Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
ven 17 mag. 2024
  cerca in archivio   RASSEGNA STAMPA
Bioillusioni

• da Il Foglio del 1 febbraio 2005, pag. 1

 

Roma. Disinformazione, faciloneria, semina a man bassa di speranze remote spacciate per realtà a portata di mano. Tutto fa brodo, pur di sostenere che le cellule staminali embrionali umane non hanno alternative come oggetto di ricerca e come fonte di future terapie. Può bastare un titolo: “Usa, da cellule staminali di embrioni umani la via per curare la paralisi”, titolava ieri il Corriere della Sera, e spiegava che alcuni ricercatori dell’Università del Wisconsin “hanno identificato l’anello mancante per ridare speranza a tutte quelle persone che a causa di un incidente (lesioni spinali) o di una malattia neurodegenerativa perdono il movimento, perdono la connessione nervosa (i neuroni motori spinali) tra livelli centrali e muscoli vari”. Tutto questo, grazie alle cellule staminali embrionali, of course, e peccato che Christopher Reeve non ci sia più per poter sperare di guarire. Non è solo scettico, è addirittura arrabbiato per come quella notizia è stata presentata, il professor Angelo Luigi Vescovi, co-direttore dell’Istituto per la ricerca sulle cellule staminali Dibit dell’ospedale San Raffaele di Milano, intervenuto proprio ieri al convegno “Procreazione assistita. Problemi e prospettive”, all’Accademia dei Lincei. Vescovi dice al Foglio che “siamo alle solite. In un campo così delicato, e con tante persone appese anche alla minima speranza, si fanno titoli a sensazione. E so già che in tanti telefoneranno al nostro istituto per sapere se è vero, se veramente possono sperare di tornare a camminare grazie alle staminali embrionali”. Non è così. Quel titolo del Corriere è fuorviante, secondo lui, “per molti motivi, di merito e di metodo. Il più importante e decisivo è che non sono affatto i motoneuroni, di cui parla l’articolo, le cellule che vengono distrutte nelle lesioni del midollo spinale, ma vari e numerosi altri tipi di cellule che discendono dalle parti superiori del cervello. La paralisi è provocata dal danneggiamento di queste cellule, e per riparare la lesione spinale è di queste cellule e delle loro connessioni che dobbiamo occuparci: sono queste che dobbiamo provare a rigenerare, non i motoneuroni. I quali, invece, sono cellule molto più periferiche, e forse le meno rilevanti, se non addirittura del tutto irrilevanti, in quel tipo di lesioni. In breve: non sono i motoneuroni i responsabili della paralisi. Già solo questo rende abbastanza assurdo quel titolo”. Trionfalismi senza senso a leggere (molto) tra le righe la nota del Corriere, si scopre che gli autori della ricerca, dal canto loro, correttamente affermano qualcosa di assai meno trionfalistico. Dicono, cioè, che “c’è ancora molta strada da fare, ma nel frattempo i motoneuroni ottenuti potrebbero essere utilizzati per testare farmaci contro le stesse cause che li danneggiano”. Va benissimo, “ma un conto è testare farmaci, un conto è spacciare quel risultato come via per curare la paralisi”, che, ripete Vescovi, con i motoneuroni non c’entra.

 

E lamenta il fatto che “ancora una volta quella delle staminali embrionali umane venga presentata come una strada obbligata, mentre nulla, fino a oggi, conferma questo assunto. E’ vero proprio il contrario. Le staminali embrionali sono state scoperte nel 1970 e ancora non hanno prodotto nulla di utilizzabile dal punto di vista terapeutico. Le staminali somatiche le hanno scoperte nel 1992, e si moltiplicano di anno in anno le loro applicazioni terapeutiche e le informazioni ottenute dalla ricerca che le riguarda. Una delle partite più importanti che si stanno giocando in questo campo riguarda le malattie neurodegenerative, ma anche in questo caso le staminali embrionali non garantiscono (ripeto: fino a oggi) nemmeno lontanamente

i risultati di ricerca (visto che di terapie non si può ancora parlare) di cui hanno dato prova le staminali adulte, in particolare le staminali cerebrali prelevate da aborti spontanei”. Vescovi ricorda una buona notizia di pochi giorni fa. Un gruppo guidato da una giovane ricercatrice italiana che lavora negli Stati Uniti, Paola Arlotta, ha identificato, partendo da staminali somatiche di topo, alcuni dei geni che controllano il processo di sviluppo di uno dei due neuroni responsabili della sclerosi laterale amiotrofica. Della ricerca ha dato conto ampiamente il Sole 24 Ore del 21 gennaio scorso, che scriveva: “In futuro, i geni identificati in questo studio potrebbero essere utili per istruire una cellula staminale affinché diventi uno specifico tipo

di neurone, tra i numerosissimi che costituiscono il sistema nervoso centrale”. Un risultato importante, sia secondo Vescovi sia a giudizio di Raffaele Goretti, presidente della Federazione associazioni italiane paraplegici (Faip), che terrà a Verona, dal 10 al 12 marzo, il suo prossimo convegno. Goretti dice al Foglio che “dobbiamo sempre più abituarci a distinguere tra false speranze e seria ricerca. Non sempre è facile. E chiamare in causa Christopher Reeve a proposito della ricerca del Winsconsin non è appropriato, e non abbiamo bisogno di confusione”.



IN PRIMO PIANO







  stampa questa pagina invia questa pagina per mail