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Il cattolico «eretico»: al referendum con i radicali
Tombolini, ex vicepresidente di Ac: Ruini è poco dignitoso, impone la sua linea politica alla Chiesa; gli embrioni?Anche i moscerini sono vita. Andreotti mi ha messo tristezza e Prodi poteva stare zitto.

• da Corriere della Sera del 22 marzo 2005, pag. 11

"Apostata". "Eretico". "Traditore". Già cominciano ad arrivargli le prime e-mail,
le prime lettere dai cattolici indignati. E, dall'altra parte, Daniele Capezzone lo indica come cattolico buono, esempio di tolleranza e laicità, nuova versione del Pietro Scoppola divorzista del 1974. Così Antonio Tombolini, 45 anni, già vicepresidente dell'Azione Cattolica, si avvia a diventare uno dei simboli della campagna referendaria, che la maggioranza e parte dell'opposizione pensavano di relegare a tema estivo e sta diventando invece non solo argomento di confronto ma anche linea di frattura sui terreni decisivi della scienza, della fede, della filosofia, dell'etica, in una parola della politica. "A cinque anni ero già nell'Azione Cattolica". Non esageri, Tombolini. Forse neppure Scalfaro. "Sono nato a Loreto. Vado da sempre a messa in basilica. Vivo la mia fede tra i pellegrini sofferenti, e questo può generare cinismo oppure una particolare sensibilità per le malattie e la ricerca delle cure. Sono cresciuto prima dalle suore, poi all'oratorio. Famiglia democristiana in una regione rossa: papà consigliere comunale, zio consigliere regionale. Io non avevo nulla di ribelle. Primo voto, Dc. Primo referendum, sì all'abrogazione della legge sull'aborto. Fidanzato per dieci anni con Patrizia, compagna di liceo, che ho sposato e mi ha dato tre figli". Nel 1980 venne a Loreto Dino Boffo, oggi direttore di Avvenire, allora segretario generale dell'Azione Cattolica. "Mi sentì parlare e mi propose di andare a Roma, a occuparmi dei giovani; voglio ancora bene a Boffo, lo considero una delle intelligenze più vive del mondo cattolico. Ho incontrato più volte il Papa, anche privatamente, e ho vissuto la prima, straordinaria fase del pontificato. Wojtyla rivendicava l'universalità della sua missione, e sconcertava i vescovi perché non voleva intromettersi nella politica Italiana. Poi, poco a poco, ha prevalso la linea della curia e della Conferenza episcopale. Che si sono impossessate della posizione ufficiale della Chiesa, anche grazie alla malattia del Papa". Sta dicendo che Giovanni Paolo II non è più in grado di esercitare il suo magistero? "E' vero il contrario. Un Papa malato ma attivo darebbe al mondo uno straordinario messaggio. Ma loro preferiscono mostrarloo inerte, e comandare al suo posto".


La "linea della Conferenza episcopale" è quella di Ruini. "Lo conosco bene. Lo portavo in giro in macchina quand'era giovane vescovo ausiliario di Reggio Emilia. Ci è accaduto di fare propaganda insieme: discorsi, conferenze, formazione. E' uomo di grande simpatia e di spiccate doti politiche. Ma questo espediente dell'astensione è il punto più basso e meno dignitoso che potesse raggiungere. Capirei una battaglia per il no, in difesa di un valore. Ma come cattolico non accetto che la Chiesa si abbassi a un escamotage, si degradi ad adottare una tattica politica". Al referendum Tombolini voterà quattro sì. "Non condivido la retorica sull'embrione: l'embrione è persona, è vita umana, è vita tout-court... A parte il fatto che anche i moscerini sono vita, al referendum non si voterà sugli embrioni. Quello è un tema che appartiene alla meditazione, al mistero. Si vota su norme positive, su convenzioni, come la legge che regola la morte cerebrale e l'espianto degli organi. Infatti la prossima questione a esplodere sarà l'eutanasia". Lei è favorevole? "Di fatto l’eutanasia c'è già. Sarei per regolamentarla, quindi per legalizzarne alcune forme ad alcune condizioni". Dice Tombolini che non c'è stato un momento di distacco dalla Chiesa. "Sono stato vicepresidente dell'Azione Cattolica per cinque anni fino alla scadenza del mandato, nell'86. Resto credente e praticante. Mi sono avvicinato ai radicali come obiettore di coscienza. Da diedi anni sono nel partito, ma solo ora mi sono offerto di candidarmi. Ho scritto a Capezzone e a Pannella: hanno bisogno di un cattolico che la pensi come loro? Eccomi. Che mi strumentalizzino pure. Sarei stato felice di candidarmi in una lista Coscioni, trovo scandaloso che Prodi e i cattolici della Margherita abbiano rotto con il centrosinistra sui suo nome. Luca, come il Papa, non può camminare, non può parlare, ma comunica e fa politica con la sua sofferenza". Prodi dice che voterà, ma non dice come. "Fa di tutto per evitare di prendere posizione. Tanto valeva tacere". Andreotti ha cambiato idea: si asterrà. "Mi ha messo tristezza. Una sottomissione antica". Berlusconi è sulla linea Ruini. "Per un calcolo di convenienza. Puro opportunismo". E la Bindi? Era vicepresidente dell'Azione Cattolica insieme con lei. "E non mi piaceva. Già allora con gli avversari era spietata; e io ero un suo avversario. La Bindi applica le sue doti senza troppi scrupoli. Per lei il fine, certo ottimo, giustifica qualsiasi mezzo.


Io ero convinto che la Chiesa dovesse avere una presenza significativa nella società; la Bindi e il presidente Monticone erano interessati solo alla formazione delle classi dirigenti. Molti ambivano anche a farne parte, e l'Azione Cattolica diventava un trampolino per far carriera nella Dc, o in Rai". Lasciata Roma per le sue Marche, Tombolini ha venduto polizze vita per il Programma Italia di Berlusconi e Doris, poltrone Frau, antenne per telefonia mobile, cibi tipici su Internet, dove ora ha un sito bottega e un blog per discutere di referendum, Simplicissimus.it. "In settimana vedrò Capezzone e Pannella per vedere come possono strumentalizzarmi di più. Farò campagna. Ci sono cattolici che mi insultano. Ce ne sono altri che mi danno segnali opposti; e non soltanto i cristianosocialisti di Giorgio Tonini, che ai miei tempi era presidente della Fuci; anche nella gerarchia matura un’insofferenza al tatticismo di Ruini. Ma mi interessa di più la maggioranza silenziosa dei credenti. Alla fine il referendum potrebbe anche essere la vittoria dei cattolici che non si inchinano".



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