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Attenti, Grasso è nel mirino: sembra di rivivere il caso di Falcone

• da Corriere della Sera del 26 gennaio 2005, pag. 11

di Dino Martirano

ROMA — L'avvocato Piero Milio, ex parlamentare radicale, buon conoscitore del "palazzo dei veleni" di Palermo, difensore, tra gli altri, dell'ex capo centro Sisde Bruno Contrada e del prefetto Mario Mori, adesso dà un doppia lettura dell'intercettazione in cui si parla di un carico di tritolo per far saltare in aria il procuratore PietroGrasso: "O è una cosa terribilmente seria, e allora le forze di polizia si devono mobilitare subito, oppure qualcuno sta tentando di screditare Grasso che, come tutti sanno, è in corsa per la Procura nazionale antimafia. Un meccanismo che ricorda quel che successe a Giovanni Falcone nel 1990".

Perché proprio ora Cosa nostra avvertirebbe la necessità, di colpire il capo della Dda di Palermo?
"Perché ci sono scadenze, alcune già superate, che comunque si ripresenteranno ad agosto quando ci sarà il cambio della guardia alla Procura nazionale".


Il mandato del dottor Vigna, prorogato con decreto legge di sei mesi, scade il 1' agosto. E Grasso è nella rosa dei candidati per la successione. E' questo che vuol dire, avvocato Milio?
"Per usare un termine che a me non piace, qualcuno potrebbe voler delegittimare Grasso".

E se invece si trattasse veramente della preparazione di un attentato dinamitardo da parte di Cosa Nostra?
"Se siamo di fronte ad una matrice autenticamente mafiosa, allora bisogna che si allertino le forze di polizia per scongiurare un'altra stagione di sangue. Altrimenti questo potrebbe essere un messaggio che invogli Grasso a rinunciare, oppure che tende a squaliflcarlo".

Se fosse così, come si spiega a un non siciliano che l'opera di delegittimazione può partire anche con la minaccia di un attentato?
"Un giorno qualcuno potrebbe anche dire che il messaggio era fasullo e che Grasso se lo è inviato da solo. Ricordiamoci che anche di Giovanni Falcone si disse che la bomba alla villa dell' Addaura se l'era messa da solo e poi che aveva fatto venire dagli Usa il signor Totuccio Contorno per ammazzare a destra e a manca mentre lui, il giudice Falcone, faceva carriera. Poi si scopri che era tutt'altro".

Quindi, a suo avviso, questo genere di minacce possono nascondere una doppia lettura.
"Un doppio significato. O sono una cosa terribilmente seria, e allora dobbiamo tutti preoccuparci, oppure nascono sulla falsariga di quelle ricevute da Falcone".

A Palermo, Grasso ha cambiato uomini e metodi rispetto al passato.
"Da avvocato, confermo. Grasso sgobba con grande serietà e con spirito di servizio. E i suoi precedenti professionali lo confermano: è stato giudice a latere del primo maxi processo e ha scritto le motivazioni per ben 466 posizioni processuali. Sentenza che ha resistito nel tempo anche perché le indagini erano state fatte da Falcone, eseguite come il codice prevede e comanda".

Le polemiche interne alla procura hanno in qualche modo indebolito Grasso?
"Registro un dato di fatto. E' rimasto seriamente al suo posto senza fare la vittima o l'eroe, E' stato terzo in questa situazione che pure lo riguardava, visto che è stato accusato di aver affidato le inchieste delicate a persone con le quali ha un comune sentire e non ad altre. E io, per ora, non ho letto documenti di sostegno a Grasso mentre mi preoccupa la lettera che quasi 300 magistrati hanno sottoscritto per contestare la proroga di Vigna e per sostenere, pur senza nominarla, la candidatura di Gian Carlo Caselli per la Procura nazionale. Questa lettera mi preoccupa perché arriva da quegli ambienti che potrebbero influenzare la scelta del Csm".

Il governo, con il decreto che proroga Vigna, mira ad escludere Caselli dalla Procura nazionale. E' legittimo quel decreto che viene contestato dal Csm?
"E' coerente con l'ordinamento giudiziario rinviato alle Camere da Ciampi".

La mafia lo vuole uno come Grasso alla Procura nazionale?
"Se alla superprocura ci va un astronomo, Cosa Nostra è contenta. Non lo è se ci va Grasso, profondo conoscitore dei siciliani. Ricordiamoci quello che scrisse Falcone dei siciliani: 'Tante volte si dice una cosa ma si pensa esattamente il contrario".

 



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