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E nell' ospedale di don Verzè sfida sui diritti dell'embrione
Al San Raffaele le tesi opposte dei ricercatori Cossu e Vescovi. La singolare "coabitazione" nello stesso laboratorio. Il prete fondatore: chiedo onestà e responsabilità.

• da La Repubblica del 16 maggio 2005, pag. 9

di Fabrizio Ravelli

Confronto è parola troppo debole per definire quel che succede qui al San Raffaele, sui temi del prossimo referendum. Qui non solo si fa ricerca ai massimi livelli nazionali ed europei, ma si discute, ci si appassiona, si fanno convivere opinioni opposte. La pigrizia del luogo comune può far pensare: il San Raffaele, la creatura del vulcanico prete don Luigi Verzé, dev’essere una specie di scuola di guerra anti referendum, una fortezza dell'ortodossia religiosa trasferita nella scienza. La realtà è molto diversa, e parecchio più interessante da esplorare. 

Basta salire al secondo piano, dove stanno i laboratori dell'Istituto di ricerca per le cellule staminali (SCRI). 

Direttore Giulio Cossu, condirettore Angelo Vescovi. Bene: Cossu e Vescovi, che lavorano gomito a gomito, che si incontrano tutti i giorni, che sono entrambi punti di riferimento assoluti per questo settore della ricerca, la pensano in maniera diametralmente opposta su diverse questioni centrali. Sull'uso di cellule staminali embrionali, sulla diagnosi pre impianto degli embrioni, sulla natura dell'embrione, eccetera. Cossu, che aderisce all'associazione "Luca Coscioni: per la libertà di ricerca scientifica", ha annunciato che il 12 giugno andrà a votare quattro Sì. Vescovi è per l'astensione. 

Seduto nel suo minuscolo studiolo, Vescovi frigge, freme, si appassiona. 

«Allora, mi stia a sentire. lo non sono cattolico. Sono un laico, agnostico, seguace della filosofia taoista. Ma non ci sto a considerare questa diatriba come cosa che riguarda la religione. E non sopporto la prepotenza ideologica, per cui se dico di esser contro i referendum devo essere tacciato di oscurantismo, di voler compiacere le alte sfere, in ossequio a chissà quali cricche religiose. Il fatto è che il referendum ha mistificato, ela gente crede di anda re a votare per qualcosa che, in realtà, non esiste». 

La libertà di ricerca, appunto. «Guardi, che la libertà di ricerca sia violata ogni giorno è un dato di fatto, in questo Paese. Dal nepotismo, dalla burocrazia, dalla carenza di fondi, dalla mancanza di flessibilità Questi sono i veri problemi». E invece? «Invece c'è chi pensa che alla scienza tutto deve essere permesso. Io la chiamo scienza del dottor Mengele». Vescovi pensa, per esempio, che l'embrione è una vita umana: «Certo: la vita umana è un continuum, dalla fecondazione in avanti. E non c'è modo di fissare un momento, di tirare una linea. L'assenza di struttura cerebrale non è un parametro. Perché, il paziente affetto da Alzheimer che non ha funzioni cognitive non è una persona? E tutto questo per poter usare gli embrioni senza regole?». 

Il punto è poi questo: per Vescovi usare staminali embrionali non è solo eticamente inaccettabile, ma è inutile. «Chi dice che l'unica via per la ricerca sono le embrionali dice il falso, fa disinformazione. Si possono produrre staminali senza passare dall'embrione. E, oltretutto, sulle embrionali arriviamo ultimi: tutti, nel mondo, fanno più o meno le stesse cose. Buttiamoci allora su un'altra strada. Ci sono ricerche in corso sulla possibilità di far "regredire" cellule adulte, adipose per esempio, fino allo stadio di staminale. Investiamo su quello, checi toglie ogni problema etico». 

Chissà che cosa devono essere gli incontri Vescovi- Cossu nei corridoi. 

Match di lotta? Macché: entrambi dicono di avere "ottimi rapporti". «Con Angelo, il contrasto non proibisce di ridere e scherzare - risponde Cossu -. Ognuno continua per la sua strada». E cosa pensa dell'uso delle cellule embrionali? «Non lavoro con le embrionali, perché per la ricerca sulla distrofia esiste un'altra fonte molto efficace, e cioè i vasi sanguigni. Però dico: se tutto il mondo investe sulle embrionali, è possibile che tutti si sbaglino? La verità è che non sappiamo ancora abbastanza per dire che cosa è meglio. Per certe patologie, saranno le cellule adulte, e così si potranno lasciar stare gli embrioni. Ma per le cellule beta del pancreas, per la ricerca sul diabete, funzionano solo le embrionali. Bisogna esplorare tutte le strade, senza precludersene nessuna». 

Nè, secondo Cossu, è giusto considerare l'embrione come un essere umano: «E’ sicuramnente vita, ma il punto è un altro. Quali sono le sue probabilità di vita? In un embrione naturale, in utero, non più di una su tre. Quello ottenuto in vitro ha il 20 per cento di probabilità di nascere. Quello donato meno di una probabilità su cento. Questo per i topi. Forse lo zero per cento nei primati, visto che nessuna scimmia è stata donata con successo. E poi l'embrione non è una vita autonoma: dipende dall'utero che lo accoglie, è in simbiosi totale con la madre, ed è la madre che dcvc decidere». 

Cossu si appassiona: «Dire che la vita è sacra e non si tocca è qualcosa di enucleato dal mondo. Il fatto è che la nostra legge identifica peccato con reato, il che è tipico di uno Stato talebano. Per la fecondazione eterologa è lo stesso: saranno liberi o no gli indivi dui di far nascere un bambino desiderato e amato, o no? Il divieto di diagnosi dell'embrione preimpianto: non è forse una cosa barbara costringere a impiantare un embrione malato o malformato? Non sarà certo che, nel mondo, tutti sbagliano e solo noi abbiamo ragione. In Europa ridono, dicono che siamo l'unico Paese che ha il Vaticano. lì fatto è che queste faccende sono scelte drammatiche, e solo alla donna deve spettare la decisione. Non al marito, non al medico, e tanto meno allo Stato». 

E allora, chi dirime queste divergenze al San Raffaele? Don Luigi Verzé, padre fondatore,

dice: «Ai ricercatori io chiedo l'onestà e il senso della loro personale responsabilità. La ricerca, come ogni intrapresa, deve ammettere il rischio, ma ben calcolato dall'intelligenza». Il punto centrale è: «Un ospedale per la vita. L'uccidere in qualsiasi modo è il netto contrario del San Raffaele. Ma è sbagliato contrapporre la scienza alla fede, anzi è indecente. La vera scienza non è mai anti-etica». E dell'embrione don Verzé dice: «L'embrione è un soggetto: sono per la ricerca che non uccida nè ferisca l'embrione. Quando la scienza sarà in grado di fare ciò, speriamo al più presto, allora potremo lavorare anche sull'embrione. Non prima». 

E c'è un Comitato etico ad affrontare le questioni. Il segretario Alfredo Anzani dice: «Non ci sono diktat religiosi. Questo è un luogo straordinario, e don Luigi ha sempre difeso il concetto di libertà, legato alla responsabilità». Non si fanno aborti, non si congelano embrioni, non si fanno analisi pre impianto, I protocolli di ricerca si discutono, e infine si votano a maggioranza: «Noi diamo un'enorme importanza alla scienza. Dopo, quello che c'è nella testa dci riccrcatori io non lo so». C'è dice il direttore scientifico Claudio Bordignon «che questa è davvero un'istituzine laica, e le idee convivono. La scienza di frontiera non può essere legiferata a priori». 

Bordignon sicuramente andrà a votare, anche se per il suo ruolo istituzionale non vuol dire come. Si capisce, per esempio, che sulla fecondazione eterologa è convinto si tratti di una scelta individuale. Di sicuro, sostiene che la legge ignora aspetti importanti: «Per esempio: ci sono linee staminali embrionali disponibili, in altri paesi. Una volta verificata l'origine, credo sia interesse della comunità scientifica e della società civile poterle acquisire e e usare. Ma nella legge, questo non c'è». E ancora: la selezione embrionale. «Se non si può fare, la gente andrà all'estero. lo non credo che possiamo ignorare questa realtà».




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