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Partito radicale e sinistra intese difficili dal Pci ai Ds
La condizione di Angius: si impegnino sul nostro programma; Togliatti a Pannella: preferiamo i cattolici. E Capezzone ritenta.

• da Corriere della Sera del 2 febbraio 2005, pag. 13

di Maria Latella

ROMA Corsi e ricorsi? Di piu. Già nel 1959 Marco Pannella spiegava, letteralmente
spiegava, a Palmiro Togliatti che il Pci avrebbe dovuto allearsi con i radicali, guardare ai laburisti inglesi e alla socialdemocrazia tedesca. Il Migliore gli rispose che a lui interessavano «i cattolici organizzati», la Dc insomma. Quarantacinque anni dopo, Pannella ci riprova, chiedendo per le prossime Regionali «ospitalità» alla sinistra mentre il segretario dei radicali, Daniele Capezzone, scrive all'Unità una lettera che è stata titolata Occasioni importanti  e occasioni perdute. In essa ripercorre le tante «fasi difficili» nelle relazioni tra radicali e sinistra italiana, «non è stato certo un caso se, da Elio Vittorini a Pier Paolo Pasolini a Leonardo Sciascia, tante biografie siano state segnate dal rapporto con li Pci e poi da quello con i radicali», per poi accennare allo scambio di opinioni che nel '59 interessò un giovane Marco Pannella e un Togliatti già intoccabile icona. Il carteggio del '59 cominciò sul Paese Sera diretto da Mario Meloni, più noto come Fortebraccio.

 

 Marco Pannella esordiva così: «Per edificare in Italia uno Stato democratico e moderno è necessaria  una nuova maggioranza» esordisce. Più avanti, per nulla intimidito dalla giovane età, arriva a far la lezione a Togliatti: «Cessate di proporre mirabolanti politiche che nemmeno da soli potreste attuare... Rivolgetevi come interlocutori ai laburisti inglesi e alla socialdemocrazia tedesca, non agli sparuti gruppi comunisti belgi, olandesi, scandinavi che non rappresentano nessuna reale posizione democratica . Le reazioni, com’ e noto, non furono granchè incoraggianti per Pannella. Togliatti gli rispose, sempre su Paese Sera: "Non accettiamo queste polemiche sulla politica del Pci”, chiarendo poi che a lui interessava il dialogo con l'altro grande partito d'Italia, quello dei «cattolici organizzati». A Pannella, comunque, andò male anche sul fronte interno, quello dei radicali fieramente anticomunisti (almeno allora) e raccolti attorno al Mondo di Pannunzio.

 

 In un anonimo articolo dell'aprile del '59, titolato L'alleanza dei cretini, fu spiegato a Pannella che il suo era stato un intervento inutile. «Non si capisce perchè i democratici dovrebbero dar peso alle tesi di un radicale che ripete per caso su un giornale comunista le tesi che il Pci cerca di diffondere da anni». Fu allora che Marco Pannella, momentaneamente disgustato dalla politica italiana, se ne andò a Parigi, a fare il giornalista per Il Giorno. A distanza di quasi cinquant'anni, il segretario del partito radicale, Daniele Capezzone, legge in quel carteggio Togliatti-Pannella, e nelle polemiche che ne seguirono, «l'annoso confronto italiano tra una realtà della sinistra tradizionale e quella di una sinistra riformatrice».Confronto difficile, «basta pensare a come il Pci liquidava l'impegno per certi terni come 'battaglie piccole borghesi”. Fino all'ultimo, ed eravamo già nel '73, la senatrice comunista Tullia Carrettoni cerco di impedire il referendum sul divorzio. Temeva che mettesse in discussione il disegno politico del compromesso storico». Sono sempre gli stessi dubbi a raggelare anche oggi un accordo elettorale tra centrosinistra e radicali? «In questo momento sono d'accordo con due persone  risponde Capezzone. Con Sofri, che sul Foglio scrive: l'accordo tra sinistra e radicali è giusto e proprio per questo non si farà, e con Gavino Angius, il quale ammette: "Ho paura che pesino vecchi pregiudizi". A dir la verità, il capogruppo dei senatori Ds di paure ne ha pure qualche altra. Ha ben presente, dice, che l'«ospitalità» per le Regionali i radicali l'hanno chiesta anche alla Cdl. Ed è vero che oggi Capezzone ammette «dal lato destro della politica italiana abbiamo ricevuto solo silenzio glaciale. Se Berlusconi ha cambiato idea, lo dica: le televisioni non gli mancano», ma la cosa non tranquillizza Angius. «Io sono tra i sostenitori dell'intesa tra centrosinistra  radicali, ma devono prendere un impegno, scegliere un progetto che è assai diverso da quello di Berlusconi. Va bene la politica dei due forni, ma il nostro forno non fa il pane come quello della Cdl».



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