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Pannella: se ci avesse dato retta ora Silvio non si leccherebbe le ferite
Non ripeta l'errore sul referendum e sulle prossime elezioni politiche

• da La Stampa del 5 aprile 2005, pag. 7

di Francesca Paci

Se ora Silvio Berlusconi scegliesse la sciagurata data del 15 giugno per la consultazione referendaria confermerebbe la linea che ha condotto la Casa delle Libertà a questa clamorosa sconfitta». Marco Pannella, fiaccato solo nel tono della voce dallo sciopero della sete iniziato due giorni fa per chiedere l'amnistia per i reati commessi fino al 2004, rilancia vigorosamente le condizioni del partito radicale per un accordo con il centrodestra alle prossime elezioni politiche. A cominciare dalla battaglia per l'abrogazione della legge 40 sulla procreazione assistita.


La coalizione guidata dal premier incassa una sconfitta pesante. Si aspettava un esito tanto netto?
La mia previsione era che il centrosinistra avrebbe vinto proprio per undici regioni a due. Un successo senza margini d'errore. La morte del Papa ha aggiunto qualche incertezza ai pronostici, potevano mutare lievemente le proporzioni del risultato, ma da settimane c'erano evidenti segnali che annunciavano questo finale di partita. Si sapeva benissimo che Berlusconi non ce l'avrebbe fatta.


Eppure, il Presidente del Consiglio mostrava ottimismo. Perché, al contrario, lei era tanto sicuro della débàcle della Casa delle Libertà?

Bastava guardare le ultime infelici battute della campagna elettorale. Con il presidente del Consiglio smaccatamente subalterno alla Lega di Umberto Bossi e l'immagine dell'intera coalizione indebolita. Prendete il rifiuto dell'ospitalità alle nostre liste Luca Coscioni. Berlusconi ci voleva, l'ha ribadito decine di volte, sapeva che era la decisione migliore. Ma, sbagliando, ha finito per cedere alla componente clerico-fascista della sua alleanza, la "linea Fanfani Almirante", quella contraria all'interruzione di gravidanza, al divorzio, alla libertà della ricerca scientifica. Una posizione che da trent'anni in Italia è assolutamente perdente.


Vuol dire che con i radicali arruolati nelle fila del centrodestra il risultato di questa tornata sarebbe stato molto diverso?
Il problema non è la somma delle preferenze ma il programma. Premesso che queste consultazioni sono state caratterizzate dall'illegalità, dalla truffa e da procedure elettorali antidemocratiche e verranno probabilmente decise da organi giurisdizionali, puniscono di fatto la politica più scopertamente clericale e meno liberale. Chi vince? E' evidente. L'Italia laica. La maggior parte del popolo di centrosinistra, dai militanti di Rifondazione comunista ai socialisti ai Ds, è stata al nostro fianco sin dall'inizio nella campagna referendaria sulla procreazione assistita.


Eppure, alla fine, neanche l'Unione ha concesso ospitalità ai radicali.
Certo, l'ostilità di Romano Prodi ha avuto la meglio. Ma la vittoria oggi è dell'intera formazione di centrosinistra, buona parte della quale ha raccolto le firme per i quattro referendum insieme ai radicali. A questo punto, speriamo in una presa d'atto dei partiti d'entrambi gli schieramenti. Ai Ds suggeriamo di adoperarsi perchè la linea laica prevalga sulla componente prodiana, specialmente ora che hanno avuto una visione chiara di quali siano i rischi di scelte reazionarie. Ai vertici della Casa delle Libertà facciamo notare che se avessero mutato atteggiamento per tempo nei nostri confronti non starebbero lì a leccarsi le ferite».

E' una nuova proposta di alleanza al migliore offerente?
L'Unione, comunque, ha vinto».


Vuol dire che Berlusconi e compagni farebbero bene invece a ripensare alle proposte dei radicali in vista delle politiche del 2006?
I sondaggi ci dicono che due italiani su tre sono favorevoli all'abrogazione della legge 40. Ammesso che siano tenuti in condizioni di legalità, i quattro referendum in corso di convocazione confermeranno clamorosamente la volontà dell'Italia laica. Suggerisco a Silvio Berlusconi di essere coerente con il preannuncio fatto pubblicamente e non ripetere la sciagurata scelta fatta nel 1997 dal Governo Prodi-Napolitano convocando le consultazioni per il 15 giugno. Se lo facesse, il premier ripercorrerebbe la strada che l'ha portato alla sconfitta di oggi.



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