Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
lun 13 mag. 2024
  cerca in archivio   RASSEGNA STAMPA
Voglio essere libero di guarire - intervista a Luca Coscioni

• da Corriere della Sera Magazine del 20 gennaio 2005, pag. 8

di Cesare Fiumi

Un corpo immobile eppure contundente. Che fa male, che fa star male, quando ti chiede la libertà di vivere. Di poter guarire. Di poter cercare una cura per sé e per quelli nelle sue condizioni e per tanti, troppi altri ancora. Perché "ci sono malattie con le quali è possibile vivere, altre con cui è possibile convivere, e alcune alle quali si può sopravvivere. Ma la mia non rientra in nessuna delle tre categorie: io sono come un cieco al quale è stato chiesto cosa prova nel vedere un tramonto".
Un corpo aggredito dalla malattia degenerativa. E pure dall'ignoranza: "C'e chi osserva la mia immobilità e si interroga se sono sordo. Chi, in albergo, domanda a mia moglie se posso salire da solo, scendendo dalla carrozzina, i tre gradini davanti all'ascensore. E persino quelli che, con discrezione, le chiedono se riesco a scopare. E io, che ci sento benissimo, avrei voglia di rispondere: brutto imbecille, non farò tutte le posizioni del kamasutra, ma me la cavo anch'io".


Infine, un corpo ostaggio della politica che per poter gridare - senza avere più voce - si è fatto corpo politico a sua volta: manifesto di carne sconvolta e rabbia lucida, progetto e battaglia civili. Un corpo scomodo a dirsi: "Sono un uomo imprigionato in un gigante di pietra, questo però mi ha reso duro e forte". Ma scomodo, molto scomodo, anche per quelli che fingono di non vederlo e preferiscono liquidarlo con due soldi di pietismo laico e uno di carità cristiana. Luca Coscioni, 37 anni, umbro di Orvieto, è quel corpo. Lo abita a fatica - "l'intelletto è l'unica risorsa che può aiutarti" e vuole riabilitarlo. Lo pretende, da quando, dieci anni fa, una sclerosi laterale amiotrofica lo ha consegnato a una sedia a rotelle: lui che, quando ha sentito le gambe farsi marmo, stava preparando la maratona di New York. E poi lo ha ridotto a dialogare attraverso un sintetizzatore vocale che traduce le parole scritte al computer, una ogni trenta secondi, "costretto a doverne fare economia": lui che era un prof che sapeva far lezione. E incantare gli studenti. E Maria Antonietta più di tutti, se quella studentessa un po' speciale è diventata la sua compagna e poi sua moglie.

ETICA Dì STATO. Chiunque sarebbe finito travolto, nel suo stato, ma Coscioni no: della malattia ha fatto un'armatura e si è messo a combattere. Contro lo Stato e per la libertà. Perché" spiega "io credo che un modello democratico debba mettere al centro la libertà e la responsabilità individuale, non il paternalismo dello Stato etico e dell'etica di Stato". Quale libertà? Per esempio quella di poter utilizzare
- è la sua battaglia di sempre - le staminali embrionali nello studio di una cura per la sclerosi, l'Alzheimer, il Parkinson e le altre malattie degenerative: sì. insomma, quei 30 mila embrioni sovrannumerari esistenti in Italia, sui quali la nuova legge sulla fecondazione assistita (articoli 12, 13 e 14) ha vietato la ricerca. Una battaglia da affrontare, finalmente, sul terreno democratico dei referendum, "della responsabilità individuale", fortemente voluti da lui e dai radicali -suoi compagni di strada, prima: di impegno politico, poi - chè Coscioni è presidente del partito dal 2001, quando si candidò alle Politiche, rispondendo agli inviti di Pannella e Bonino, e trasformando, clamorosamente, la sua condizione in una sfida elettorale.


Ma dopo che il governo s'è messo di traverso, impugnando i cinque quesiti referendari, e dopo che, giovedì scorso, la Corte costituzionale ne ha ammessi soltanto quattro, bocciando quello proposto dai soli radicali, di abrogazione dell'intera legge 40. Coscioni già intravede una nuova insidia sulla via della consultazione popolare. "E la mia preoccupazione non è tanto quella di vedere la legge modificata in Parlamento, quanto piuttosto lo scendere di un silenzio assordante sui quattro quesiti rimasti".
Così toccherà ancora a lui farsi sentire, attraverso l’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, nata nel 2002, e sostenuta da un bel pò di intellettuali e scienziati, da Dulbecco a Saramago, da Veronesi a Chomskv e dove i premi Nobel, che sono in totale un centinaio, non esprimono soltanto solidarietà ma partecipano all’iniziativa. Un'associazione dì scienziati, malati, disabili, cittadini, con 1.800 nuovi iscritti nel 2004 che, a partire da domani, terrà congresso a Milano, nel nome di questo maratoneta della libertà che non vuole e non può fermarsi: il tempo che scorre inesorabile e l'arrivo ogni volta spostato più avanti. Stavolta dallo sgambetto del governo, che ha messo in moto la Corte. ma anche dal silenzio assenso di molta opposizione. Da una certa comunanza d'intenti tra schieramenti, fatta di "espressioni vuote e inutili", come le definisce Coscioni.

QUEL RITORNELLO BINDI-BONDì. A cosa si riferisce? Prendete Sandro Bondi e Rosi Bindì; pronti a dirsele di santa ragione, brandendo un treppiedi, e una settimana dopo, con la legge 40 in odor di referendum, pronti a intonare il medesimo ritornello: un bindibondi fatto di "ritengo che scontrarsi su temi del genere non faccia bene a nessuno (lei) e il referendum è+ uno strumento inadeguato a risolvere problematiche legate alla vita (lui). Un ritornello dove, scambiando strofe e dicitori, il prodotto politico non cambia: "Ma la mia malattia è un filtro implacabile contro uscite come queste, buone solo a nascondere il problema, per impedire alla gente di farsi un'opinione, di appassionarsi, di decidere. Frasi che mi rimbalzano addosso come per legge fisica, perchè non possono entrare nella mia dimensione. Eppure le cose sono semplici: c'è una speranza - non una certezza, ma una possibilità concreta che dalla ricerca sulle staminali embrionali possa venire una cura per malattie che colpiscono milioni di persone. Il Parlamento italiano ha deciso di proibire questa ricerca e uccidere questa speranza. Non regolamentare: proibire. E la ragione politica è una sola: il compromesso col Vaticano.


E non soltanto per la caccia, sempre aperta, all'elettorato cattolico, "perché i vertici dei partiti inseguono piuttosto il potere clericale, il potere delle burocrazie vaticane. Ed è un insegnamento quanto mai trasversale. Soltanto l'illegalità del sistema della comunicazione e dell’informazione in Italia consente ai partiti di poter mantenere come interlocutore una rete di organizzazioni che gestiscono risorse consistenti ma che in termini di opinione pubblicacontano sempre meno. Senza capire che la politica che si aggrappo alle religioni lo fa per disperazione e per ottusità perchè non è in grado di offrire altro, e così facendo distrugge la politica e pure le religioni. Tanto che Coscioni non sa dire oggi, se a procurargli più sconforto siano i cattolici dogmatici - ma molti cattolici stanno con lui, con la sua battaglia - o gli ateo religiosi. "Noncredo a nessuno di loro. Non posso credere che considerino davvero l'embrione una persona, che possano soffrire per l'embrione: nessuno potrebbe farlo, perché la sofferenza, la compassione per gli altri sono legate a sentimenti, idee, emozioni clic si incrociano nel mondo delle persone e non in cellule osservate al microscopio. Arrivare a preferire che i 30 mila embrioni soprannumerari esistenti in Italia rimangano materiale congelato, fino a marcire, piuttosto che essere utilizzati per la ricerca, è un'aberrazione estranea a qualsiasi religiosità. E subito anticipa l'eventuale contestazione: "Capisco e posso apprezzare chi ha paura di manipolazioni e mostruosità. Con loro non mi scoraggerei di cercare soluzioni e regole".

POLITICA CLERICALE. Ma i due schieramenti in Parlamento, le loro scelte sii questi temi, gli procurano un’afflizione supplementare. "Il liberale Berlusconi ha voluto impugnare i referendum, ma io non mi sono troppo stupito. Ricordo che nel 2001 andava a Porta a Porta a dire che i temi dei radicali erano questioni di coscienza e non politiche. Stessa cosa pensava e diceva Rutelli. E insieme hanno proibito che uno solo di noi radicali entrasse in Parlamento. Ecco perchè non mi sono mai illuso. E Berlusconi, infatti, si è rifiutato di nominarmi nel Comitato di bioetica, come invece chiedevano molti scienziati, così come Rutelli è stato decisivo nel fare approvare la legge senza modifiche. Per entrambi la scelta clericale è oggi esplicita, apertamente rivendicata come scelta di valori, e si fanno perfino concorrenza nel rilanciarla, pronti a unirsi ancora per far fallire il quorum sui quesiti rimasti.

Già, il Comitato dì bioetica. Coscioni ne fu escluso, cavillando sulla mancanza dei
requisiti ufficiali, nel suo caso accademici. Come se il suo corpo non sapesse abbastanza, non conoscesse già tutto. Quasi che un malato impaziente per forza (non posso aspettare le scuse di uno dei prossimi papi) e, per forza, paziente appassionato dì bioetica e cento premi Nobel a fargli da corpo non fosse all'altezza del compito: ma si sa, questo e il Paese delle deroghe ad personam e dei requisiti-tanto-al chilo e per la Commissione di bioetica si fu di regolamento stretto, mica di manica larga come oggi per le nomine Antitrust.
E comunque, come si fa ad avere requisiti accademici se l'università dove lavori, appena ti scopre malato, ti manda a casa? Perché questo è accaduto a Luca Coscioni, che insegnava Economia ambientale all'Ateneo di Viterbo: niente rinnovo del contratto. Siamo in Italia, mica in Inghilterra, "dove il professor Stephen Hauking, colpito dalla stessa malattia, ha conservato la cattedra a Cambridge, e nessuno ha mai pensato di licenziarlo, perché Hawking, oltre a essere un genio, vive in un Paese liberale e civile".

IL VERO SCANDALO. Anche per questo Coscioni ha scelto di farsi problema politico, in un Paese buono a compatire, non a garantire. "mentre io non cerco carità e nemmeno pietismo: cerco risorse e consensi su un obiettivo e rivendico di farlo utilizzando il mio corpo. Anche se non tutti gradiscono: Per l'onorevole Gasparrri. e altri liberali di sinistra-destra-centro come lui, il vero scandalo è che io viva. Che non sia un oggetto di cure, ma un soggetto che lotta. Quasi un memorandum della campagna elettorale 2OOI, quando proprio il futuro ministro definì Coscioni " un poverino strumentalizzato da Pannella", rimediando la seguente risposta: Non mi stupisce che il clerico-fascista Gasparri sia infastidito: per le persone come lui, le persone malate o disabili se ne dovrebbero stare rinchiuse in appositi campi di concentramento".


Un corpo che parla. Coscioni, impossibile da zittire. Specie ora che quattro referendum bussano alle porte, compreso quello sulle staminali embrionali, e ci sarà da star di guardia all'informazione: La bocciatura del primo quesito, quello di abrogazione complessiva della legge, offrirà nuove possibilità ai tentativi di disinnescare, con la complicità di Rai e Mediaset, i referendum: la nostra risorsa è la gente, l'opinione pubblica, che dobbiamo riuscire a raggiungere in modo massiccio, altrimenti questa battaglia morirà, insieme alla speranza di tanti. Come lui. Perché non sono affatto convinto che il sapere e la scienza prima o poi l'avranno vinta: la storia è piena di ottime cause, seppellite sotto una montagna di ragioni . E di ragioni non vuole più sentirne se non quella d'essere libero di curarsi e guarire e vivere – quest’uomo prigioniero in un corpo di sasso. Questo invisibile, formidabile, convitato di pietra di una politica da esposizione, molto televisiva e dongiovannesca, di granseduttori & piacioni. Questo corpo provato, ma non esausto, che non smette d'aver fede nell'uomo. Perché io ci credo in questa battaglia. Non sono pessimista. Non me lo posso permettere.



IN PRIMO PIANO







  stampa questa pagina invia questa pagina per mail