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Vogliamo i radicali nell'Alleanza; quattro proposte per un accordo
Abbiamo bisogno di loro, per quanto di sinistra e di destra storica c'è nella loro storia.

• da Il Riformista del 20 gennaio 2005, pag. 2

di Natale D'Amico

Avvicinamenti. Il centrosinistra non può e non deve sottrarsi.

Il partito radicale è un pezzo della storia della sinistra italiana. A lungo è stato l’unico pezzo vincente di quella storia: quando la sinistra sembrava condannata per sempre ad essere minoranza, i radicali si facevano promotori di battaglia vincenti, maggioritarie, in particolare sul terreno dei diritti civili. Questo è il primo motivo per cui, mentre si costruisce un'alleanza democratica che vuole essere grande proprio perché intende abbracciare l'intero centrosinistra, non si dovrebbe prescindere dai radicali. Il partito radicale è, paradossalmente, anche un pezzo della storia della destra italiana. Da decenni ormai si caratterizza per l'attenzione a temi quali l'equilibrio del bilancio pubblico e il rispetto rigoroso della regola della legge, che costituiscono la grande eredità della destra storica italiana. Questa potrebbe essere l'unica giustificazione per un accordo elettorale e politico fra i radicali e il centrodestra. Se non fosse che proprio sull'equilibrio del bilancio pubblico e sul rispetto della regola della legge il centrodestra berlusconiano dimostra, ogni giorno, di essere quanto di più lontano possibile si possa immaginare rispetto alla tradizione della destra storica. Se tutto ciò è vero, il centrosinistra non deve e non può sottrarsi alla necessità di offrire ai radicali una sponda politica, che possa sperare prima o poi convertirsi in un'alleanza per il governo del paese. Per quanto di sinistra c'è nella storia dei radicali; e per quanto di eredità della destra storica c'è, o dovrebbe esserci, nel centrosinistra. Ormai tutti dovrebbero aver compreso che l'accordo con i radicali si fa non sullo schieramento, ma sui temi dell'agenda politica. I temi di un accordo fra centrosinistra e radicali, faticoso ma possibile, sono presto detti.

1)Rispetto rigoroso della regola della legge. Che vuol dire anzitutto nessuna legge
ad personam; ma vuol dire anche ristabilimento del rispetto delle regole che sovrintendono al processo elettorale. Si tratta di un tema sottovalutato dal centrosinistra, che invece assume rilievo fondamentale rispetto alla stessa correttezza del processo democratico, e sul quale i radicali stanno svolgendo un lavoro di analisi e di proposta essenziale.
2) Fine del duopolio radiotelevisivo. La funzione del tutto speciale che in una democrazia liberale è rivestita dalla produzione e dalla distribuzione dell'informazione giustifica il fatto che in questo settore produttivo vengano applicate regole antimonopoliste più restrittive di quelle vigenti nella generalità degli altri settori economici. Fintanto che il mercato dell'informaione non vedrà una effettiva presenza di una vasta pluralità di soggetti fra di loro indipendenti e in concorrenza, vanno difese le attuali e approntate nuove regole che garantiscano la cosiddetta par condicio fra i contendenti politici.
3) Avanzamento dei diritti civili. Dopo la grande stagione degli anni '70, l'Italia è rimasta ferma; tutti gli altri paesi sono andati avanti. Ma è anche cambiano, piaccia o meno, il costume degli italiani, mentre le leggi restavano arretrate non solo rispetto alla libertaria Olanda, ma anche rispetto alla cattolicissima Spagna.
Non si tratta di ri-innalzare storici steccati. Ma si tratta di prendere atto che, ad esempio, le forme di convivenze fra le persone sono molto più ampie oggi di ieri, e che fenomeni che investono milioni di persone devono ricevere tutela giuridica almeno sul terreno civilistico e assistenziale. Altri esempi sono possibili.

4) Rilancio della concorrenza, rimozione delle barriere all'entrata, come strumenti per ovviare al rischio di declino economico del paese. Con realismo: è noto che in materia di liberalismo economico esistono posizioni dei radicali che non potranno
trovare accoglimento nella parte prevalente del centrosinistra. Ma una riforma delle professioni che apra le porte alle decine di migliaia di giovani oggi tenuti fuori
si inserirebbe nelle più nobili tradizioni del partito radicale e non troverebbe
certo obiezioni ragionevoli neanche nelle componenti più di sinistra della grande alleanza democratica. Lo stesso può dirsi per una iniziati va che dia effettiva attuazione alla liberalizzazione del commercio varata dal centrosinistra nella scorsa legislatura e poi lasciata arenare dal polo. Anche qui, altri esempi sono possibili. Lungo queste linee appare possibile un accordo, che sarebbe un accordo anzitutto per condurre insieme una grande battaglia politica. La parola tocca ai leader. Certo è che, per usare una locuzione ciampiana, il tempo si è fatto breve.


 



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