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La cosa per bene

17 marzo 2005

di Luigi Castaldi

"Facciamo le cose per bene, non come nel 1999". Parrebbe un'esortazione piena di buon senso, quella di Daniele Capezzone al ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, circa la ripulitura degli elenchi elettorali dai morti ("e dai fantasmi" aggiunge il nostro) che concorrono di fatto ad innalzare la soglia del quorum nelle consultazioni referendarie (Il Messaggero, 14.3.2005). Parrebbe, dicevo, ma non lo è, Capezzone chiede l'impossibile. Eliminare da quegli elenchi i nomi di tanti elettori ormai defunti è una richiesta, come direbbe quella gran perla di Antonio Socci, di chiara cifra secolarista, laicista, illuminista, materialista, scientista, relativista, nichilista, anticlericale, anticattolica, anticristiana, satanista e forse anche un po' massonica, va'. In ogni caso, è fin troppo palese in essa un odioso intento persecutorio nei confronti della Chiesa di Roma. La quale, come recita la Dottrina è communio vivorum atque mortuorum, cioè comunità dei vivi e dei morti insieme. Potrei citarvi il Paolo VI dell'enciclica Mysterium Fidei (30), o il San Pietro Crisologo dei Sermoni (65, 1), o la Profissio Fidei Tridentinae (I, 2, 12, 1020), o l'Aquinate dello Scriptum super Sententiis (IV, 13), ecc. ecc.

Non temete, non vi maciullerò i coglioni fin dal numero 0 di questa pregiata newsletter, non lo farò. Basti per tutti il Sant'Agostino del Civitate Dei (20, 9, 2): "Le anime dei pii defunti non sono separate nell'Ecclesia", con la bell'eco laica in Marcello Pera: "Tu mi vedrai e io ti parlerò, così la comunità dei vivi e dei morti si compirà" (Libero, 24.2.2005), amen. Vivi e morti sono un tutt'uno, nel Corpus Mysticum e negli elenchi dei aventi diritto al voto. Bravi cristiani, via, anche se morti. E obbedientissimi, peraltro. Scommettiamo che neppure uno d'essi si recherà a votare, proprio come ordina il cardinal Ruini?



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