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Radicali-Unione, l'intesa naufraga sul nome
L'abbinamento con la "Lista Coscioni" ritenuto rischioso, perché legato alla battaglia referendaria sulla fecondazione. Mastella: Pannella porta jella. Girandola di vertici, poi l'annuncio di Marini: non ci sono le condizioni. Decisivo l'altolà di Prodi.

• da Il Messaggero del 24 febbraio 2005, pag. 15

di Mario Stanganelli

ROMA «La vedo complicata», la stringata dichiarazione di Franco Marini un istante prima dell'inizio del vertice dell'Unione con i Radicali nella sede di Torre Argentina doveva fotografare l'andamento di una giornata che si sarebbe rivelata ben più che complicata per i sostenitori dell'accordo tra centrosinistra e Pannella. E si sarebbe infatti conclusa con la constatazione - comunicata dopo l'ennesimo vertice detta giornata proprio dallo stesso Marini - che, «dopo l'incontro di stamattina, non ci sembra siano maturate le condizioni sufficienti per un'intesa».

Le manifestazioni di ostilità, se non i veti di fatto, all'accordo con i radicali per le regionali del 3 aprile si sono succeduti a raffica ieri da parte della Margherita. Il "la" lo ha dato Europa, definendo «un ostacolo insormontabile»l'intreccio tra elezioni regionali e posizioni del Pr sul referendum sulla procreazione assistita. «C'è poco da stracciarsi le vesti - ha scritto senza peli sulla lingua il quotidiano della Margherita - se questo accade anche perché l'Unione ritiene importante il rapporto con il mondo e le gerarchie cattoliche». Il problema subito emerso alla riunione di via di Torre Argentina - a cui partecipavano tra gli altri Daniele Capezzone, Fassino, Parisi. Marini, Cossutta, il capogruppo di Rifondazione Giordano e in teleconferenza da Strasburgo gli europarlamentari Pannella, Bonino, D'Alema e Bei'tinotti - è stato quello delle liste "Radicali-Luca Coscioni" col nome dell'uomo simbolo della battaglia referendaria contro la legge sulla procreazione. La richiesta posta da Parisi a nome dei cattolici della Margherita era quella di cambiare denominazione alle liste, oltre che -come anticipato dal giorno prima - di fare una precisa scelta di campo antiberlusconiana. Era Marco Pannella, sempre in collegamento da Strasburgo, a dare ai numerosi giornalisti convenuti nella sede del Pr la risposta anticipata ai rappresentanti dell'Unione: «Su questo non si può assolutamente neppure discutere. E' una condizione che nemmeno Berlusconi aveva osato porci». Quanto alla richiesta politica di "una scelta di campo"contro il governo e la maggioranza, il leader radicale si diceva invece pronto a «sottoscrivere qualsiasi documento». Per il vertice Radicali Unione non restava a quel punto che constatare l'impasse della trattativa e rinviarla
di comune accordo a dopo l'incontro che- come annunciato da Fassino - i leader del centrosinistra avrebbero avuto con Prodi per cercare di superare il nuovo ostacolo all'accordo. E prima dell'ulteriore nuovo vertice della vicenda si riuniva l'ufficio di presidenza della Margherita, cui si affrettava a partecipare anche Francesco Rutelli appena arrivato dal Sudan. Il preliminare fuoco di sbarramento a cui davano vita i vari Castagnetti, Dini, Rosi Bindi, Franceschini, Gentiloni, Pistelli e Mattarella non lasciava presagire nulla di positivo per l'accordo con Pannella. E infatti, al termine della riunione veniva ribadita la richiesta di «non confondere la campagna elettorale con quella referendaria e quindi usare un nome diverso dalla Lista Coscioni», assieme all'impegno inequivoco di stare con il centrosinistra oggi e domani, per le regionali e per le politiche.


Il successivo vertice dei leader del centrosinistra, iniziato in serata alla Camera, si trovava quindi sul tavolo il problema, pesante quanto un macigno, del sostanziale no dei Dl a Pannella.
Valeva poco a cancellarlo che tra i partecipanti alla riunione fossero a favore dell'accordo Fassino, Boselli, Giordano, Marini, il verde Marco Lion e, sostanzialmente, anche Rutelli. Parisi era invece portatore della rocciosa opposizione della Margherita e anche dì quello che è stato il no - decisivo a far pendere il piatto della bilancia – di Romano Prodi, assente al vertice come Clemente Mastella. Il leader dell'Udeur si è chiamato infatti fuori da tempo da una scelta da lui fatta con largo anticipo: «O noi o loro», aveva detto nei giorni scorsi il sindaco di Ceppaloni, rincarando ieri con la supposizione che «i Radicali portano jella». Postumo, forse, di una querela annunciata da Pannella per l'accusa del segretario dell'Udeur al leader radicale di aver chiesto 23 miliardi all'Unione per le spese di propaganda elettorale. A non stracciarsi le vesti per il mancato accordo anche Armando Cossutta «Se dovesse saltare- diceva l'anziano leader Pdci – non mi metterei certo a piangere».
A cose fatte, il primo commento di Emma Bonino è giunto da Bruxelles: «Quello che ho capito è che ciò che disturbava era il nome di Luca Coscioni. Ai cittadini il compito di dedurre...». La posizione dei Radicali era stata esplicitata anche dal segretario Capezzone, ricordando che Coscioni «non è solo il presidente dell'associazione che porta il suo nome, ma è anche presidente di "Radicali italiani" e soprattutto è il simbolo e il leader della battaglia che sintetizza l'essenza, il presente e il futuro dei Radicali...».


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