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La data del referendum è la mina per l'intesa
Oggi o domani un vertice, l'Udc punta i piedi. Bossi insiste. Alle Regionali Pannella non ci serve.

• da Il Messaggero del 15 febbraio 2005, pag. 5

di Marco Conti

ROMA La data del referendum sulla procreazione assistita rischia di diventare il detonatore
che potrebbe mandare per aria la faticosa trattativa avviata dai Radicali con la Casa delle libertà. Malgrado la forte volontà dì Silvio Berlusconi ribadita anche ieri nel corso di una trasmissione televisiva – di concludere l’intesa, le possibilità di  un accordo invia delle elezioni regionali rimangono ridotte. Anche perchè, la pattuglia radicale guidata da Pannella e Capezzone che ieri ha incontrato prima il ministro degli Interni Pisanu e poi il presidente del Consiglio, non ha ricevuto nessuna rassicurazione sulla data del referendum che continua ad oscillare tra il 5 e il 12 giugno. Due date che i Radicali rifiutano di netto, ma che per Udc e Lega restano la linea del Piave sul quale provare a far naufragare l'intera intesa rinviando il nodo delle alleanze alle elezioni politiche del prossimo anno. Berlusconi però non demorde e sta al gioco del tiramolla che Pannella sta conducendo con maestria e che per oggi prevede una sorta di sit-in davanti la sede dell'Unione di Fassino e Prodi. Dal canto suo il premier non sì nega ad appuntamenti e vertici perché non vuole perdere il rapporto con i Radicali che ritiene utili, al pari della Mussolini e dei pensionati, per la decisiva sfida del prossimo anno. Al termine dell'incontro a via del Plebiscito tra Berlusconi, Cicchetto e Miccicchè da una parte e Pannella, Capezzone, Cappato e Stanzani dall'altra, il presidente del Consiglio ha promesso un nuovo vertice della Cdl che  potrebbe tenersi domani o dopodomani per discutere dell'argomento.


Durante la riunione Berlusconi ha ripetuto la propria disponibilità all'intesa rinviando il nodo della data del referendum ad un confronto nel governo «che deve ancora avvenire». Il premier ha poi ancora una volta scaricato sugli alleati le responsabilità della mancata intesa. «Ognuno pensa esclusivamente  al proprio orticello, finora non ho visto da parte di nessuno un gesto di generosità nei confronti dell'alleanza». I Radicali chiedono «ospitalità», ma al premier hanno ripetuto che non sono disposti a discutere di accordi parziali e di ingressi in listini. Vogliamo essere presenti in quattordici regioni con il nostri, simbolo», spigava ieri sera Capezzone che ha definito «un passo avanti», il vertice a palazzo Grazioli e ha annunciato che il simbolo del Pr conterrà la definizione  "Lista radicale-Luca Coscioni “. Quanto basta per mandare su tutte le furie  il ministro Giovanardi (Udc) che ne trae ulteriore motivo per confermare il proprio no all'accordo perché  i Radicali si presentano alle regionali per propagandare il loro referendum.


Al ministro Pisanu i Radicali hanno strappato la promessa di un controllo severo sulla raccolta delle firme e sulla "pulizia" degli elenchi elettorali affinché il quorum non debba fare i conti con i morti e i fantasmi che gonfiano le liste elettorali.
L 'incontro di ieri tra Berlusconi e Pannella e le resistenze che continuano ad esserci nei partiti alleati hanno raffreddato gli entusiasmi di coloro che dentro Forza Italia si sono sinora spesi per l'intesa. I Radicali non ci servono alle regionali, ha ripetuto ieri  Umberto Bossi durante il Consiglio federale del Carroccio chiamato a decidere di candidature. «Per sbloccare la trattativa Berlusconi dovrebbe convincere Bossi - ripeteva ieri sera uno stretto collaboratore del premier – solo così potremmo ridurre a più miti consigli l'Udc». Impresa non da poco visto che Calderoni e Giorgetti continuano a ribadire che la linea del Segretario «non cambia» e che  «qualunque ampliamento della Cdl dovrà avere il consenso di tutti».Segnali di impazienza arrivano anche da An. Ieri il viceministro Urso ha invitato il premier a fare in fretta, mentre il ministro Matteoli ha condizionato l'intesa con Pannella alla condivisione dei principi del programma della Cdl. Il muro sembra farsi ogni giorno più alto ed è per questo che ieri sera i radicali hanno chiesto a Berlusconi di battere il pugno sul tavolo come fece sulle tasse.


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