Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
ven 17 mag. 2024
  cerca in archivio   RASSEGNA STAMPA
Il dovere della ospitalità

• da L'Unità del 30 gennaio 2005, pag. 1

di Lanfranco Turci e Franco Grillini

Caro direttore,


Vannino Chiti ha chiesto ieri ai sottoscrittori dell'appello per un confronto e per un accordo elettorale tra il centrosinistra e i radicali che cosa intendano quando parlano di «ospitalità » dei radicali nel centrosinistra. Non c'è dubbio che l'interpretazione autentica l'ha fornita Pannella nell'intervista  pubblicata ieri da l'Unità.

A quel dibattito indiretto vorremmo far seguire un nostro commento, non certo con la pretesa di parlare a nome di tanti parlamentari che hanno sottoscritto l'appello da noi promosso, ma per tentare di far compiere un passo avanti al confronto. Sì, noi abbiamo preso quel termine dal suggerimento dei radicali poiché ci e sembrato quello più adatto a definire l'ipotesi minimale di un rapporto fra il centrosinistra e i radicali. In linea di principio le obiezioni di Chiti sono giuste. Discendono dalla normale grammatica politica che regola accordi e programmi. Ma sappiamo bene tutti che quella grammatica è piena di tante eccezioni da farne quasi la norma. Cosicché le costruzioni basate su quella grammatica contengono numerose clausole di salvaguardia e licenze particolari che rendono molto problematica quella coesione che Chiti invoca contro i rischi di ingovernabilità. Ciò non toglie che l'obiettivo della massima coesione programmatica sia giusto e condivisibile, tant'è che costituisce il tema del prossimo congresso dei Ds. Su questa esigenza siamo dunque d'accordo con Chiti. Ma c'è un ma: la specificità della formazione radicale e l'originalità della sua collocazione nella politica italiana. Dati con cui bisogna fare i conti se si ritiene opportuno non solo sviluppare un dialogo, ma anche cercare di cogliere le opportunità di accrescere i consensi attorno ai candidati presidenti del centrosinistra nelle prossime regionali.

 

Nel nostro appello non abbiamo nascosto critiche e riserve nei confronti dei radicali, quali la compresenza nella loro politica dell'impegno per i diritti civili e le libertà personali spinto a volte fino all'estremo e insieme un liberismo sul terreno economico che contrasta con quei diritti sociali che per noi sono invece cugini stretti dei diritti civili. Non ci sfugge neppure la fortissima impronta personalistica di Pannella nella gestione del partito, che ne rende a volte discontinua ed esposta a svolte improvvise la linea politica. Tuttavia i radicali sono qualcosa di più di uno dei tanti partitini che affollano la nostra scena politica. Sono stati più volte in questi decenni fattore di innovazione della vita politica italiana. Nel loro piccolo hanno promosso battaglie capaci di grande trascinamento nell'opinione pubblica con effetti duraturi sulla nostra vita civile. Abbiamo gestito insieme la prima fase della battaglia referendaria contro la legge 40 e dobbiamo ora con loro e tanti altri affrontare la seconda e decisiva fase che ci porterà al referendum. In queste condizioni domandiamo a Chiti e ai leader del centrosinistra si può escludere una intesa minimale? Quell'ospitalità che aprendo la porta al viandante per usare l'immagine di Pannella rende praticabile anche per lui la competizione politica così come si configura nell'attuale assetto bipolare? Peraltro quel viandante non viene del tutto a mani vuote, perché ci propone di lavorare insieme alla legalità. E Dio sa quanto ce ne bisogno nel nostro paese!

 

 Ma, quel che più conta, in una situazione di scontro politico aperto destinata a predeterminare lo scenario entro cui si volgeranno le cruciali elezioni politiche del 2006, quel viandante ci propone di raccogliere insieme voti per i presidenti regionali del centrosinistra. E' poco sicuramente in confronto alle premesse di Chiti. Ma non è certo affare di scarsa importanza, se, gestito nella chiarezza reciproca, può diventare un tassello, che alla fine potrebbe forse rivelarsi perfino quantitativamente determinante, sulla via verso la vittoria del centrosinistra e la sconfitta dell'attuale maggioranza nella prossima legislatura. Certamente se dopo questa prova si andrà più avanti, insieme appunto verso le elezioni politiche - come noi auspichiamo il discorso dovrà farsi più denso e la grammatica più stringente. Ma intanto perché non provare? E se vogliamo farlo, non buttiamola sul federalismo! Si affermi questa ospitalità in linea di principio, poi si rimetta alla concretezza delle situazioni territoriali la sua traduzione effettiva.


IN PRIMO PIANO







  stampa questa pagina invia questa pagina per mail