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Referendum fecondazione, ecco il voto di chi conosce la malattia
Concluso il congresso dell'associazione Luca Coscioni. Il racconto di Barbara, 30 anni, due trapianti a polmoni e cuore: «Ecco perché voterò si»

• da L'Unità del 24 gennaio 2005, pag. 10

di Luigina Venturelli

 
MILANO Luca Coscioni continuerà a combattere in prima fila per la libertà di ricerca e per il referendum contro la legge sulla fecondazione assistita. Il docente universitario paralizzato dalla sclerosi laterale amiotrofica è stato confermato presidente dell'Associazione che porta il suo nome. Al termine della tre giorni congressuale dell'ente, che si è svolta a Milano, Marco Cappato è stato confermato segretario e Maurizio Turco tesoriere. C'è la consapevolezza che quella della campagna referendaria non sarà una passeggiata. E molti comuni cittadini e gran parte delle istituzioni non hanno una grande comprensione nei confronti delle allucinanti condizioni in cui vivono i malati cronici e chi è vittima di patologie invalidanti. Mancano fondi, strutture, assistenza domiciliare, e non c'è consapevolezza di cosa voglia dire rimanere paralizzati. In una mozione approvata all'assemblea si denuncia anche «la condizione di sistematica illegalità delle istituzioni italiane e delle procedure democratiche, contro la quale è riuscita la straordinaria impresa della raccolta firme per l'abrogazione della legge sulla fecondazione assistita; tale situazione di negazione dello Stato di diritto e delle regole democratiche è di particolare gravità per l'appuntamento delle elezioni regionali e ha evidenti e immediate ripercussioni anche per quanto riguarda le condizioni di legalità della campagna referendaria. In più, c'è la folle retorica in materia da parte di buona parte della maggioranza e anche delle cariche istituzionali. L'altro giorno Berlusconi parlava della sicumera con cui alcuni politici affermano che l'embrione non è vita, poi è arrivato Marcello Pera a dire che «l'embrione non è muffa». “Pera fa mercimonio della presidenza del Senato”, ha detto ieri a Milano il leader radicale Marco Pannella. Aggiungendo: «Schierandosi su questioni che sono ancora oggetto di discussione dell'assemblea, Pera non mantiene la serenità necessaria allo svolgimento del proprio ruolo istituzionale».


Ma il congresso è anche l'occasione di rivelare storie che possono aiutare a spostare consensi sul referendum: con in mano la terribile foto dei suoi ex polmoni insanguinati e degenerati per una fibrosi cistica, una ragazza esile e coraggiosa ha spiegato le ragioni del suo sì convinto al referendum per la procreazione assistita e la libertà della ricerca sulle staminali. La trentenne Barbara di Monza ha finora subito due trapianti. Il primo di cuore e polmoni, nel '92; il secondo ancora ai polmoni nel '95. Assume una sessantina di pillole al giorno, si sottopone a cicli di chemioterapia e a estenuanti flebo di antibiotici. “Sono nella posizione di dover aspettare la morte di qualcuno per poter sperare di continuare a vivere”, ha detto Barbara. «Ma questo non è un atteggiamento cristiano, perchè la ricerca sulle cellule staminali embrionali e la libertà di ricerca possono consentire la rigenerazione dei tessuti».


Una battaglia sacrosanta, insomma.»Ma per vincere è prima necessario recuperare la legalità del confronto». In tempi difficili per la ricerca e l'informazione, Emma Bonino, intervenuta in apertura di congresso, non si nasconde le difficoltà che attendono la campagna referendaria contro la legge sulla fecondazione assistita: “Il proibizionismo è ormai usato come metodo di governo dei fenomeni sociali”. Così l'europarlamentare radicale è tornata a sottolineare gli scogli da abbattere per disinnescare l'odiosa normativa partorita dal centrodestra: pretendere una data opportuna per la consultazione, recuperare spezzoni di legalità nel mondo della comunicazione, spiegare che tra il no e l'astensione non c'è alcuna differenza. La fissazione della data è una scelta profondamente politica - ha spiegato - perchè il referendum ha bisogno di raggiungere il quorum. Una domenica di metà giugno, quando a fine anno scolastico oltre due milioni di famiglie vanno in vacanza, non sarebbe accettabile». Ci sono poi da organizzare gli spazi televisivi: “La fecondazione assistita e la libertà di ricerca scientifica sono materie complesse - ha continuato Emma Bonino – non di semplice comprensione come furono quelle del divorzio e dell'aborto. Eppure corriamo il rischio che la gente arrivi al referendum senza sapere con precisione di che si tratta, se i pochi spazi disponibili dovranno dividersi tra i comitati del sì, quelli nascenti del no e dell'astensionismo, ed i quindici o sedici partiti presenti in Italia”. Serve, insomma, un reale confronto sul tema: Ruini ha chiesto solo ora un dibattito sereno, colto dal dubbio della sconfitta, ma prima non si era mai preoccupato di una discussione su questi temi: mi pare un'ipocrisia. A noi non interessa che siano sereni, basta che i dibattiti ci siano.



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