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Pannella: a sinistra c'è la rivolta, liste aperte anche a loro
«Su Prodi non mi ero mai illuso; dell'Unione salvo solo Fassino perché è stato una vittima. Con Berlusconi discorso chiuso, altrimenti lo linciano»

• da La Stampa del 25 febbraio 2005, pag. 11

di Fabio Martini

ROMA

I compagni di Torre Argentina lo sanno bene, Marco Pannella non ha orari per le sue affabulazioni e così, ieri mattina presto, in partenza da Bruxelles per Roma, il capo ha telefonato a Radio Radicale e si è prodotto in una esternazione fiammeggiante: «Dobbiamo formare liste Coscioni in tutte le provincie. Ci si dia una mano! Ci si telegrafi! Ci si mandi fax, poi vedremo», «scusatemi ho l'aereo che sta per partire: servono tempo, danaro, generosità, fiducia». E poi la chiusa con voce tonitruante: «Re-li-gione del-la li-bertà, re-li-gione della li-bertà, con una aggiunta per il Vaticano: si-mo-nia, si-mo-nia! Vabbè, non è che sono impazzito, cari ascoltatori. Sono davvero Marco». Sì, Marco Pannella è davvero tornato. E' su di giri, abbronzato, più ciarliero che mai. Dopo qualche anno di oscuramento e di volontario Aventino - da 9 anni i radicali sono fuori dal Parlamento - con la trovata della ospitalità il vecchio leone radicale ha riconquistato i riflettori. Ma per ora, per quanto corteggiato, alla fine sia Prodi che Berlusconi hanno richiuso la finestra.

 

L'ultimo no lo ha pronunciato Romano Prodi: sorpreso? Deluso?

«Prodi, poverino, un giorno ci chiedeva una cosa, il giorno dopo ne chiedeva un'altra. Su di lui non mi ero mai illuso. Rispetto Prodi perché conosco la sua storia. Per un periodo sono pronto a collaborare, ma certo rispetto a 15 anni fa non mi pare molto cambiato».

 

Nel centrosinistra chi si sente di assolvere?

«I ds».

 

E perché?

«Perché sono stati vittime».

 

Elogia Fassino per sfilargli voti?

«No, capisco le sue difficoltà».

 

Rispetto ai grandi leader del Pci che lei ha conosciuto, Fassino di che "pasta" è fatto?

«Quello che si dice dei Papi: l'esercizio del carisma, lo crea. Ma sui referendum Fassino aveva sottovalutato le difficoltà che sarebbero insorte con gli alleati».

 

Il dossettismo quanto ha giocato in questa vicenda?

«Il vero dossettisrno Prodi, la Bindi, Castagnetti non lo hanno conosciuto».

 

Nel 1948 Dossetti voleva un monocolore Dc e ruppe con De Gasperi che fece l'alleanza con i laici: per la sinistra dc i comunisti sono sempre stati meglio dei liberali...

«Certo. Il dossettismo e il fanfanismo erano cugini e infatti ho sempre detto che la linea Fanfani-Almirante è stata quella che noi siamo riusciti a fare rigettare dal popolo italiano. Ora è ritornata in forze e si giocano tutto».

 

La categoria dell'ospitalità ha del geniale, ma questa sua trattativa su due tavoli non le pare levantina?

«Ho sentito parlare di estenuanti trattative. Con l'Unione abbiamo trattato per quattro giorni. Trattative  intense, ma lampo. E poi in queste settimane è venuta fuori un'immagine politica del centrodestra molto nuova: non esiste il comandante unico».

 

Perché lei è sempre così indulgente con Berlusconi?

«Berlusconi si è esposto pubblicamente al dialogo con i radicali, è stato insultato pubblicamente, preso a schiaffi ogni giorno da questi eroi dell'Udc e della Lega. Che oggi sono così forti da annullare le sue volontà»

 

Berlusconi vittima?

«Beh, lui è un po' avvilito per come sono andate le cose. Ma vogliamo parlare di chi lo accusa? Non è che lui è il demonio e gli altri sono i puri. Per carità. Io attacco Berlusconi su cose per le quali i complici bipolari non lo attaccano».

 

Quali?

«Se io avevo 10 parlamentari, la legge sul conflitto di interessi era già stata votata e stravotata. Questi altri, in 400, si erano distratti, poverini».

 

Ma intanto il governo sembra intenzionato a fissare la data dei referendum sulla fecondazione a metà giugno, come vuole la Chiesa...

«Vedremo. L'ordine c'è. Referendum a metà giugno come fece nel 1997 il governo Prodi-Napolitano»

.

Domanda lecita visti i precedenti: con Berlusconi discorso chiuso?

«Si, Berlusconi rischierebbe di essere linciato nottetempo».

 

Ma dopo le Regionali?

«Per il 2006 c'è tempo per discutere»

.

E ora, come vi giocherete la riconquistata visibilità?

«Il no dell'Unione è un macigno ma quella decisione non la accettiamo. Per questo noi puntiamo a formare "liste Coscioni", liste-manifesto, nelle quali hanno detto di essere pronti a candidarsi centinaia di non radicali, scienziati dell'Accademia dei Lincei, personalità, ma anche anche parlamentari ds, Verdi o di Rifondazione...».

 

 

Questa è una sorpresa...

«In queste ore è in corso una rivolta democratica contro la decisione dell'Unione. Abbiamo centinaia di personalità, di non radicali che dicono “siamo radicali anche noi”, “siamo Luca Coscioni anche noi", "siamo pronti a candidarci". E ci sono anche parlamentari che chiamano e dicono: stiamo riflettendo...».

 

In che senso, scusi?

«Parlamentari che diranno ai loro partiti: noi siamo pronti a candidarci nelle liste Coscioni. Se la risposta dei partiti, dei candidati Presidente saranno positive, in sostanza se l'Unione riapre, i parlamentari si ritireranno. La volontà politica può fare miracoli. E oggi c'è il Consiglio nazionale ds...».

 



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