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Bonino: "a Kobe un nulla di fatto"

• da l'Avanti! del 23 gennaio 2005, pag. 4

di Sonia Topazio

Si è conclusa venerdì la Conferenza mondiale sulla riduzione dei disastri nel mondo nella città di Kobe, che nel 1995 per il terremoto di Hanshin-Awaji fece contare 6400 vittime, 40000 feriti e 100 miliardi di dollari di danni. Nella città giapponese erano presenti 150 delegazioni rappresentate da pochissime autorità, Emma Bonino, coordinatrice del comitato dei garanti per gli aiuti alle popolazioni colpite dal maremoto ha così commentato l'evento: "L'appuntamento di Kobe si è risolto in un nulla di fatto ma era stato caricato di un'aspettativa che non poteva soddisfare, i paesi presenti non avevano la giusta preparazione che bisognava avere". In effetti non c'è stato un documento finale tale da potersi definire un 'piano d'azione' operativo per attuare nel decennio 2005-2015 un'efficace politica di prevenzione delle catastrofi sia naturali sia tecnologiche.

Fra i meno pessimisti il capo della delegazione italiana, il consigliere del ministro degli Esteri Mauro Massoni il quale, prima che la Conferenza terminasse, aveva affermato: "Non escludo che nelle ore finali del confronto si possa arrivare a qualcosa di più concreto. Ci sono state divergenze, ma anche consenso su temi fondamentali, come quello di rafforzare il ruolo delle agenzie delle Nazioni Unite in tutta questa materia". Il monitoraggio di maremoti e terremoti nel Sudest asiatico è stato il tema più discusso della conferenza: "Siamo tutti d'accordo che il sistema di monitoraggio debba essere costruito in analogia a quello già realizzato fin dal 1965 nell'Oceano Pacifico per iniziativa della commissione oceanografica dell'Unesco, e che il compito di coordinare la nuova impresa sia affidato a questa organizzazione", ha spiegato il direttore generale dell'Unesco Koichimo Matsuura. "Sulle tecnologie da adottare - ha continuato - sono stati presentati progetti molto diversi e non si è potuto, in questa sede, prendere una decisione".

Ma c'è chi dice che esiste un amaro confronto fra le soluzioni tecniche proposte da India, Indonesia e Germania, che potrebbe andare avanti per molto tempo. Tutto è stato rinviato a un tavolo tecnico che prenderà avvio il mese prossimo e che potrebbe andare avanti fino

all'estate. Insomma, l'operatività del sistema di allerta rapido non è detto che slitti di qualche anno, rispetto aI traguardo auspicato del 2007. Di fronte a queste divergenze ancora più utopistica, nel breve termine, appare la realizzazione di un sistema unico di monitoraggio e allarme su scala globale che riunisca in sè tutti i grandi rischi: alluvioni, terremoti, maremoti, eruzioni vulcaniche, emergenza Africa, disastri idrici.

Speriamo che i lavori successivi alla conferenza subiscano una sferzata di concretezza e praticità. 



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