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sab 07 set. 2024
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Si può usare la pillola abortiva
La diffusione del farmaco in Toscana è in pratica molto più vicina di quanto si immagini. Con la richiesta del medico la Asl può reperirla all’estero. Il dottore dovrà motivare perché non può trattare la paziente chirurgicamente.

• da La Repubblica del 23 gennaio 2005, pag. IV cronaca di Firenze

di Michele Bocci

 

LA PILLOLA abortiva ru486 può essere utilizzata in Toscana, basta che un medico faccia una richiesta motivata alla sua azienda sanitaria o ospedaliera perché la reperisca all’estero. Il farmaco su cui negli anni si sono accumulate grandi polemiche, ma che è stato introdotto in molti paesi europei, è assai più vicino alla diffusione nella nostra regione di quanto si potrebbe immaginare. E’ stata una lettera di Mauro Barni, autorevole presidente della commissione di bioetica della Toscana ad avviare un chiarimento , a sbloccare forse la situazione. “Caro Enrico – ha scritto il professore all’assessore alla salute Rossi – come ben sai, ormai da tempo sono convinto che l’uso della Ru486 debba essere consentito , offrendo alle donne un’alternativa  all’aborto chirurgico meno invasiva fisicamente e psicologicamente. La commissione di bioetica ha già dato parere favorevole all’utilizzo di questo farmaco, nel pieno rispetto dell’articolo 15 della legge 194. Mi chiedo quali ostacoli impediscano alla giunta di fare propria la proposta dei Radicali italiani”. Nulla che abbia a che vedere con la giunta, è in pratica la risposta di Rossi.

La palla è in mano ai medici. La Toscana ha approfondito da tempo il tema della pillola abortiva che, va specificato, non può sostituire tutte le interruzioni di gravidanza chirurgiche e che richiede almeno tre controlli in ospedale per le donne che la prendono. Non solo la commissione di bioetica ma anche il consiglio dei sanitari, organo tecnico, hanno dato il loro parere favorevole all’introduzione. Addirittura ci sono strutture che si sono già dette pronte ad utilizzarla, come la ginecologia di Careggi diretta da Gian Franco Scarselli. E allora cosa manca? Una richiesta diretta dei professionisti alle aziende. “Preso atto del parere che abbiamo chiesto alle commissioni – spiega Rossi – come giunta o consiglio non possiamo fare niente per introdurre un determinato trattamento. Abbiamo però risolto il problema del reperimento all’estero di farmaci che non si trovano in Italia. In una delibera di giunta del 2004 abbiamo infatti previsto, inserendoci su quanto già disposto da una legge nazionale, che se un medico ritiene di dover trattare il suo paziente con una medicina che si trova solo all’estero può fare richiesta alla sua Asl, che si occuperà di reperire e pagare il prodotto. E’ una delibera che prende in considerazione tutti i farmaci introvabili da noi e dunque potenzialmente anche la pillola abortiva della quale in Italia non esiste richiesta di autorizzazione al commercio da parte di industrie farmaceutiche. A questo punto è necessario che un medito toscano chieda alla sua Asl, spiegando il motivo per cui non puòtrattare la sua paziente chirurgicamente, di utilizzare la Ru486. Dopo l’ok della commissione etica aziendale, la procedura è pronta per l’ultimo passaggio”. Successivamente la Asl deve spedire anche una domanda all’agenzia nazionale del farmaco, Aifa,  di cui lo stesso Rossi fa parte. “Essendo favorevole all’utilizzo di questo medicinale ovviamente appoggerei la sua introduzione nell’azienda toscana che ne ha fatto richiesta. Non vedo quale ragione se non una volontà stupidamente punitiva verso la donna ci sia per proibire un intervento terapeutico che in certi casi può risultare meno invasivo, purché sottoposto a tutte le regole disposte dalla 194”, dice l’assessore.

Il presidente dell’ordine dei medici toscano Antonio Panti chiede però qualcosa di più. “La procedura che indica l’assessore è corretta – spiega – A suo tempo con il consiglio dei sanitari ci eravamo detti favorevoli all’ingresso nel nostro sistema della Ru486 dal punto di vista clinico. Si tratta, avevamo constatato, di una procedura serie e corretta utilizzata in molte parti del mondo. Sarebbe meglio però che quel parere professionale si trasformasse in un atto amministrativo. Per quanto riguarda il passaggio all’Aifa, ritengo che sia comunque giusto, visto che per introdurre l’interruzione di gravidanza farmacologia vanno fatte delle correzioni sulla scheda tecnica di una farmaco, già reperibile in Italia, che deve essere affiancato alla Ru486.



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