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Ciò che è accaduto, ciò che accadrà

• da L'Unità del 21 febbraio 2005, pag. 1

di Emma Bonino

Colgo l'occasione che mi date per assolvere quello che credo ormai essere un dovere rispetto a questo giornale ed ai suoi lettori, che da un anno almeno, con il
sostegno alla campagna contro la Legge 40 sulla Fecondazione medicalmente assistita, poi su quella difficilissima per la raccolta di firme necessarie per i referendum abrogativi, e in queste settimane per secondare la formazione di una alleanza politica-elettorale delle forze referendarie e laiche, ha costituito uno strumento di corretta informazione pressoché unico, mentre sono indubbiamente stati e sono suoi lettori coloro che condividono queste nostre speranze e lotte. Quello che sento il dovere di dire è che non ho compreso, proprio non comprendo - o forse ho compreso fin troppo bene- alcuni comportamenti e scelte di Romano Prodi.


Comportamenti e scelte che hanno pesato, e rischiano di farlo ancora in modo decisivo e negativo sul difficilissimo tentativo che con tanta tenacia, ed anche con tanto entusiasmo, stiamo conducendo. Insomma, 5 giorni fa D'Alema e Fassino ci hanno comunicato che finalmente quella sorta di diktat a che noi discutessimo anche con il centro-destra la nostra iniziativa, poteva ritenersi caduto, e che quindi potevamo discutere con l'Unione; poi, ieri, anche dopo (e forse a causa di) una lettera preoccupata e grave inviata da Marco a tutti i leader del’Unione, sia pure con un ritardo difficilmente recuperabile, sempre Fassino e D'Alema ci comunicano che lo stesso Fassino e Marini erano stati delegati da Prodi ad incontrarci domani, per avviare e concludere positivamente la fatica necessaria al formarsi dell'intesa politicoelettorale (l'«ospitalità») da noi proposta. Dopo di che, Prodi, interpellato dai cronisti, dice di "non sapere", che non c'è nulla "in agenda"... Ma come?


Tra l'altro, nel centro-sinistra si è venuta determinando la situazione opposta a quella del centro-destra. Lì il Presidente Berlusconi è sembrato deciso ad accettare la nostra iniziativa, provocando contro la sua immagine e la sua leadership la rivolta quotidiana e chiassosa del partito di Buttiglione, l'Udc e della Lega di  Umberto Bossi, dai quali anche in queste ore si continuano a lanciare anatemi contro questa eventualità e l'impegno dichiarato del loro... "leader". E la stessa Alleanza Nazionale (con l'eccezione di Gasparri) si è situata a mezza strada fra gli ex ribaltonisti e rivoltosi e Berlusconi. Molto diversa è stata, e sulla carta è, la situazione del centro-sinistra. Quasi tutti i leader della coalizione si sono pronunciati ripetutamente a favore di questa alleanza. Fausto Bertinotti, Franco Marini, Enrico Boselli, Oliviero Diliberto, Antonio Di Pietro, Pecoraro Scanio, Luciana Sbarbati, Arturo Parisi, con maggiore o minore forza hanno interpretato e soatenuto la stessa posizione che nel Congresso Ds è stata dai delegati condivisa e applaudita. E allora? "Perché non voler fare tesoro di questa occasione?" abbiamo e vi abbiamo chiesto fin qui... Ripeto: ho il dovere di dire che a questo punto rischiamo di vederci opposto pervicacemente, non un chiaro e leale dissenso, ma la dissipazione del tempo assolutamente necessario per realizzare l’ipotizzata intesa, tenendo manifestamente a giungere ad un fatto compiuto.

Non vorrei che avesse visto ben giusto Gavino Angius alcune settimane fa, quando ammoniva  di “non rispolverare vecchi pregiudizi e antiche preclusioni”...

 

Morale. Oggi è fissato questo incontro, il cui carattere deve essere agli uni e agli altri ben chiaro: se fosse solo una presa d’atto delle nostre posizioni, che poi dovrebbero essere sottoposte ai vertici dell’Unione, sarà un modo per schivare il problema invece di affrontarlo, e per affossare tutto. Ancora piu chiaramente: noi abbiamo i nostri simboli e buona parte delle liste già pronte; Marini (che ha parlato più volte con Marco) e Fassino (che ha visto Daniele nei giorni scorsi) sanno perfettamente quali sono i temi e le questioni sul tappeto. A questo punto, non sono più proponibili atteggiamenti interlocutori. Anche perché, da martedì o mercoledì fino al termine per la presentazione delle liste,-sabato 5 marzo- bisognerebbe raccogliere in 84 province qualcosa come 15-20 mila firme al giorno, complessivamente…Ritmi da chiusura di campagna referendaria! Ecco, voglio ancora ripeterlo: spero che i motivi per i quali sono stati deliberatamente lasciati trascorrere i giorni siano chiariti e vengano di slancio superati. Insomma, mi pare proprio che se si lasceranno le cose marciare in questa direzione, significherebbe lasciarle marcire.

 

Nel 1997, contro lotte parlamentari, nonviolente e democratiche, intensamente condotte per mesi, il Governo Prodi-Napolitano fisso’ la data dei referendum il 15 giugno. Potete non crederlo ,ma riteniamo questo precedente pesante proprio per Berlusconi che, sicuramente per suoi calcoli aveva anche ufficialmente preannunciato che avrebbe scelto una data che agevolasse famiglie ed elettori alla partecipazione al voto referendario. Ancora l’altro ieri Berlusconi ha formalmente smentito il quotidiano ‘Il Messaggero’ che aveva preannunciato una sua scelta analoga a quella Prodi-Napolitano del 97, nella solenne occasione della celebrazione degli  infausti Patti Lateranensi stilati dal Papa e Mussolini nel 1929. Siamo, siete tutti testimoni della mobilitazione inaudita, perfino dello stesso Pontefice e dell’attuale gerarchia della chiesa con una campagna dal duplice aspetto: da una parte una campagna astensionistica che ricorda il “non expedit” con il quale si vietò ai cattolici per decenni di partecipare alla vita politica e democratica dell’Italia liberale; dall’altra premendo in ogni modo possibile sul Governo, sul Parlamento, sugli atei-devoti, sui “laici” che hanno sostenuto in Parlamento la famigerata Legge 40, per determinare una scelta di riserva a favore anche del “No” ai quattro quesiti referendari.

 

Noi abbiamo annunciato che le Liste radicali che avremmo voluto e vogliamo presentare nelle 14 Regioni, sarebbero denominate: “Liste radicali Luca Coscioni”. E che queste Liste avrebbero la caratteristica, per i candidati prescelti, di Liste-Manifesto per la libertà e l’etica della ricerca, scientifica, di coscienza, religiosa, di terapia per medici e malati. E abbiamo anche esplicitamente dichiarato di poter in tal modo candidare  e dare voce a quell’immensa maggioranza del popolo cattolico che da decenni sceglie di vivere una morale libera e responsabile, anziché una sottoposta ad ordini che loro evidentemente ripugnano,  credenti doloranti e silenziati per l’abbandono, se non il vero e proprio tradimento, del Concilio Vaticano II. In questo siamo assolutamente convinti di difendere e affermare quanto nel mondo contemporaneo è vissuto dai popoli, dai fedeli specie delle religioni cristiane, per i quali fede e laicità costituiscono due aspetti della loro identità, sia per coloro tradizionalmente definiti “cristiani”, sia per quelli definiti “laici”. Abbiamo segnalato pubblicamente la stranezza del fatto che proprio nel Lazio ed a Roma non abbiamo avuto una sola sollecitazione o un solo auspicio alla nostra presenza tra le Liste che sostengono il candidato Governatore Marrazzo… ed esempi così dolorosi ed eloquenti potrei farne  molti.

 

La storia del Partito Radicale è storia costante testarda di fiduciosa remissione al popolo (“sovrano”?) delle grandi scelte di coscienza, di vita civile democratica, laica, in nome della religione della libertà. Fra polemiche spesso anche feroci ai vertici, sempre sia il “popolo comunista”, sia il “popolo cattolico”, quando hanno potuto pronunciarsi, lo hanno fatto così come speravamo e chiedevamo. La risposta ai perché che ci poniamo è che, oggi,  nella politica italiana , i due Poli, come un tempo con i Poli Dc e Pci, devono essere uniti nell’aggravarsi proprio di quella politica Fanfani-Almirante che a più riprese la democrazia, la civiltà, il popolo di questo paese ha massicciamente rifiutato. E’ questo che anima quel “fronte del No ai radicali”, trasversalissimo che ci sta battendo? O può ancora nelle prossime, poche ore, delle quali tutti disponiamo, tradursi nella effettiva vittoria di quella richiesta, e di quella offerta, di “ospitalità” il nome che abbiamo dato ad una nuova forma, possibile, di intesa politica-elettorale nella tradizione delle lotte di democrazia e di libertà?



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