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Pannella: quel corpo sequestrato dalla barbarie dei fanatismi

• da Corriere della Sera del 1 aprile 2005, pag. 6

di Maurizio Caprara

ROMA — No, non è l'eutanasia che vorrebbe introdurre nelle leggi italiane Marco Pannella la fine riservata a Terri Schiavo.

Secondo il radicale che in Italia si battè per difendere il divorzio e per legalizzare l'aborto, a quella donna ridotta a vegetale, alla quale lo Stato ha scelto dopo tanto tempo di togliere il cibo, «è stata negata pure la buona morte».

Sottigliezze laiciste? Sofismi? Per farsi un'idea, ecco come la pensa il patriarca radicale, ieri in viaggio tra Ginevra e Bruxelles.

 

Quale differenza c'è tra l'eutanasia e la maniera nella quale si è spenta Terri Schiavo?

«A lei la famiglia, lo Stato, i medici, i riflessi ideologici di tanti hanno tolto perfino il diritto al proprio corpo, alla propria vita, alla propria morte», sostiene Pannella.

«Le avevano negato la morte con l'accanimento terapeutico iniziale, con lei ridotta a una vita vegetale. Il suo corpo è stato sequestrato da proprietari diversi da sé», è la sua tesi.

Quali proprietari? «Stato, famiglia, fondamentalismi religiosi e stampa si sono disputati quel corpo. Miguel de Unamuno, filosofo spagnolo, diceva che tutti i fascismi hanno una caratteristica comune: sono necrofili. L'accanimento su quella salma ce lo ricorda».

 

Scusi, perché una persona ancora viva e che stava male andava eliminata? Soltanto perché la sua volontà non poteva essere nota? Se si dice «in dubbio pro reo», nel dubbio si adotti la soluzione più favorevole per il colpevole, perché nel dubbio non si favorisce il malato? «Se non ci fosse stato l'accanimento terapeutico per evitare che Terri Schiavo morisse, non si sarebbe arrivati a quel punto. Vi sono barbarie prodotte dagli stessi fanatismi, talebani o vaticani che siano, con i loro tremendi colpi di coda». Talebani e vaticani. Pannella, è sicuro di ciò che dice? Non le pare, quanto meno, un paragone forzato? «Forzato? Per niente».

Perché? «Riteniamo barbarie i talebani che sparavano su idoli di pietra? Dimentichiamo una delle importanti eresie della storia, anche cristiana: quella della furia iconoclasta», è la risposta.

Quando presentaste il primo progetto di legge a favore dell'eutanasia?

«Più di vent'anni fa, con Loris Fortuna. Occorreva e occorre battere il flagello dell'eutanasia clandestina di massa, incontrollata, in corso in Italia».

 

In Italia secondo lei c'è un'eutanasia di massa? «In Italia, probabilmente, di Terri Schiavo ce ne sono a centinaia negli ospedali. Più quelle nelle case. Davanti a casi disperati, spesso i medici, e non solo loro, tolgono la spina. Per pietas, e non solo per pietas... Ma manca...». Manca? «Manca la regolamentazione che rese l'aborto, da flagello in crescita, un fenomeno circoscritto. E tuttora il proibizionismo su "pillola del giorno dopo" e preservativo portano a 150 mila aborti l'anno».

 

Eravamo partiti da Terri Schiavo... «Terri Schiavo è il nome di un impazzimento collettivo. Molto più che i roghi e le torture con i quali si "salvava la Vita" in tempi non così lontani», è la conclusione del patriarca radicale.

 

A sentire questo dirigente politico che sostiene da decenni la proposta di introdurre l'eutanasia nella legislazione del nostro Paese il caso della povera donna degli Stati Uniti ha ben poco a che vedere con l'eutanasia.

«Hanno assassinato quel corpo. Lo hanno ammazzato per sete e per fame», ripete Pannella.

 

Inutile dire che nei suoi pensieri ci sono i referendum sulla fecondazione assistita. Un argomento che sta sullo sfondo anche di questa conversazione.

«Luca Coscioni ha inventato il proprio modo di parlare», ricorda Marco riferendosi al presidente di «Radicali italiani» che lotta contro la sclerosi laterale amiotrofica.

Secondo il suo gruppo, uno dei tanti mali che potrebbero essere curati meglio se si togliessero alcuni limiti alla ricerca. «C'è tanta spettacolarizzazione, sulla politica. Ma su Luca da parte dei mass media non ce n'è», osserva Pannella. E si domanda: «Chissà perché?».

 

 

 



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