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Bioossessioni
Rosetta Stella è contro la legge 40 ma da femminista non sopporta il dominio del desiderio sul corpo.

• da Il Foglio del 1 febbraio 2005, pag. 1

Roma. “C’è l’ossessione di affermare un controllo totale sul corpo, l’appropriazione un po’ indebita di tutto ciò che fa materia, fino a cercare di dirigerne coi fili la nascita e addirittura di impedirne la morte, alla quale non è più nemmeno concepibile pensare di potersi sottomettere”.

 

A Rosetta Stella, femminista e studiosa del pensiero della differenza sessuale incrociato alle forme di spiritualità cristiana, la legge 40 sulla fecondazione assistita non piace per niente: la considera “un’ingerenza dello Stato nelle responsabilità etiche e morali degli individui”, eppure teme quest’assuefazione diffusa all’idea del “dominio sul corpo, e sul desiderio”. “Il corpo è ottuso a questi meccanismi, ha una sua signoria e resiste, anzi si ribella e tradisce anche il desiderio di maternità laddove lo si vuole governare nel tempo, nello spazio, nelle condizioni, nel codice genetico, nella salute del figlio e del figlio del figlio”. Le tecniche di fecondazione assistita, se liberate da divieti e limiti, potrebbero invece aiutare a realizzare questo desiderio, potrebbero farlo diventare un diritto al figlio sano. “Così non sappiamo più dove sta la natura, a furia di manipolarla e di coprirla di maschere: la femmina insegue senza freni il godimento della madre, il maschio cerca la garanzia della discendenza a ogni costo, e intanto non si sa più dove sia andato a infognarsi il rapporto d’amore fra gli uomini e le donne, privato in ultimo anche del contatto sessuale, perché si fanno i figli extra corpo e non ci si tocca nemmeno più”. “Ci si affida al medico – dice Rosetta Stella – come a un deus ex machina attraverso il quale le donne credono di affermare la libertà femminile e invece la perdono tutta: il corpo viene spappolato e manipolato in un viaggio all’inferno doloroso e umiliante e la procreazione resta senza mistero, è questa la perversione della medicina del desiderio”. La Stella, che pure ha firmato per abrogare la legge 40, che ha scritto sul Manifesto in favore della libertà di fecondazione eterologa e dice “bisogna dare credito al desiderio di maternità, e soccorrerlo”, preferirebbe “una società che non favorisse la corsa senza freni alla maternità e alla manipolazione dei corpi e delle vite”, e avanza dubbi sull’utilizzo delle staminali embrionali nella ricerca scientifica. “Certo che sono vite umane – dice – non è vita arborea, né vita di lucertola, e le donne lo sanno”. Molte studiose, molte femministe l’hanno anche detto, e scritto, ne hanno discusso per anni, poi si sono zittite o nascoste dietro gli slogan contro una legge liberticida, “contro la salute della donne”. “Perché la legge illumina una parte soltanto della realtà e uccide il resto, così si arriva ad aberrazioni come accadde per il referendum sull’aborto: divenne, in modo inaccettabile, uno slogan, un diritto da sbandierare, e lo stesso succede adesso con la maternità, che non può certo diventare un diritto, e allora servirebbe, sinceramente, un po’ più di rispetto”. Quando scatta il “punto di pazienza” Secondo Rosetta Stella in un ambito così complesso come quello della procreazione e della manipolazione degli embrioni “le zone d’ombra diventano tali che non resta altro se non affidarsi al buon senso e lasciare al singolo la scelta morale, dobbiamo limitarci a dare credito alle buone intenzioni, al buon desiderio di maternità: possiamo soccorrere le donne che vogliono diventare madri e soccorrere le donne che invece non desiderano mettere al mondo quel figlio, però bisogna farlo tenendo sempre ben presente che in entrambi i casi si tratta di una sfida, di un problema di iperpotenza a cui il corpo, ottusamente e inevitabilmente si ribella”. Come nell’accanimento terapeutico e come nella ricerca di una cura per ogni malattia, dice. “Non si accetta più che ci si possa ammalare, che si possa anche morire, si vuole controllare il corpo completamente, e allo stesso tempo usarlo per ogni battaglia”. Nel caso di Luca Coscioni, radicale affetto da sclerosi laterale amiotrofica e divenuto vessillo della libertà di ricerca sulle cellule staminali embrionali, secondo la Stella “è in atto una pratica un po’ oscena davanti alla quale arretro e sospendo il giudizio, certo però il corpo viene usato come arma di ricatto: sacrifichiamo quelle vite, gli embrioni, per salvare le nostre, racconta quel corpo. Si tratta di scegliere, ma non può essere lo Stato a farlo per noi, perché si perderebbe il senso della civiltà nel considerare una società formata da minus habens incapaci di assumersi responsabilità etiche”. Secondo Rosetta Stella si tratta di capire quando deve scattare “il punto di pazienza”, il momento davanti al quale fermarsi, e accettare il limite, la malattia e infine la morte. “Poco tempo fa è morta una bambina di pochi mesi, ha commosso tutti per il numero di trapianti d’organi a cui è stata sottoposta nel tentativo di salvarla: ma mi chiedo, di lei cosa restava, se non l’ostinazione di chi la voleva per forza in vita?”.



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