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Radicali, prove di accordo con la Gad
Capezzone a Prodi: «Occasione storica». Mastella, nuovo «no»

• da La Stampa del 1 febbraio 2005, pag. 11

Incontro con la Bresso in Piemonte. Anche la Cdl ci riprova. Ronconi (Udc): "si a intese locali"

Coi radicali, meglio sarebbe un accordo complessivo", dice Umberto Ranieri. Contrordine, "verifichiamo la convergenza, ma adesso in calendario ci sono le regionali". Fa D'Alema. Ma quale convergenza, "si vede, che non abbiamo niente in comune", nota Rosi Bindi. Giusto, "nessun accordo politico è possibile" chiosa Mastella. Mentre Bertinotti, invece, darebbe subito corso al riavvicinamento. Scene quotidiane, anche quelle di ieri, di una cordiale intesa tra la Gad e i pannelliani. I quali, dal canto loro, non facilitano troppo le cose, mantenendo le porte aperte anche al centrodestra, come se la loro offerta si potesse riassumere così: abbiamo deciso di scendere in campo, tra questo e quello schieramento "andremo con chi ci darà ospitalità".


Il guaio, e per questo anche la giornata di ieri ha segnato il passo, e che i radicali, i cui temi politici tradizionali sono trasversali ad entrambi gli schieramenti, hanno in questo punto di forza la loro maggior debolezza. Oltre al fatto, naturalmente, che si sa che quando fanno propria una battaglia, poi pretendono di percorrerla fino in fondo, eccome se lo pretendono. Sullo sfondo, come scoglio ulteriore, il referendum alle porte sulla procreazione assistita: sia nel centrodestra, sia nel centrosinistra, quelli che la pensano "alla Pannella" non sono pochi, ma sono parecchi anche a pensarla al contrario. Peraltro, come segnala D'Alema, il primo appuntamento ora in agenda è rappresentato dalle regionali, e tutti vorrebbero la ricca dote che, nelle regioni del Nord ma anche nel Lazio, i radicali si portano appresso.


Si spiega così una lunga riunione che i locali plenipotenziari di Pannella hanno avuto in Piemonte con la candidata del centrosinistra Mercedes Bresso. Andasse in porto quell'accordo locale, si potrebbe poi passare alla scala nazionale. Come sì augura Fausto Bertinotti, ma anche Franco Marini ex segretario dei Popolari auspicava ieri in un’intervista al Messaggero un'intesa regione per regione, ma avviando un dialogo politico positivo e generale, anche con l'occhio al 2006, ricordando che il confronto coi radicali e difficile, ma non più di quello che è già in corso nella nostra coalizione. Un'intervista che è stata letta con attenzione a via di Torre Argentina, tanto che la conclusione del pragmatico ragionamento di Marini che proponeva di togliere la pratica al segretario di partito, per trasferirla nelle mani di Prodi in persona, è stata poi ieri ripresa e rilanciata da Marco Cappato e Daniele Capezzone con un'invocazione: "Non perdiamo un'occasione storica". Ma un ragionare pragmatico, quello di Marini, che ha allertato anche il centrodestra. Con Ronconi dell'Udc, non propriamente un folliniano, che proclamava "porte aperte> ai pannelliani, e il finiano Domenico Nania che proponeva al centrodestra di insistere nel ricercare un accordo coi radicali. Ma la Gad, esattamente come il Polo, diffida delle profferte di Pannella. Lo spiega bene il ragionamento di Massimo D'Alema. "Vorrei capire meglio il concetto di ospitalità ci cui ha parlato Pannella" dice il presidente della Quercia. Nessuna pregiudiziale, coi radicali abbiamo fatto tante battaglie insieme in passato, ma adesso "credo sia giusto verificare se c'è una convergenza di intenti, perché noi ci presentiamo ai cittadini con alleanze che devono essere in grado di governare cinque anni. E certo hanno pesato, in questi anni, molte delle campagne partite da via di Torre Argentina, e soprattutto quelle che miravano a limare i poteri del sindacato, la campagna a favore dell'abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, il liberalismo ai limiti del liberismo, il credito inizialmente dato a Berlusconi, fino all'accordo Berlusconi Pannella del '94... Insomma il centrosinistra non si fida, e il centrodestra non sta meglio. Ma tutti vorrebbero quel tanto di più, fosse solo il 2,5%, che fa la differenza. Alle regionali, come alle politiche.

 




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