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Prodi rilancia: con Pannella contatti in corso «Silvio? E’ più ricco, ma ora la gente sa chi è»
Leader della Gad

• da Corriere della Sera del 3 febbraio 2005, pag. 15

ROMA - Martedì, inaugurando la sede dei Repubblicani europei, Romano Prodi aveva preso tempo: «Un accordo con i radicali? Non lo so, vedremo...». Ma ieri, quando il partito di Pannella e Capezzone sembrava aver perso ogni speranza, il Professore ha rotto il silenzio. «La Gad è aperta alla società civile, ai movimenti e ai partiti che ne condividono gli obiettivi». E i radicali? «E’ in corso un dialogo». Intervistato dal Tg3 l’aspirante inquilino di Palazzo Chigi ha parlato di Ulivo, Iraq e anche del premier. Gli chiedono se oggi tema il suo rivale più del passato, e lui: «Berlusconi, da un lato, è più ricco, è di gran lunga il più ricco d’Italia, uno degli uomini più ricchi del mondo e sa usare la sua ricchezza. Ma, dall’altro lato, la gente ormai lo conosce e questa è una debolezza terribile». Parole che irritano il coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi. «Lo scontro frontale che Prodi insegue, rifiutando l’invito formulato oggi dal capo dello Stato a un confronto civile fra forze politiche, è il segno della sua debolezza e della volontà di mascherare le divisioni del suo schieramento». E l’Ulivo? La formula a 10 anni dal ’94 e ancora valida? «Non valida, validissima - risponde Prodi -. La formula è la stessa, il modello organizzativo è nuovo. Abbiamo costruito la federazione che partirà nei prossimi giorni e avrà schemi e oggetti di collaborazione larghi e profondi». Sarà un nuovo partito? «No, federazione vuol dire federazione, significa che queste forze stanno insieme in modo del tutto omogeneo». E qual è il Prodi che torna dall’esperienza europea? Un Prodi «completamente cambiato», che in Europa ha imparato a pensare quasi esclusivamente al futuro. «Tutto era da costruire e ora, tornato, mi accorgo che anche qui bisogna costruire tutto». Quanto all’Iraq, il leader ulivista ha ribadito la «posizione comune» della Gad. L’opposizione non voleva la guerra, «è stata una sciagura» e adesso c’è una sola via d’uscita, l’Onu. «Vediamo che anche gli americani la stanno cercando. Questa via d’uscita è nelle Nazioni Unite, in una decisione del Consiglio di sicurezza».



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