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sab 05 lug. 2025
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Interessa a qualcuno dalle vostre parti ospitare, ora e dopo, liste radicali?
LETTERA. Da un erede di Danilo Dolci e Aldo Capitini.

Il centrodestra auspica accordi con noi, diteci se un D’Amico farà primavera.

• da Il Riformista del 21 gennaio 2005, pag. 2

di Marco Pannella

Non dispiaccia troppo all’amico Fausto Bertinotti, dovrò qui usurpare i nomi e le funzioni “radicale” e “nonviolenta” per i quali lo avete proprio ieri premiato come migliore uomo politico dell’anno. La storia nonviolenta di Danilo Dolci e Aldo Capitini sarebbe dunque risorta, mi chiedo, dopo mezzo secolo, a mo’ di pavone, e della bella ruota subito esibita?

 

Se in questi ultimi anni ho dato il mio corpo -con sete e fame del giusto- al fantasma della legalità, perché tornasse ad essere vivo fra noi, rischiando la vita contro la morte del diritto e del diritto alla vita, per costringere il Parlamento della Repubblica a rispettare la Costituzione compiendo l’atto dovuto di eleggere due giudici della Corte Costituzionale, rendendole il suo plenum già sottrattole per due anni; se ho fatto altrettanto perché la Camera dei Deputati compisse la formale sua costituzione nella nuova legislatura, anziché continuare ad abbandonarla al mercato delle vacche partitocratico; e se ho cercato di rendere alla Costituzione e al Presidente della Repubblica il rispetto del potere di grazia, eroso dalla solita prassi costitutiva di un regime partitocratico (vicenda questa, ormai da concludere), è nel proseguirsi della storia RADICALE, della quale quest’anno celebriamo il cinquantenario, e di quella NONVIOLENTA, per la quale da vent’anni l’effigie “radicale” di Gandhi anima e difende il diritto alla vita, alla libertà e alla democrazia ovunque nel mondo siamo giunti ad essere presenti ed operanti.

 

Se tutto questo lo si sa, non siamo invece riusciti a far sapere, da oltre cinque anni, da due mesi prima delle scorse elezioni regionali del 2000, che in Italia è stata da allora imposta e realizzata una trasformazione violenta e truffaldina della legalità costituzionale e del gioco democratico che, se confermata, impunita e blindata com’ha continuato a vivere da allora, sequestra il diritto di ogni cittadino all’elettorato passivo, per darlo in monopolio al potere partitocratico del monopartitismo imperfetto, che, sotto forma di un bipolarismo più o meno accentuato, continua dagli anni ’50 a dominare l’Italia e gli italiani.

 

Noi denunciammo ciò, nel 2000, a tutte le Procure della Repubblica, a tutti gli editori e direttori delle diverse testate giornalistiche, per circa due mesi, scandendo il trascorrere dei giorni e chiedendo di interrompere la flagranza di quell’attentato ai diritti politici del cittadino che era in corso, distorceva tutto il processo formativo del momento elettorale, preparava uno scontro elettorale truccato e falsato, dove la formazione delle liste, la loro convalida, la raccolta e l’autenticazione delle firme costituivano una sola operazione truffaldina, tecnicamente criminale, praticata ormai come “normale”, “obbligata”, in qualche misura addirittura sostenibile come valida per “consensus” generale.

 

Abbiamo documentato questa serie di eventi di carattere tecnicamente criminale che, a cominciare da quello ora evocato, ci sta portando alle prossime elezioni regionali. L’Osce, il Consiglio d’Europa, i Procuratori generali, tutta la stampa italiana sono in possesso dell’essenziale di quella documentazione.

 

Certo, come negli anni Trenta, siamo oggi in poche centinaia ad individuare la gravità letale, per lo Stato di Diritto e una civile vita democratica, di una situazione e di una serie sistemica di eventi. Certo, allora quelle centinaia avevano tragicamente ragione e “tutti” avevano torto. Certo, oggi noi -invece- possiamo bene essere qualche centinaio di illusi-delusi, di paranoici, di frustrati, di perdenti e di vinti che cercano negli altri o nel “destino baro” la colpa dei propri limiti ed errori.

 

Ma sta di fatto che, anche se così fosse, il Comitato di Radicali Italiani ha deliberato di invitare l’uno e l’altro polo, ed in primis il solo Polo dal quale pubblicamente fossero giunti segnali di un qualche interesse ad intese politico-elettorali con “i radicali” (scusa almeno loro, Fausto!), a impedire il ripetersi e il radicarsi della sciagurata vicenda iniziata nel 2000 e non ancora conclusa. In tal caso esplicitamente immaginando di fare di questo incontro l’avvio di un possibile comune progetto politico-elettorale.

 

Ora ci chiediamo: Natale D’Amico farà primavera? Mentre dalla Casa delle Libertà, da Governatori a Ministri a dirigenti maggiori delle forze che la compongono si sono auspicati accordi politico-elettorali, dall’Unione per la Democrazia (o GAD o…) come un sol uomo finora era silenzio di stampo militare; essendo le lotte radicali quelle che sono. In Italia e nel mondo, con Emma Bonino, Luca Coscioni e tutti noi.

 

Gentile Riformista, potremmo metterla così: interessa a qualcuno, da quelle parti, come dalle altre, conquistare legalità istituzionale e, ciò fatto, tentare di ospitare in tutta Italia, ora e dopo, liste radicali perché i cittadini possano, lì e non altrove, votarle, o no, politicamente, e non solo come voto di testimonianza morale?

 



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