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Fecondazione, i referendari attaccano Pera
Liste, Pannella non si rassegna e preme sui diessini. Fassino: siamo interessati ma non dipende solo da noi.

• da Corriere della Sera del 26 febbraio 2005, pag. 11

di Livia Michilli

Marco Pannella non demorde, vuole a tutti i costi che il centrosinistra riapra la trattativa per «l'ospitalità»: «Ribadiamo la nostra assoluta determinazione a far superare all'Unione la decisione di mercoledì sera», dice il leader radicale ripetendo la richiesta che le liste Luca Coscioni siano collegate con i 14 candidati governatori del centrosinistra. «Siamo interessati all'intesa ma non dipende solo da noi», gli risponde Piero Fassino mentre Romano Prodi, invece, resta in silenzio. E, intanto, sui referendum e l'astensione scoppia una nuova polemica che coinvolge il presidente del Senato Marcello Pera.
LA QUERCIA - Per nulla disposto a rassegnarsi al fallimento dell'intesa e ben consapevole che identico umore alberga in molti diessini, Pannella bussa alla porta del Consiglio nazionale e a Fassino e D'Alema ribadisce l'intenzione di trovare un accordo. Il segretario della Quercia allarga le braccia: i Ds sono pronti a non lasciare nulla d'intentato ma non dipende solo da noi, e tutta l'Unione che deve decidere, spiega Fassino invitando a «non banalizzare» il dissenso della Margherita. «Gli accordi elettorali devono essere deliberati all'unanimità» e non a maggioranza, conferma D'Alema. Lo Sdi ha tutt'altra posizione: «Come si concilia con i principi di democrazia il fatto che una maggioranza favorevole viene stoppata da una minoranza contraria?, chiede Enrico Buemi.
LE LISTE — Per persuadere gli interlocutori riottosi, Pannella e pronto a sventolare i sondaggi
che danno i radicali decisivi per la vittoria in 5-6 Regioni e che, se ignorati da Prodi, gli farebbero fare «la figura di quello che ha fatto perdere l'Unione per rispettare l'unanimità. Intanto, martedì presentera le liste: «Sono composte da 600 nomi illustri, le sottoporremo al vertici del centrosinistra e chiederemo di collegarle al loro candidati presidenti. Se risponderanno di no, dice Pannella, “vuol dire che dovranno risponderne all'opinione pubblica”. Concetti che forse ripeterà oggi ai leader della Fed che al teatro Brancaccio battezzeranno i loro organi dirigenti. Una nuova incursione dopo quella di ieri in casa Ds, nella speranza di parlare direttamente con Prodi. Il Professore per ora resta in silenzio, si limita a negare l'esistenza nei poli di veti cattolici all'accordo (affermazione che Emma Bonino interpreta come conferma del lodo CalderoliRuiniProdi) ,ma uomini a lui vicini ribadiscono che sull'ospitalità non ha cambiato idea: giovedì, durante una cena in occasione del seminario della Margherita sulle relazioni transatlantiche, avrebbe ribadito al commensali l'impossibilità di stringere un'intesa  coi radicali.
REFERENDUM — Se Pannella incassa l'impegno dei Ds a sostegno dei Comitati per il sì (comunque la si pensi sarà una grande occasione democratica per il Paese, dice D'Alema), da Berlusconi non ottiene ancora la comunicazione della data di apertura delle urne. Il Consiglio dei ministri di ieri non ha, infatti, preso alcuna decisione, in compenso raccontano che il premier abbia raccomandato a tutti di non fare più dichiarazioni sulla trattativa tra radicali e Unione per evitare di fare pubblicità a entrambi. A riaccendere le polemiche sui referendum è stato invece il presidente del Senato Marcello Pera: «Sono assolutamente convinto che la posizione di astensione assunta da Liberal sia perfettamente coerente con l'affermazione, da me più volte ribadita, che la fede cristiana possa essere diffusa a livello civile e diventare un costume senza dover passare necessariamente attraverso gerarchie». Da Palazzo Madama spiegano che le parole del presidente non sono un sostegno alla scelta dell'astensione, ma le polemiche sono già scoppiate: Pera la smetta di fare lo scatenato militante politico, fazioso e di parte, tuona Daniele Capezzone mentre i Verdi lo accusano di istigare i cittadini a boicottare il referendum. Accuse deliranti secondo Riccardo Pedrizzi (An), frutto di un riflesso condizionato del laicismo anticristiano, dice Francesco Giro (FI).



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