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"L'identikit"
Da Mazzini a Pannella, un filo sottile

• da Il Gazzettino del 12 febbraio 2005

di Francesco Jori

L'albero genealogico è nitido. Il radicalismo italiano mette radici nel Partito d'Azione mazziniano, in pieno Ottocento: l'obiettivo è la difesa dello spirito risorgimentale; ma il punto di riferimento, più che Mazzini, diventa Garibaldi, specie quando viene eletto in Parlamento, nel 1874. È tuttavia fenomeno passeggero: il trasformismo di Depretis, al potere dal 1876, spinge il partito a negare la fiducia al governo, provocandone la caduta. E una quindicina d'anni dopo, lo stesso trattamento sarà riservato a Giolitti.

 

Così come lo conosciamo oggi, il soggetto politico ha un atto di nascita datato giusto mezzo secolo fa, anno 1955, recuperando tratti presenti in quel Partito d'Azione scioltosi nell'immediato secondo dopoguerra, anno 1947. Come spesso accade nella turbolenta storia politica italiana, alla base c'è una scissione: si spacca a sinistra il Partito liberale, con l'accusa di essersi piegato alla volontà di potenti gruppi monopolistici. E nasce un soggetto che si pone dichiaratemnte come terza forza tra blocco centrista attorno alla Dc e blocco di sinistra basato sull'asse Pci-Psi. È una proposta che attira azionisti di primo piano come Leo Valiani e Guido Calogero, collaboratori prestigiosi, come Ernesto Rossi, dell'autorevole settimanale «Il Mondo» fondato e diretto dal 1949 al 1966 da una figura del livello di Mario Pannunzio, intellettuali dell'area laica come Eugenio Scalfari, e molti studenti universitari tra cui un tale Marco Pannella, classe 1930.

 

Il programma contiene i principi che caratterizzeranno le battaglie radicali del mezzo secolo successivo, fino ad oggi: rigorosa separazione tra Stato e Chiesa, lotta ai monopoli sia pubblici che privati, piena libertà di stampa e di espressione. Leo Valiani, in particolare, richiama ai metodi dell'esperienza radicale occidentale, che si rifà al laburismo e a Roosevelt. Sotto accusa la Dc, di cui vengono denunciati malgoverno e occupazione dello Stato. Si salda un'alleanza con il Partito repubblicano di Ugo La Malfa, che si presenta alle politiche del 1958, ma con esito deludente. La struttura d'altra parte è fragile: ha nomi di prestigio, ma i tesserati non superano mai i duemila; e lo stesso gruppo dirigente è attraversato da diverse culture politiche che si scontrano soprattutto sul terreno della politica estera, specie pro e contro il filoatlantismo.

 

È con l'arrivo ai piani alti di Marco Pannella che il radicalismo italiano viene rimodulato in profondità, e rilanciato sulla scena politica, specie dalla seconda metà degli anni Settanta. Giornalista, già dirigente a livello di movimenti universitari con l'Ugi, Pannella si è fieramente opposto negli anni Sessanta alle ipotesi di alleanza con il Psi e in genere con l'area di un centrosinistra comunque egemonizzato dalla Dc. È lui a mettere in moto un'autentica frana interna che seppellisce la vecchia impostazione elitaria e intellettuale, classe dirigente inclusa, lanciando l'idea della creazione di una nuova sinistra europea. Si rifà, in questo, al radicalismo europeo ottocentesco, specie britannico: la filosofia è quella di svolgere il ruolo di minoranza attiva, tesa a coinvolgere l'opinione pubblica ben al di là del tradizionale raggio di influenza dei partiti.

 

L'operazione riesce in pieno, interpretando e dando voce alle tendenze in atto nella società, fuori dal Palazzo, a partire dalla voglia di modernizzazione. La nuova generazione si caratterizza per le lotte sul piano dei diritti civili e della non violenza assorbita dalla lezione e dalla frequentazione di Aldo Capitini; attua la prassi delle azioni dirette, dai sit-in ai digiuni; fa leva sulla capacità di occupare la

ribalta dei media, in cui Pannella più di ogni altro è maestro. Le vittoriose battaglie del divorzio e dell'aborto, che coagulano un ampio fronte progressista, sono i momenti più significativi; ma con essi, e dopo di essi, si muovono altri elementi cui i radicali danno voce, con la rivendicazione dei diritti delle donne, degli omosessuali, dei diritti individuali in genere.

 

Pannella e il suo gruppo dirigente danno voce all'Italia secolarizzata, con una singolare divaricazione: massicce adesioni nelle molte campagne referendarie, esiti risicati nelle consultazioni elettorali con rare quanto significative eccezioni tipo le europee del 1999. Dagli anni Ottanta si sussegue una serie di gemmazioni, come gli antiproibizionisti, il Partito radicale transnazionale, l'associazione Luca Coscioni. Dietro i tanti fronti aperti dal partito, è rintracciabile tuttavia un filo comune, che fa leva sulla volontà di coniugare la libertà di coscienza individuale con il riconoscimento di questa nella legge.

 

Certo, oggi più che mai pregi e limiti dei radicali sono concentrati nella personalità del suo fondatore e leader carismatico. Che non mostra nessuna intenzione di lasciare la ribalta: come insegna il copione pre elettorale di questi giorni, di queste ore.



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