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Cappato: no al nostro quesito? È una decisione tutta politica...
Il segretario dell'associazione Coscioni: ci batteremo per gli altri quesiti

• da La Stampa del 14 gennaio 2005, pag. 2

ROMA "Se la Corte Costituzionale avesse accolto anche il quesito abrogativo totale, sarebbe tornata alla lettera della Costituzione, dalla quale si è sempre più allontanata, Marco Cappato, radicale, segretario dell'Associazione Luca Coscioni", nonché membro del comitato promotore dei referendum è molto duro con la Consulta. Dice: «Tra l'altro stavolta siamo di fronte ad una legge nuova, che non aveva generato altre leggi , come capita spesso in Italia. Dunque, perchè non permettere l'abrogazione totale? I motivi sono tutti politici».

 

I radicali definiscono la Consulta «Anticostituzionale». Perché questo giudizio così duro?

Perchè la Costituzione prevede il referendum abrogativo se a chiederlo sono 500mila cittadini. Ormai con le sue sentenze la Corte Costituzionale esplica sempre più il suo potere politico, che in questo caso ha come obiettivo il movimento radicale, promotore esclusivo del quesito sull'abrogazione totale.

 

Ma siete co-promotori di altri quesiti, quelli accolti, dunque la battaglia è ancora aperta.

Certo, da radicali, e come associazione Luca Coscioni, non ci fermiamo la battaglia va avanti, questa legge va cambiata. Ma non possiamo nasconderci le ragioni politiche che ci sono alla base di questa decisione.

 

E quali sarebbero?

Come radicali avremmo avuto uno strumento in più se fosse stato accolto anche il nostro quesito. Il Comitato promotore è riconosciuto come potere dello Stato e quando le varie trasmissioni televisive di Rai e Mediaset, dovranno decidere se obbedire o no all'ordine dei partiti di far si che la gente vada al mare anziché votare, il comitato avrà il suo spazio, mentre noi come radicali sul referendum esclusivo ne avremmo avuto uno in più. In questo modo avremmo degli spazi insieme agli altri.

 

Arriviamo agli altri: i Ds hanno fatto scendere in campo Fassino e D'Alema per la raccolta delle firme. La Margherita si è mossa in ordine sparso. Rifondazione voleva l'abrogazione totale, Adesso inizia la campagna referendaria. Che succederà secondo lei?

I Ds in quanto partito non si sono schierati per la raccolta delle firme, hanno avuto delle personalità promotrici, anche importanti, ci sono state le firme di D'Alema e Fassino, ma il partito in quanto tale non si è schierato. Da adesso in poi è necessario condurre la battaglia, non assumere posizioni. Le posizioni non servono più. Il fronte del no è chiaro che punterà sull'astensione e per impedire le astensioni bisognerà fare una grande campagna.

 

Per convincere tutti, compresi i cattolici ad andare a votare. Non teme che sui contenuti ci si spaccherà? L'embrione, l'eterologa...

Prima ancora che di contenuti si dovrà parlare di legalità della campagna

referendaria. Perchè, se è vero che i contenuti sono complessi, anche per gli argomenti che trattano, è vero anche  che in California si è vinto al 59% e in Svizzera al 66% proprio sulla ricerca  scientifica. I sondaggi ci dicono  che anche in Italia ci sono ampi margini per una vittoria. Noi stiamo facendo il massimo per coinvolgere la comunità scientifica, le associazioni dei malati e tante altre realtà attive sul territorio. Se pero non si darà la possibilità di un confronto vero, allora sarà tutto inutile.

 

Il problema, dunque, sono gli spazi informativi che potrebbero non essere adeguati?

E proprio questo il problema. Si tratta di un argomento di cui si dovrebbe

parlare e su cui ci si dovrebbe confrontare per ore in prima serata davanti a 3, 4 o 5 milioni di persone.Se tutto questo non dovesse accadere è chiaro che il fronte del "No" potrà puntare sul 25% fisiologico di astensioni e aver facile vittoria. Il problema è tutto del fronte del sì.

 

Il fronte del sì comunque ancora  non ha posizioni univoche sul come modificare la legge. Le sfumature sono diverse...

Se il sì, o una parte di loro, per non dispiacere troppo al potere clericale, dovesse scegliere una posizione e non una battaglia chiara non si andrebbe da nessuna parte. E quando dico questo mi riferisco soprattutto ai Ds, perché Rutelli ci ha già fatto sapere come la pensa. Occorre una grande mobilitazione, di risorse umane e finanziarie. Le energie in Parlamento, d'altro canto, sono davvero limitate.

Non credo sia possibile arrivare ad una vera soluzione parlamentare del

problema. Sarebbe un imbroglio, un portare piccole modifiche cercando di annullare uno o due referendum per indebolire l'appuntamento alle urne.

 

 



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