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Da Francesco passi avanti, la Gad ci teme
Emma Bonino: prevalgono le paure dei vertici. L’intesa caso per caso non ha senso.

• da Il Messaggero del 30 gennaio 2005, pag. 5

di Alberto Guarnieri

ROMA - Emma Bonino, ci spieghi  lei: dove andranno alla fine i radicali?
«Per le elezioni regionali abbiamo lanciato ai due poli una proposta di ospitalità la cui conseguenza è la presentazione di liste radicali a sostegno di tutti i candidati  presidenti dello schieramento interessato, e il conseguente impegno per le elezioni politiche dell'anno prossimo. Questa proposta deriva da una nostra analisi della situazione italiana: noi sosteniamo che oggi, il diritto democratico dì "concorrere democraticamente alla vita politica nazionale" non vale più per tutti, ma è un privilegio assicurato solo a chi vive all'interno del recinto dei due Poli. A partire da questo presupposto, abbiamo fatto la nostra proposta. Ecco, adesso mi piacerebbe ricevere una risposta chiara come la nostra domanda. Senza retropensieri, senza tatticismi, senza giri di parole, senza vie tortuose e incomprensibili. Evangelicamente, ci si dica, ovviamente a livello nazionale, : "Sì sì, no no". Il resto viene dopo.


Lei però è sempre stata ritenuta l'anima di sinistra dei radicali. E ha parlato con Rutelli di una vostra collocazione a fianco dell'opposizione. E' questa la sua scelta preferenziale?

La  conversazione con Francesco mi aveva incoraggiato. Ma ora, in ventiquattr'ore (anche lasciando da parte le dichiarazioni persino insultanti di Castagnetti o qualche altra volgarità sparsa e spersa), abbiamo avuto il veto di Chiti, la frenata di Fassino. Insomma, se qualcuno di loro si prende un raffreddore, sono tutti li al suo capezzale: chi gli porta l'aspirina, chi il termometro. Quando invece si offre una grande occasione, è tutta una gara per sciuparla. Non mi sembra molto lungimirante.


Come per il Polo prima, anche con l'Ulivo si parla di accordi regione per Regione. E' un modo di trattare possibile o per i radicali le condizioni sono: accordo globale o nulla.
Questa storia degli accordi "Caso per caso" non ha senso. Tra l'altro, oltre ad essere politicamente povera, sarebbe anche concretamente ingestibile: il nostro elettorato non è d'apparato (della serie: in quella regione c'è l"'ordine" di votare Tizio, nell'altra l’editto di votare Caio). O scatta una intesa complessiva, un movimento d'opinione, un fatto nuovo che sia comprensibile, che possa appassionare non solo i nostri, ma soprattutto tanti delusi, tanti astenuti, oppure è un'operazione astratta, sbagliata, controproducente per tutti.

Con Margherita e Ds è possibile un'intesa di programma? O si parla solo di seggi e poltrone?
Le cose sono più semplici di quello che sembrano. In due-tre giorni si sono mobilitati una settantina di parlamentari di centrosinistra, "L'Unità" di Colombo sembra attenta ed anzi perfino entusiasta; da tante parti, a livello di "base", ci giunge un incoraggiamento forte all'accordo. Il guaio sta in questa paura da parte dei vertici, in questo riflesso antico. C'è un vecchio pregiudizio che va spazzato via, che va superato di slancio. Poi, la cosa più esilarante  - devo dire - proprio perché in apparenza sembra di buon senso, è questa storia dell'intesa programmatica. Ma, dico io: se un programma non ce l'hanno neanche loro; se lo stesso Prodi (che mi pare abbia un comportamento molto serio su questo) ha appena lanciato la "fabbrica del programma", cioè un lungo percorso di ascolto, di elaborazione, come si fa a pretendere che ci si metta d'accordo con noi, nel merito, in un week-end? Non ha senso. Per questo, insisto. Niente scuse, nessun alibi: ci si dica "sì" o "no" alla richiesta di ospitalità.

Anche alle precedenti Regionali trattaste a lungo, allora col Polo. Così ora vi arrivano accuse di cercare solo visibilità alla vigilia delle elezioni.
Parlando del Polo, l'atteggiamento di Berlusconi sembra quello di Fassino e Chiti. Anche li, in tanti (da Gasparri a Storace a Bondi) hanno pienamente compreso il nostro ragionamento, e invece lui insiste a dire che bisogna trovare un'intesa "Regione per Regione", "caso per caso". La verità è che anche lui (spero che questa situazione si superi) è prigioniero di un riflesso di paura nei nostri confronti. E infatti  trova il tempo per tutto e per tutti, ma non per dare una risposta chiara, inequivoca, alla nostra domanda.


Avviciniamoci alla scelta: Prodi o Berlusconi, chi la rassicura di più in questo momento?
Mi rassicurano i loro elettori, la loro gente. Che ci conosce, si riconosce in noi, in tante delle nostre battaglie, non di rado premiate (sarà così pure con i referendum sulla fecondazione, nonostante gli scippi della Consulta) da consensi maggioritari. La verità è che la gente è molto più avanti dei cosiddetti "ceti dirigenti". Comunque, fino all'ultimo le tenteremo tutte: e mi auguro che da Berlusconi e dalla Gad venga un filo di ragionevolezza. Sarebbe un segnale importante: e – io dico con umiltà ma anche a testa alta - sarebbe un segnale importante soprattutto per loro. Dimostrerebbero di essere pronti a crescere, a trasformarsi, a compiere un passo nella direzione liberale.



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