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Stop ai Radicali, la Margherita blocca l'intesa
Prodi: mancano le condizioni. Capezzone: contro di noi il partito del Cardinal Ruini

• da La Stampa del 24 febbraio 2005, pag. 5

di Amedeo La Mattina

La parola fine l'ha messa lo stesso Marini che più di tutti, insieme a Fassino, si è battuto per l'alleanza tra l'Unione e i Radicali. «Dopo l'incontro di questa mattina – ha detto in senta al termine di un vertice con gli alleati – abbiamo rivalutato la situazione. E abbiamo comunicato ai Radicali che non ci sembrano siano maturate sufficienti condizioni per un accordo. E poco prima, collegato in viva voce da Bologna, Prodi ha detto: «Non accettano una chiara scelta di campo. Allora non ci sono le condizioni  politiche per un'intesa». Se per tutta la giornata l'ipotesi di un'intesa era stata appesa ad un filo sottilissimo, in serata questo filo si è spezzato. E a meno di improbabili sorprese, tale resterà. La carica del «no» era partita nel pomeriggio di ieri dalla Margherita che ha riunito il suo ufficio di presidenza con Rutelli rientrato dal Sudan. E non c'è stato un «no» esplicito, diretto, ma in questa sede l'asticella è stata alzata troppo in alto con una sorta di preambolo: la richiesta di una scelta di campo netta e inequivocabile a favore del centrosinistra e contro Berlusconi sia alle Regionali sia alle Politiche del 2006. Non solo. Ai radicali veniva chiesto di non sovrappone e confondere la campagna elettorale per le Regionali con quella per il referendum sulla fecondazione assistita. Il che, in sostanza, avrebbe significato per i Radicali rinunciare alle liste Coscioni. Ed è proprio su questo punto che già nella mattinata di ieri, si era interrotto l'incontro a via Torre Argentina tra la delegazione dell'unione e il Pr rappresentato da Capezzone e, in teleconferenza da Strasburgo, da Pannella e Bonino.La risposta di Pannella era stata perentoria: «il nostro diritto ad avere liste con il nome di Luca Coscioni non è acquisilille. Questa è una condizione che nemmeno Berlusconi aveva osato porci. Sul resto, invece, cioè sull’impegno antiberlusconiano, Pannella aveva di detto di esser pronto a firmare anche al buio: Per noi la necessità primaria è di assicurare subito la presenza di liste radicali nelle 14 regioni per tentare il 14-0. Così l'unione e i Radicali si erano lasciati con un nulla di fatto che faceva capire quanto il piano fosse inclinato.

 

Nel pomeriggio l'ufficio politico della Margherita. E qui  è prevalsa una netta maggioranza per il «no», con Marini in minoranza. Le sue motivazioni sono tutte legate al fatto che i voti dei Radicali fanno la differenza in Piemonte (qui, secondo sondaggi dei Ds, una lista capeggiata dalla Bonino arrivebbe perfino al 3,8%), nel Lazio e in Puglia. Parisi ha insistito sulla necessità di un accordo politico vero, mentre gli esponenti cattolici (da Castagnetti a Franceschini) hanno sottolineato il rischio della sovrapposizione della campagna referendaria a quella regionale. Un po' tutti poi temono che un minuto dopo l'intesa, i Radicali comincino a differenziarsi con polemiche nei confronti dei propri alleati. Per non parlare poi del problema della praticabilità di un'alleanza nelle singole Regioni, coni listini praticamente chiusi.

 

Rutelli non si è sbilanciato per l’una o l'altra tesi. Prendendo atto della prevalenza delle posizioni contrarie all'intesa, ha avuto la preoccupazione di non schiacciare la Margherita su una linea di tipo confessionale. «Non siamo e non dobbiamo aprire il partito dei vescovi ». Quindi la discussione si è sviluppata su come uscire con una posizione che costringa Pannella ad abbandonare il campo. La via d'uscita, appunto, quell'asticella alzata al massimo con il «preambolo politico». E con questa linea, condivisa da Prodi, in serata la Margherita si è presentata al vertice dell'unione. Ma in questa riunione è stato ritenuto che non ci fosse bisogno di mettere altra carne al fuoco. Fassino, soprattutto, ha escluso che si potesse mescolare la richiesta di una scelta di campo con la vicenda «lista Coscioni». Meglio allora restare alla proposta fatta in mattinata e alla quale Pannella, secondo l'Unione, avrebbe già risposto negativamente. Da qui la dichiarazione di Marini: Non ci sono le condizioni…


A disturbare è il nome Luca Coscioni», è stato il commento da Strasburgo della Bonino. E Capezzone ha rincarato la dose: «Basta con le balle. Il problema non è la questione della legalità che viene usata come paravento per non affrontare il vero nodo che importa al cardinale Ruini». Secondo Capezzone la verità è che «quello stesso fronte fondamentalista che ha sconfitto Berlusconi, ora si sta scatenando a sinistra colpendo Coscioni che non è solo il presidente della sua associazione ma anche il presidente dei Radicali italiani: è il simbolo di questa battaglia che oggi è l'essenza della battaglia radicale».


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