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Fecondazione. Referendum. Milano capitale dei quattro sì

• da Il Giorno del 15 gennaio 2005, pag. 1

di Marco Cappato, Segretario dell’Associazione Luca Coscioni

La democrazia cresce e si sviluppa avendo fiducia nel momento pubblico delle decisioni, che si nutre di confronto e dialogo. Nei paesi democratici (e solo in questi) la scienza può contrastare le mire dei poteri, e garantirsi una sufficiente libertĂ . I cittadini californiani e svizzeri - grazie a referendum -hanno appena deciso su quesiti che vanno nella direzione dell’allargamento delle garanzie di libertĂ  per un sapere scientifico che rappresenta speranza di cura e di vita per loro stessi ma anche per altri milioni di uomini e donne nel mondo.

Nella stessa direzione ci si muove in Gran Bretagna, in Spagna e in molte altre democrazie. Partitocrazia permettendo, Rai/Mediaset permettendo, anche i cittadini italiani saranno chiamati, nell’estate 2005, a decidere sui temi della libertĂ  scientifica grazie ai quattro referendum superstiti per l’abrogazione parziale della legge 40 dopo che la Corte “Anticostituzionale”, con una decisione politica ed eversiva della legalitĂ  costituzionale, ha dichiarato inammissibile il quesito per l’abrogazione complessiva. Questo appuntamento è stato reso possibile grazie ai milioni di firmatari, grazie alla leadership di Luca Coscioni, ai 1.800 iscritti all’Associazione che porta il suo nome che, assieme a Radicali Italiani, ha promosso la campagna. La ricerca sulle cellule staminali embrionali oggi non si fa solo nelle democrazie. La Cina, ad esempio, è molto attiva nel settore. Ma nei paesi retti da regimi non democratici il sistema di controlli, a partire da quelli che nascono grazie al confronto continuo con l’opinione pubblica, è inesistente, e dunque la ricerca è pericolosamente asservita a un potere irresponsabile e autoritario oppure all’affarismo e alla speculazione. Chi oggi vi racconta che i referendum proposti dalla Associazione Luca Coscioni e da Radicali italiani spaccherebbero l’Italia e la getterebbero nel disordine morale sono gli stessi che preferiscono poi negoziare le nostre leggi sulla bioetica e le biotecnologie con il Vaticano, che certo non è un campione di democrazia e stabilisce le regole dell’etica basandosi su dogmi incontrollabili.. Fosse per loro, il futuro della scienza medica e delle biotecnologie, proibite in Italia, resterebbe appaltato ai laboratori di Pechino e Mosca. Non sarebbe solo una sconfitta per la scienza, ma anche per la democrazia, per la sua forza di competere di fronte ai sistemi illiberali di organizzazione del vivere civile.



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