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Berlusconi vuole strappare i radicali al centrosinistra
RIPARTE IL «PRESSING» PER LE ALLEANZE REGIONALI



Lunga telefonata del premier con Pannella, che gli ha rimproverato il ritardo. Le trattative con Prodi sono aperte da tempo, ora il partito dovrà fare una scelta. Apertura di Follini e An, ma cosa pensa Bossi?

• da La Stampa del 3 febbraio 2005, pag. 9

di Ugo Magri

ROMA  Quando ormai i radicali aspettavano  solo il sì di Romano Prodi, improvvisamente si e ridestato Silvio Berlusconi che ha chiamato al telefono Marco Pannella (subendone  45 minuti di rimproveri) per proporgli di accomodarsi nella Casa  delle Libertà. Questo avveniva l'altra notte, intorno alle 22 e 30. Ieri il premier è tornato alla carica, auspicando pubblicamente un  accordo, «mi piacerebbe, stiamo lavorando in quella direzione», e chi gli sta vicino parla di intesa quasi fatta. Ma se si bussa dai radicali, la circostanza viene seccamente  negata. Il dialogo con Prodi continua, dicono, come del resto ha confermato sornione il candidato premier dell'Ulivo. L'impressione è che il treno radicale  ormai sia partito, e che per fermano il Cavaliere debba letteralmente gettarsi sui binari.

Resta un mistero il perché Berlusconi abbia atteso tanto prima di farsi avanti. Secondo una tesi accreditata, se avesse chiuso l'accordo con la Mussolini, lui avrebbe fatto tranquillamente a meno dei radicali che gli provocano turbamenti in campo cattolico. Però la trattativa con la nipotina del Duce è andata a monte, lo stesso premier ieri ha dovuto arrendersi: «Non si possono mettere  insieme il diavolo e l'acqua santa…». Ci riproverà in vista delle politiche, ma per adesso non se ne fa nulla. Dunque, se non vuole perdere Regioni dove il risultato e sul filo, come Lazio e Piemonte, a Berlusconi non resta che puntare su Pannella e Bonino, fin qui largamente snobbati.

Per prima cosa il Cavaliere ha tentato di mostrare che nel centrodestra  tutti sono felici di ospitare i radicali, e che gli unici contrari sono Rocco Buttiglione («Il corteggiamento  a Pannella e un vero e  proprio scandalo», ripete) e Gianni Alemanno. A Berlusconi è andata bene solo a metà, poiché dopo un giro mattutino di telefonate ha incassato l'importante via libera di Marco Follini, a nome del fronte cattolico («Sulla formula dell'ospitalità credo si possa discutere», ha  fatto sapere il vicepremier) e il sì di An con Ignazio La Russa, ma non ancora quello della Lega, che con Calderoli ha manifestato riserve. Incombe l'incognita Bossi, non  è chiaro come la pensi il Senatùr.

Ieri pomeriggio il premier ha raddoppiato il pressing, sfoderando argomenti che in casa radicale sono stati vissuti come una sorta di ricatto morale. In pratica Berlusconi ha sostenuto che Pannella non potrà mai andare a sinistra, perché «questa opposizione che ci siamo trovati è incompatibile con la vera tradizione liberale». Prodi e compagni erano comunisti e tali sono rimasti, per lui, «nella mentalità ». Ha rincarato la dose, il premier, durante una manifestazione  a sostegno di Francesco Storace organizzata dall'avvocato Giuseppe Consolo, invocando «una scelta di campo» degli elettori  (ma anche dei radicali) «tra quanti vengono da un'ideologia del rancore e dell'odio e quanti coltivano invece quella dell'amore e del rispetto». Chi sta vicino a Berlusconi lo descrive impegnatissimo a trovare l'accordo. Paolo Bonaiuti, il  portavoce, parla privatamente di «work in progress con buone speranze  di successo». E' probabile che stasera, nel discorso introduttivo al Consiglio nazionale di Forza Italia, il Cavaliere voglia spezzare una lancia per l'intesa a tutto campo, non solo regione per regione  come aveva ipotizzato fino a pochi giorni fa. Il guaio e, dal suo punto di vista, che nemmeno Prodi e Piero Passino resteranno con le mani in mano. Cosicché i radicali  si troveranno a scegliere tra due  proposte concorrenti.

Tuttavia è improprio parlare di asta. L'impressione è che Pannella avrebbe fatto volentieri a meno di questo circo. Se Berlusconi avesse mostrato qualche voglia fin dall' inizio, l'intesa col centrodestra sarebbe stata immediata. Invece il Cavaliere ha tergiversato disamorando i radicali che, a quel punto, hanno messo in campo i loro amici dall'altra parte, suscitando prese di posizione e appelli. Adesso, ovviamente, Pannella non può accontentarsi  più di mezze promesse. Spiega Daniele Capezzone, segretario  radicale: «Se Berlusconi vuole cambiare lo stato di cose che ha determinato, deve parlare apertamente al Paese. I mezzi per farlo non gli mancano. La situazione e tale che, secondo tre istituti di sondaggi, due terzi degli elettori radicali ci voterebbero nel centrosinistra, e solo un terzo ci seguirebbe nel centrodestra... Sta a Berlusconi capovolgere, se crede, il bel capolavoro che ha creato». 



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