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Interlocutore unico

• da Il Giornale del 26 gennaio 2005, pag. 1

di Marco Taradash

Caro direttore, a Marco Pannella è stato spesso rimproverato negli ultimi anni di voler fare tutto da solo a costo di non ottenere nulla, di crogiolarsi nel culto della purezza radicale fino a costringere il suo partito alla castità (e alla sterilità) elettorale, di non accettare insomma le regole del gioco imposte proprio dalla fine di quel sistema consociativo che Pannella aveva combattuto sulla prima linea. Quante volte non gli è stato chiesto di cambiare registro e di essere più concreto? E magari più generoso verso quella gran parte di elettorato e di ceto politico liberale che pure condivide molte delle battaglie radicali ma non può riconoscersi del tutto nella sua lettura, molto esigente, della politica italiana.


Ora succede una cosa strana. Da un paio di settimane Pannella va ripetendo le cose che tanti da anni si aspettavano da lui. Ma, sorpresa nella sorpresa, pare che nessuno, o quasi, le senta, almeno in Forza Italia. Lei mi dirà: capire Pannella fino in fondo non è mai facile. Figuriamoci se le do torto. "Chi mi ama mi segua" è uno slogan che è difficile applicare ai suoi discorsi: prima o poi è capitato a tutti, fra una parentesi quadra e una circonflessa, di perdersi per strada. Ma stavolta il suo messaggio è davvero chiaro che più chiaro non si può. Pannella riconosce di trovarsi in uno stato di necessità e che i radicali non hanno oggi alcuna possibilità di incidere sulla vita politica e civile del Paese se non stringono un accordo politico ed elettorale sin dalle prossime elezioni regionali e in vista delle politiche del 2006. Con chi? Ascoltiamo le parole letterali di Pannella: "Noi ci impegniamo a creare dall'immediato un rapporto politico-elettorale dall'oggi al 2006 con i poli, o, realisticamente, quello dei due poli, che accettasse di ospitare in tutte le regioni italiane delle liste radicali, per consentire a tutti gli elettori che lo ritengono di votarle, potendo in questo modo esprimere un voto politico, e non un voto di testimonianza morale e civile, così come accadrebbe presentandoci da soli".


Obiezione! griderà il procuratore della Repubblica dei Bipolari: "Qui casca l'asino, che senso ha rivolgersi a entrambi i poli?". Obiezione respinta. Per ragioni di metodo e di merito. Le prime le liquido subito: una forza politica di minoranza, finora esclusa o
autoesclusasi dal gioco politico bipolare, deve cercare, per ottime ragioni tattiche, di non indebolire quel tanto di forza di cui dispone. Per intenderci: mettiamo che i radicali valgano soltanto il minimo che viene loro attribuito negli svariati sondaggi, il 2 per cento. Rivolgendosi a entrambi i poli Pannella fa allora capire che la forza che "mette all'asta" vale il 4 per cento: il due che aggiunge a un polo e il due che sottrae all'altro. Se andiamo alla sostanza, però, non c'è dubbio, secondo me, su quello che è l'interlocutore reale di Pannella, Bonino & co. Questi ha un nome, Silvio Berlusconi, e un cognome, il Centrodestra. Per capire perché basta fare un esercizio di geometria politica facile facile: prendiamo alcuni dei campi su cui si esercita fondamentalmente la politica radicale e mettiamoli a confronto col programma della Casa delle libertà. Politica della giustizia, politica economica, politica internazionale: i campi dei radicali e del Centrodestra sono ampiamente sovrapponibili.
Certo, i radicali spesso criticano la maggioranza sulle riforme. Ma, a differenza e al contrario del Centrosinistra la criticano perché fa poco, non perché fa troppo! Questi dicono "delegittimate la magistratura", quelli:"non avete fatto la separazione delle carriere!". Questi: "Fate massacro sociale!", i radicali: "Troppe tasse, troppo Stato, troppe prebende" . Eccetera eccetera, per non parlare del sostegno alla coalizione di Bush e Blair in Irak. Ditemi se è poco.


Certo, c'è il campo delle libertà civili, della libertà di ricerca, degli embrioni e del proibizionismo sulla droga. Non c'è dubbio che qui radicali e Centrodestra divergono anche rudemente. Ma questo si può dire anche per un buon terzo dell'altro schieramento, leader (intendo Prodi...) incluso. E poi: non è forse vero che tantissimi elettori, e anche Grandi Elettori (basta leggere i giornali ad esso più vicini) del Centrodestra, hanno qualcosa di più che un dubbio sulle scelte della maggioranza su questi temi? In ogni caso Pannella è stato chiaro: non è su questo che si decide l'alleanza. Sulle questioni di coscienza ognun per sé e Dio per tutti. L'on.Giro non si preoccupi: se l'alleanza si farà, gli elettori più legati alla parola della Chiesa troveranno ragioni ancora più forti per votare l'area cattolica di Forza Italia che egli rappresenta. In realtà l'unica vera condizione che Pannella pone è di fibra, come dire, "ucraina": si deve impedire che, come accaduto in passato, qualcuno possa truccare impunemente le carte al momento della raccolta delle firme per la presentazione delle candidature. Ci deve essere certezza della legalità delle elezioni. "ça va sans dire", mi auguro sia la risposta del Centrodestra.


E allora, se le cose stanno così, se i radicali hanno finalmente deciso di fare (e immagino la fatica, e anche lo sforzo di umiltà) ciò che mille volte era stato da tanti (me incluso) invocato, perché tanta titubanza, tanta negligenza da parte, in particolare, del Presidente del Consiglio e di Forza Italia? L'alleanza coi radicali, forse ne converrà, non potrebbe che contribuire al perfezionamento della riforma liberale che è nelle speranze degli elettori del Centrodestra. Ma, al di là di questo, la maggioranza è così sicura di sé e dei suoi prossimi successi elettorali da poter declinare l'offerta senza neppure discuterla?



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