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I Radicali senza casa e le regole dell'ospitalità

• da La Repubblica del 2 febbraio 2005, pag. 1

di Francesco Merlo

Si sa che i radicali di Pannella, di Bonino e ormai va detto - anche di Daniele Capezzoine, sono spesso insolenti coli la sinistra, soffrono di febbre lessicale, sia pure dentro una grammatica etica comune. Ed è vero che i radicali chiedono ospitalità ad entrambi i poli, con la grande presunzione che solo loro, i nomadi senza casa, apolidi postmoderni e sradicati, siano capaci di arrestare il processo di incancrenimento e di cecità della politica autoreferemiziale dei piccoli interessi.
 
FONDATA o falsa che sia questa superbia, che a volte si fa saccenteria irritante, i radicali chiedono ospitalita "perché in Italia il diritto costituzionale a concorrere democraticamente alla vita politica nazionale non vale più per tutti, ma è un privilegio assicurato solo a chi vive all'interno del recinto dei due poli". E’ difficile dire cosa sia l'ospitalità, se sia virtù adatta a una vita radicale, naturaliter  smodata e incontenibile, se sia possibile infilare le sue radici dentro un vaso da balcone, se non significherebbe con lo sradicalizzare il radicale ospitato, o piuttosto con il radicalizzare il quieto ospitatore, magari già al terzo giorno, quello famoso in cui certi ospiti cominciano a puzzare come il pesce guasto. Nel mare, che è il luogo dell'apertura totale, capita che il Cryptocentrus radicale, pesciolino dalla vista acutissima ma per sua natura nomade "transnazionale", si installi nella tana del gamberetto Alpheus che, quasi cieco, è un instancabile costruttore di comodi castelli sotto la sabbia. Della generosità del gamberetto si può certamente dire che, pur ferita e limitata dalla cecità, e intelligente. Il cryptocentrus infatti usa la sua potente capacità visiva per avvistare a distanza di sicurezza i predatori. Il gamberetto e ingegnere castellano mentre il cryptocentrus è faro e sentinella, l'uno per l'altro.

 

Non sappiamo se la metafora marinara piacerà a Romano Prodi e a Marco Pannella, ma l'ospitalità che i radicali chiedono al centrosinistra è proprio quella che il gamberetto offre al cryptocentrus, pesci diversissimi e persino conflittuali fuori dalla tana, come vuole il campo semantico che maternamente comprende in se la coppia gemella di hospes e di hostis, ospite e nemico. A noi pare già un bene che la politica italiana, e soprattutto il centrosinistra, stia discutendo di ospitalità, che è concetto di civiltà greca, e la disponibilità ad accogliere gli estranei presso di sé o nella propria casa, ma è anche idea geopolitica modernissima e di sinistra, e lo straniero di Camus ed è il titolo (Del'Hospitalitè) del libro con il quale l'ebreo franco algerino Jacques Derrida si congedò dal mondo. Per l'ultimo grande filosofo di sinistra che la Francia ha dato all'umanità, nell’ospitalità si dispiega e si consuma infatti tutta la differenza tra sè e l'altro. L'ospitalità esige che io apra la mia dimora e che la offra non soltanto allo straniero provvisto di un cognome, di uno statuto sociale di straniero, ma all'altro assoluto, sconosciuto, anonimo, e che gli dia luogo, che lo lasci venire, che lo lasci arrivare e aver luogo nel luogo che gli offro, senza chiedergli ne reciprocità (l'entrata in un patto) e neppure il suo nome". Che virtù sarebbe se non fosse un dono al nemico, se non trasformasse il nemico in amico? I radicali chiedono dunque ospitalità offrendosi come "una grande occasione" sia per il centrodestra sia per il centrosinistra: Andiamo con quel Polo che abbia ritenuto  giusto e opportuno di consentire agli italiani di decidere se votare o meno i radicali. In questa ambiguità dichiarata non ci sono ne doppiezza ne furbizia. Davvero questi matti furiosi pensano di essere come il famoso sorriso ambiguo della Gioconda, il sorriso di chi la sa lunga sulla limitatezza della destra e della sinistra. E dunque offrono se stessi come cobaltoterapia per la politica malata, come un veleno riparatore da iniettare nelle vene dei partiti, alla destra portando la filosofia dei diritti individuali e alla sinistra la filosofia dei diritti tiranni: Se si realizza l'ospitalità si creano dinamiche di entusiasmo e di scoperta di se. Ebbene, con la destra i radicali ci hanno già provato nel '94 ed e finita male: Berlusconi ci disprezza e non ci comprerà, ha ripetuto  ieri Pannella. Ma con la sinistra la partita e nuova ed è in corso. D'Alema ha detto che vuole "approfondire il suggestivo concetto di ospitalità", Castagnetti, Rosi Bindi, Enrico Letta e Mastella temono alleanze blasfeme sulla bioetica religiosa, Marini e Rutelli vorrebbero sperimentare i veleni della contaminazione. A sinistra c’è un asse di filoradicali che riunisce i riformisti a Rifondazione: Angius, Turci, Ranieri..., e poi Grillini, D'Amico sino a Bertinotti. Insomma l'ospitalità è diventata una tensione, forte e vera, alimentata dallo sguardo benevolo dell'Unita di Furio Colombo che ha pubblicato lettere, editoriali e un appello di 11O parlamentari di centrosinistra favorevoli all'ospitalità senza se e senza ma. Toccherà a Prodi e a Fassino decidere se il pesciolino deve entrare nella casa del gamberetto.


Di sicuro l'ospitalità è sempre un rischio perchè è un atto che travalica e trascende, rompe schemi e convenzioni, sconvolge ritmi e abitudini, ti costringe a convivere con il diverso, ti sottopone a prove e a sfide.  E non è certo un’operazione da ricezione alberghiera. Infatti i radicali respingono con sdegno l'idea dell'ospitalità parziale, "caso per caso", solo nelle regioni dove il vantaggio elettorale per il centrosinistra sia evidente e sicuro. L'ospitalità non è riducibile al calcolo dei sondaggi Swg che prevedono come determinanti i voti radicali in almeno cinque regioni, Piemonte in testa. L'ospitalità è contaminazione ed è meticciato, èun valore di sinistra che implica da parte radicale un profondo vincolo di amicizia e di rispetto. Ospitalità non è risparmiare la vostra borsa e logorare la nostra, sembra dire ai radicali il Manzoni, che poi racconta come “Agnese e Perpetua, per non mangiare il pane a ufo, avevan voluto esser impiegate né servizi che richiedeva una così grande ospitalità”. L'idea che la sinistra possa avvelenarsi della radicalità di Pannella e Bonino e che i radicali possano avvelenarsi di sinistra e di sicuro interesse perché l'ospitalità, al di la dei vantaggi elettorali, e, dopo la tolleranza e la curiosità, l'ultimo valore al quale, per dirla con Derrida, "deve consegnarsi l'Occidente". Noti si tratta certo di trasformare in radicali i Ds e la Margherita, o viceversa. Ma, per esempio, la nettezza filoisraeliana può ridurre la schizofrenia della sinistra del diario di Anna Frank che strizza l'occhio alla truculenza del terrorismo di Hamas. E Luca Coscioni può insegnare a Rosi Bindi che Dio non impedisce ai malati la ricerca e l'illusione di star bene in  questo mondo, perchè la pietà, non più devozione paralizzante, scenda dai simboli della croce e si faccia conoscenza di Dio attraverso il dominio delle sue creature. E ancora la sinistra può imparare dai radicali che la solidarietà non è solo la civiltà dei cori e che persino l'opposizione al sindacato come chiesa può aiutarci a costruire una nuova politica dei diritti e delle libertà. I radicali, che sono sempre stati anticomtinisti, possono accelerare e legittimare i processi alla Veltroni in modo che la sua coerenza anticomunista, proprio ieri dichiarata in una bella intervista al Giornale, non sia classificabile come un disturbo della memoria. I radicali possono essere l'ultimo strappo per portare la sinistra definitivamente fuori dall'universo ottocentesco comunitario e verso l'universo libertario, a interloquire con i libertari transamericani, che sono una miscela composita di destra saggiamente coltivata a sinistra. Certo, è vero che i radicali si sentono come il poeta maledetto che voleva intossicare le anime per dare loro un’anima; è vero che vogliono distruggere i partiti considerati come il male del paese; è vero che sono convinti che i due poli non hanno tensioni reali, vitali e umane, ma sono pedine del "regime", del potere come astrazione, e che solo loro sono invece i portatori di una politica che parla al corpo e col corpo, la politica dei bisogni reali, dei disagi anche psichici, dei seminatori di dubbio, dei "cattivi" e degli eretici, di quel veleno che è il veleno della libertà, della critica, delle incertezze e delle sfarinature.


Ieri Daniele Capezzone ha ricordato sull'Unita che Elio Vittorini, Pierpaolo Pasolini e Leonardo Sciascia, tre grandi maestri della sinistra italiana, sono morti radicali, nemici delle "magnifiche sorti e progressive". I radicali vorrebbero resuscitare quel loro impegno, le discussioni estenuanti, i professori e gli studenti che saltano le ore di insegnamento per la politica, le piazze trasformate in agora, la passione intellettuale fatta anche di eccessi, la politica come rischio e come odissea, la politica come ospitalità alla vita.

 

 



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