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Scienziati, il manifesto del «sì»
REFERENDUM ~ Un documento di cento ricercatori chiede libertà di sperimentazione sulle staminali
«Con l'attuale legge sulla procreazione i nostri laboratori cedono il passo a quelli dei Paesi più avanzati»

• da Il Sole 24 Ore del 18 maggio 2005, pag. 15

di AR.M.

Ai quesiti del referendum del 12-13 giugno sulla fecondazione assistita un folto e qualificato gruppo di scienziati italiani voterà quattro sì. Per sostenere questa posizione oggi sarà lanciato un «Manifesto dei cento», documento appoggiato da Renato Dulbecco e sottoscritto da Rita Levi Montalcini e Umberto Veronesi, ma al numero di adesioni iniziali se ne sono già aggiunte molte altre. Altri scienziati hanno tuttavia preso e prenderanno posizioni diverse: tra le più significative quella del ricercatore del San Raffaele. Angelo Vescovi (di cui «Il Sole 24 Ore-Domenica» del 15 maggio ha pubblicato un ampio intervento), la cui ricerca riguarda le staminali adulte. Un'altra è quella del genetista Bruno Dallapiccola (intervistato qui a fianco), presidente del «Comitato scienza e vita” cioè del movimento che sta conducendo la campagna per l'astensione in difesa della legge. 

È il suo diretto antagonista, il «Comitato Ricerca e Salute», a organizzare l'incontro di stamane a Roma per la presentazione del documento con gli scienziati per i quattro sì. Saranno presenti, tra gli altri, Elena Cattaneo,  Giulio Cossu, Antonio Forabosco, Carlo Flamigni, Luca Gianaroli, Lucio Luzzato,. Mario Molinaro, Alberto Piazza, Giorgio Siracusa, Vittorio Sgaramella, Piergiorgio Strata e Ettore Barale. All'incontro parteciperanno anche i rappresentanti delle associazioni di malati e gli esponenti del Comitato promotore referendum. 

«La vittoria dei quattro sì - ha dichiarato Marco Cappato, segretario dell'Associazione Luca Coscioni — si tradurrebbe nell'eliminazione di specifiche proibizioni ingiustificabili e pericolose, consegnando una legge immediatamente applicabile, in linea con le regolamentazioni di gran parte dei Paesi più avanzati». La numero 40, secondo gli scienziati, è una cattiva legge non solo da un punto di vista scientifico, ma anche etico. Si legge nel documento: «La legge, limitando a tre il numero di ovociti che si possono fecondare e vietando il congelamento degli embrioni, aumenta i rischi per la salute della donna e diminuisce le probabilità di successo della nproduzione assistita». Inoltre, «Vietando la donazione di gameti, la legge impedisce a molte coppie sterili di avere figli anche quando uno dei due partner potrebbe essere genitore biologico». E non è l'unico paradosso: «La legge proibisce la diagnosi pre-impianto nel caso di coppie a rischio per malattie genetiche, anche quando il rischio di far nascere un bambino affetto da una malattia grave è elevatissimo (dal 25 al 50%). Paradossalmente, le stesse coppie che sono costrette da questa legge a correre tale rischio potranno fare ricorso successivamente a una diagnosi prenatale e a una interruzione volontaria di gravidanza, che comporterà un trauma fisico e psicologico ben superiore a quello di una diagnosi pre-impianto». 

Quanto alle restrizioni sulla ricerca, i Cento, affermano che "attribuendo al concepito, già allo stadio di poche cellule indifferenziate, gli stessi diritti delle persone già nate, la legge 40/2004 preclude la possibilità di svolgere ricerche scientifiche su queste fasi precocissime dello sviluppo umano, persino nel caso di embrioni che non verranno reimpiantati e che quindi andranno comunque persi». Ai ricercatori che (come Vescovi) affermano che sia bene concentrarsi esclusivamente sulle staminali adulte, in quanto esse porrebbero meno problemi etici, gli scienziati per il sì rispondono: «Riteniamo che la equivalenza delle cellule staminali adulte rispetto alle cellule staminali embrionali non sia affatto scientificamente dimostrata. E’ evidente perciò come convenga esplorare tutte le opzioni possibili nello sforzo di combattere gravi malattie, da quelle degenerative a quelle tumorali, che potrebbero giovarsi dell'impiego di cellule staminali». 

Il documento costituisce un'importante presa di posizione di una parte consistente della comunità scientifica italiana. Rispetto all'ultimo punto è da ricordare l'appello all'Onu firmato da 77 premi Nobel (pubblicato sul «Sole 24 Ore-Domenica» del 15 maggio), i quali affermano che «grazie al rapido progresso della ricerca scientifica, e in particolare agli incoraggianti risultati dalle sperimentazioni sulle cellule staminali embrionali umane, esistono oggi speranze concrete che da tale ricerca si possa giungere alla scoperta di cure per malattie come il diabete, le malattie cardiovascolari, il morbo di Parkinson, l'Alzheimer, la sclerosi, la distrofia e molte altre che colpiscono centinaia di milioni di esseri umani in tutto il mondo». Per questo occorre dare «voce a una speranza di vita e di salute che oggi passa per la libertà della ricerca scientifica e che rifiuta vecchi e nuovi proibizionismi anti-scientifici e ideologici».
 


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