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La Quercia: riapriamo; delusi anche tra i Dl

• da Corriere della Sera del 26 febbraio 2005, pag. 11

di Livia Michilli

ROMA — Emma Bonino l'ha detto chiaro e tondo: «Il problema è se i Ds vogliono essere vittima di una parte della Margherita, noi vogliamo far scoppiare i malumori per il mancato accordo e suscitare una reazione». Per essere sicuri di ottenere l'effetto voluto, ieri i radicali sono andati a trovare i dirigenti della Quercia riuniti per il Consiglio nazionale. E' facile immaginare con quanta soddisfazione avranno ascoltato Cesare Salvi bollare come «grave e scandalosa» la rottura della trattativa, o Lanfranco Turci definire «inaccettabili» le ragioni addotte. Il senatore diessino, esponente del comitato referendario e promotore dell'appello dei 150 parlamentari favorevoli all'intesa, chiede di «riaprire una finestra perché non c'è una comune base riformista se non c'è una comune base liberale» e ottiene l'approvazione del suo ordine del giorno che chiede al governo di fissare la data del referendum entro maggio e impegna il partito a sostenere i comitati per il sì.


In via Nazionale non nascondono il malumore per il mancato accordo per le Regionali e lo sconcerto per le motivazioni che hanno fatto naufragare l'ospitalità: il veto sulle liste Luca Coscioni, il timore che la campagna per le Regionali venga fagocitata da quella per i  quesiti. «Stiamo solo rimandando un redde rationem che non si può evitare, sui referendum il centrosinistra sì spaccherà comunque - spiega Franco Debenedetti -. Mi domando allora quale vantaggio ci sia a perdere l'apporto dei radicali,importante dal punto di vista elettorale ma, soprattutto, programmatico e invocato dalla larga maggioranza dei nostri elettori». Fassino e D'Alema dicono che sulle alleanze non si può decidere a maggioranza? «E perché mai, dal momento che la ragione ostativa è di tipo programmatico?», obietta il senatore ds. Anche per Giuseppe Giulietti il centrosinistra dovrà, comunque, fare i conti col tema referendario e allora è sbagliato tagliare il filo del dialogo con i radicali, anzi bisognerebbe «esaltare le convergenze su temi come la libertà dei media e il conflitto di interessi». Quindi il deputato ds invita a «non mollare la presa» e propone al partito di sostenere Pannella e compagni nella raccolta delle firme o nell'accesso agli spazi in tv. Ma anche nella Margherita c'è chi non vuole arrendersi al fallimento della trattativa: «I margini ci sono, sarebbe incomprensibile non tentare ancora», dice Enzo Bianco che al radicali è pronto a offrire posti nelle liste non solo alle Regionali ma pure alle Politiche. Soprattutto, non accetta veti sui temi referendari: «Sarebbe inaccettabile, in quel caso dovremmo lasciare il partito io e quel 40% che la pensa come me».



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