Vi ricordate un film degli anni Cinquanta, precisamente del 1959, intitolato “Il moralista”? Il regista era Giorgio Bianchi e il protagonista un Alberto Sordi che, anche se non in forma migliore, riusciva, come al solito, a caratterizzare il suo personaggio in maniera esilarante mettendo in berlina l’ipocrisia del classico, becero,conformismo nazional-bacchettone. Non è male ricordarne in breve la trama. Un funzionario dell’Ufficio internazionale della moralità esercita in modo implacabile il ruolo di rigido difensore del cosiddetto “comune senso del pudore”.
Vieta qua, taglia là , proibisci qui, censura lì. Questa forsennata attività si protrae a lungo finché non si scopre che “l’integerrimo inquisitore” è in realtà a capo di una banda dedita al favoreggiamento della prostituzione. Sordi, affiancato da Vittorio De Sica, Franco Fabrizi, Maria Perschy, aveva buon gioco nel ridicolizzare, in piena Italia democristiana, una certa politica pronta ad ergersi a farisaica depositaria di una visione eticistica, anzi feticistica, della vita pubblica (e privata). Si sa che, purtroppo, il lupo, come recita l’adagio, perde il pelo ma non il vizio.
E, infatti, che dire dinanzi alla spavalderia dimostrata da alcuni politici che pretendono di indagare su presunte abitudini sessuali individuali emettendo sentenze a ruota libera? Non è forse vero che dietro il vittimismo dimostrato da certi esponenti che non perdono occasione di sbandierare, urbi et orbi, il proprio cattolicesimo ci sia, a ben vedere, il malcelato desiderio di condizionare tutto e tutti secondo quanto, in altri contesti geografici ma certamente con non minore enfasi, intendono fare integralisti di altre confessioni?
Ciò, sia chiaro, non ha nulla a che fare con quel sentimento inalienabile, presente nell’uomo, che viene definito come religioso.
Chi è davvero persuaso di una scelta interiore non l’ostenta e non vuole imporla con arroganza e sotterfugi. La vive, la cura, la alimenta come un fiore raro e prezioso ben sapendo che una scelta religiosa nasce da un’intima risposta al mistero e non da un’adesione ad un’ideologia.
Francesco Pullia