarla a fine giugno. Terzo obiettivo: garantire l'informazione Rai, come era stato stabilito già dal 21 dicembre senza risultati.

Ma una volta vinti i referendum la legge bisognerà sempre cambiarla. Tanto vale farlo prima...

Non è così. Riuscire a cancellare quanto viene chiesto dai cinque quesiti referendari sarebbe un grande trionfo. L'ossatura della legge rimarrebbe in piedi ma rovesciata di senso.

Quindi dritti verso il referendum?

Certamente. La nostra parola d'ordine è più che mal giù le mani dai quesiti referendari. Su tutti e quattro. Evitiamo che si ripeta quanto è successo con i quesiti economici, che venga lasciato in piedi il più difficile e basta. Così come rimase in piedi solo l'art.18, adesso il rischio è che venga lasciato al voto referendario solo quello sulla fecondazione eterologa. E fondamentale quindi dare, e subito, la parola ai cittadini su tutto.

 



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