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Referendum il 12 giugno La decisione del governo
FECONDAZIONE / Niente intesa sul 29 maggio. Pisanu: poli divisiL 'ira dei promotori: si favorisce l'astensione

• da Corriere della Sera del 8 aprile 2005, pag. 15

di Margherita De Bac

Cinque minuti. Il tempo di entrare in sala, sedersi ai propri posti e alzare il braccio, per dire sì. Con una riunione lampo, riconvocata appositamente, il Consiglio dei ministri ha risposto a un interrogativo lasciato in sospeso per circa 3 mesi. Il referendum sulla procreazione medicalmente assistita si terrà il 12 giugno. L'ultima data utile (le consultazioni popolari devono cadere tra 15 maggio e 15 giugno). 

 

Scartata l'ipotesi del 29 maggio, che il Comitato promotore dei referendum aveva rilanciato in un incontro avuto in mattinata con Berlusconi, mostratosi possibilista. «Una data balneare potrebbe creare guai con Veronica che è dalla vostra parte — ha scherzato con Katia Zanotti —. Volete prenderla come testimonial della vostra campagna? Non fatelo, potrebbe dire di sì». Il premier ha quindi incaricato il ministro degli Interni di verificare la disponibilità delle forze politiche. Poche ore piu tardi Pisanu ha riferito che «l'opposizione non è stata unanime nell'aderire alla proposta» senza specificare chi nel centrosinistra fosse andato controcorrente. Fabio Mussi, portavoce del Correntone, nega: «Voci discordi nell'Unione? Non mi risulta, ci dicano chi è».  

 

QUORUM — Obiettivo centrato dal partito del no e dell'astensione, la Chiesa, la maggioranza con parte della Margherita. Insorgono invece coloro che puntano sull' abrogazione degli articoli chiave della legge (opposizione più i liberal di Forza Italia). Si andrè alle urne dopo la chiusura delle scuole, un giorno e mezzo per rispondere con sì o no al 4 quesiti su temi che investono problemi morali e religiosi. Sul voto incombe il rischio dell'astensionismo, del mancato raggiungimento del quorum, come piacerebbe al presidente della Cei, Camillo Ruini. In questo caso la legge definita la più rigida d'Europa si salverebbe. 

 

Sulla scelta della data il governo si è spaccato. Alemanno, da lontano, che spingeva per giugno. Follini con lui, Fini propenso a dare un segnale di disponibilità ai cittadini, la Prestigiacomo in linea col vicepremier non per opportunità politica ma perché ostile alla legge. Berlusconi a quel punto ha incaricato Pisanu di ascoltare i partiti. Nel pomeriggio, dopo la riunione lampo dell'esecutivo, ha spiegato perché è stato scartato il 29 maggio: «Sarebbe stato necessario un decreto elettorale per accorpare il referendum alle votazioni amministrative della Sicilia, che cadono in questa data. In mancanza dell'unanimità nell'opposizione e nella maggioranza non abbiamo ritenuto politicamente possibile percorrere questa strada» . Sono rimaste in gioco le prime due domeniche del mese successivo: «Il governo ha escluso il 5 giugno perche avrebbe avuto un impatto negativo sulla chiusura dell'anno scolastico, la settimana successiva. Si è evitato il ponte del 2 giugno che avrebbe distratto i cittadini», ha chiarito Pisano ricordando che la metà delle 16 consultazioni tenute finora in Italia si sono svolte nel mese estivo.  

 

REAZIONI — Durissime le reazioni. Il Comitato promotore del referendum reputa "inconsistenti" le motivazioni addotte per escludere il 29 maggio e annuncia il ricorso alla Consulta, che verra presentato in tempi rapidissimi. Vannino Chiti, coordinatore per le relazioni politiche dei ds, denuncia il fatto che il governo «abbia scelto senza rigore e trasparenza. Potevano evitare la sceneggiata di stamattina. Berlusconi ha fatto finta di accogliere la proposta dei referendari». Soppesa attenta le parole Donna Bianchi, da poco passata nella Margherita: «Cercare l'unanimità su un tema così delicato è giusto e razionale».

 

«Pessima, gravissima e irragionevole» è la scelta del governo per Daniele Capezzone, Rita Bernardini (Radicali) e Marco Cappato (associazione Luca Coscioni). Replica il Comitato scienza e vita, nato per dare sostegno alla legge sulla fecondazione artificiale: «Il voto a giugno permetterà a tutti di spiegare l'effettiva posta in gioco». Sì della Lega: «Sono lieto» sorride uscendo da Palazzo Chigi il ministro Roberto Calderoli.


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