Non dispiaccia troppo all’amico Fausto Bertinotti, dovrò qui usurpare i nomi e le funzioni “radicale” e “nonviolenta” per i quali lo avete proprio ieri premiato come migliore uomo politico dell’anno. La storia nonviolenta di Danilo Dolci e Aldo Capitini sarebbe dunque risorta, mi chiedo, dopo mezzo secolo, a mo’ di pavone, e della bella ruota subito esibita?
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Se in questi ultimi anni ho dato il mio corpo -con sete e fame del giusto- al fantasma della legalità , perché tornasse ad essere vivo fra noi, rischiando la vita contro la morte del diritto e del diritto alla vita, per costringere il Parlamento della Repubblica a rispettare la Costituzione compiendo l’atto dovuto di eleggere due giudici della Corte Costituzionale, rendendole il suo plenum già sottrattole per due anni; se ho fatto altrettanto perché la Camera dei Deputati compisse la formale sua costituzione nella nuova legislatura, anziché continuare ad abbandonarla al mercato delle vacche partitocratico; e se ho cercato di rendere alla Costituzione e al Presidente della Repubblica il rispetto del potere di grazia, eroso dalla solita prassi costitutiva di un regime partitocratico (vicenda questa, ormai da concludere), è nel proseguirsi della storia RADICALE, della quale quest’anno celebriamo il cinquantenario, e di quella NONVIOLENTA, per la quale da vent’anni l’effigie “radicale” di Gandhi anima e difende il diritto alla vita, alla libertà e alla democrazia ovunque nel mondo siamo giunti ad essere presenti ed operanti.
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Se tutto questo lo si sa, non siamo invece riusciti a far sapere, da oltre cinque anni, da due mesi prima delle scorse elezioni regionali del 2000, che in Italia è stata da allora imposta e realizzata una trasformazione violenta e truffaldina della legalità costituzionale e del gioco democratico che, se confermata, impunita e blindata com’ha continuato a vivere da allora, sequestra il diritto di ogni cittadino all’elettorato passivo, per darlo in monopolio al potere partitocratico del monopartitismo imperfetto, che, sotto forma di un bipolarismo più o meno accentuato, continua dagli anni ’50 a dominare l’Italia e gli italiani.
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Noi denunciammo ciò, nel 2000, a tutte le Procure della Repubblica, a tutti gli editori e direttori delle diverse testate giornalistiche, per circa due mesi, scandendo il trascorrere dei giorni e chiedendo di interrompere la flagranza di quell’attentato ai diritti politici del cittadino che era in corso, distorceva tutto il processo formativo del momento elettorale, preparava uno scontro elettorale truccato e falsato, dove la formazione delle liste, la loro convalida, la raccolta e l’autenticazione delle firme costituivano una sola operazione truffaldina, tecnicamente criminale, praticata ormai come “normale”, “obbligata”, in qualche misura addirittura sostenibile come valida per “consensus” generale.
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Abbiamo documentato questa serie di eventi di carattere tecnicamente criminale che, a cominciare da quello ora evocato, ci sta portando alle prossime elezioni regionali. L’Osce, il Consiglio d’Europa, i Procuratori generali, tutta la stampa italiana sono in possesso dell’essenziale di quella documentazione.
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Certo, come negli anni Trenta, siamo oggi in poche centinaia ad individuare la gravità letale, per lo Stato di Diritto e una civile vita democratica, di una situazione e di una serie sistemica di eventi. Certo, allora quelle centinaia avevano tragicamente ragione e “tutti” avevano torto. Certo, oggi noi -invece- possiamo bene essere qualche centinaio di illusi-delusi, di paranoici, di frustrati, di perdenti e di vinti che cercano negli altri o nel “destino baro” la colpa dei propri limiti ed errori.
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Ma sta di fatto che, anche se così fosse, il Comitato di Radicali Italiani ha deliberato di invitare l’uno e l’altro polo, ed in primis il solo Polo dal quale pubblicamente fossero giunti segnali di un qualche interesse ad intese politico-elettorali con “i radicali” (scusa almeno loro, Fausto!), a impedire il ripetersi e il radicarsi della sciagurata vicenda iniziata nel 2000 e non ancora conclusa. In tal caso esplicitamente immaginando di fare di questo incontro l’avvio di un possibile comune progetto politico-elettorale.
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Ora ci chiediamo: Natale D’Amico farà primavera? Mentre dalla Casa delle Libertà , da Governatori a Ministri a dirigenti maggiori delle forze che la compongono si sono auspicati accordi politico-elettorali, dall’Unione per la Democrazia (o GAD o…) come un sol uomo finora era silenzio di stampo militare; essendo le lotte radicali quelle che sono. In Italia e nel mondo, con Emma Bonino, Luca Coscioni e tutti noi.
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Gentile Riformista, potremmo metterla così: interessa a qualcuno, da quelle parti, come dalle altre, conquistare legalità istituzionale e, ciò fatto, tentare di ospitare in tutta Italia, ora e dopo, liste radicali perché i cittadini possano, lì e non altrove, votarle, o no, politicamente, e non solo come voto di testimonianza morale?
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