Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
ven 26 apr. 2024
  cerca in archivio   NOTIZIE
IV Congresso di Radicali Italiani: la relazione della tesoriera Rita Bernardini

Riccione, 29 ottobre 2005

Cari partecipanti al quarto congresso di Radicali Italiani, care compagne, cari compagni,

 

da qui, da Riccione, da questo Congresso mi auguro che sia  confermata e rilanciata questa nuova vicenda politica che ci vede impegnati insieme ai compagni dello SDI, dell’Associazione Luca Coscioni, dei giovani socialisti e di tutti i socialisti e liberali che vorranno esserci a dare vita ad un nuovo soggetto politico laico, socialista, liberale e radicale. Molta strada è stata fatta, ma molta ancora dobbiamo farne se siamo convinti che il passaggio elettorale sarà solo una tappa di questo percorso che - come ha detto felicemente Pannella - punta oggi sull’alternanza di governo per dare possibilità di sbocco a quell’alternativa che da sempre ricerchiamo e per molti versi pratichiamo nel nostro modo di vivere la politica.

 

Alternativa a che cosa? Già nei 31 punti del programma di Fiuggi è possibile trovare sia le radici, sia le prospettive di questo “nuovo” possibile.

 

Alternativa alla morte per soffocamento per esempio, come chiedeva Diane Pretty malata di sclerosi laterale amiotrofica, e come chiedono Piergiorgio Welby e Luca Coscioni. Diane avrebbe voluto morire dolcemente fra le carezze di suo marito e dei figli, piuttosto che - come l’hanno costretta le leggi - nel dolore straziante di una violenta crisi respiratoria. Eutanasia regolamentata per legge, invece che praticata clandestinamente a gò-gò come avviene da sempre negli ospedali.

 

Alternativa alle leggi proibizioniste che si basano sull’imposizione e non sul principio di responsabilità della persona, che favoriscono la diffusione a dismisura delle condotte che avrebbero la pretesa di combattere. Regolamentazione di ciò che oggi è reso clandestino. E’ saggio, è da persone che sanno governare, considerare delinquenti cinque milioni di consumatori di hashish e marijuana? E, se non corriamo ai ripari sventando il tentativo della legge Fini, si tratterà

ben presto di cinque milioni di candidati alla galera per il possesso di qualche spinello.

 

Alternativa a ciò che abbiamo conosciuto a nostre spese e a spese del paese in questi trent’anni.

La politica non ha il compito di fare miracoli e di redimere l’uomo dai suoi peccati; i laici, nel rispetto di tutte le ideologie  e religioni, si candidano a realizzare qualcosa di molto semplice e terreno. Vogliamo lavorare, per esempio, per l’alternativa ai misfatti di cui la politica si è resa protagonista nei settori della giustizia, dell’economia, delle istituzioni. Cos’è se non un misfatto l’aver tradito l’esito referendario sul finanziamento pubblico, sulla responsabilità civile dei magistrati, sulla legge elettorale che gli italiani volevano senza quota proporzionale e che oggi sta per essere loro consegnata, di nuovo, al cento per cento proporzionale? L’aver ripristinato i ministeri soppressi con il voto popolare, l’essersene fottuti del referendum che chiedeva la privatizzazione della RAI o di quello che aveva ottenuto l’abrogazione delle trattenute automatiche dei sindacati? E il masso dal cavalcavia scagliato dai giudici della Corte costituzionale sulla macchina referendaria guidata da Pannella? Ve la ricordate quella magnifica vignetta di Giannelli dove i giudici gridavano in coro “bingo!!!” Avevano fatto fuori in un sol colpo le speranze di riforma di milioni di italiani.

 

Di fronte a questi sfregi, a questi attentati è’ un miracolo che si sia ancora vivi e addirittura protagonisti di questa nuova vicenda politica. Vedete, io riconosco che qualcosa di veramente nuovo è accaduto quando Enrico Boselli con fermezza risponde a Prodi sulla richiesta di “programma omogeneo”, “non possiamo chiedere ai radicali quello che l’Unione non ha chiesto a Bertinotti”. Insomma, non capita tutti i giorni a noi radicali di incontrare interlocutori politici, nel caso dello SDI “compagni” che non ci chiedano l’esame del sangue preventivo prima di intrattenere rapporti con noi. E sono stati bravi Capezzone e Cappato ad imbastire quel rapporto quotidiano e di dialogo che ci ha portato al punto in cui siamo oggi. Certo, ancora una volta, abbiamo avuto l’impulso di fantasia necessario grazie all’ideuzza di Pannella sull’ospitalità così bene interpretata dal fondo di Francesco Merlo sulla Repubblica del 2 febbraio scorso: se si realizza l’ospitalità si creano dinamiche di entusiasmo e di scoperta di sé (…) essa, l’ospitalità, è sempre un rischio perché è un atto che travalica e trascende, rompe schemi e convenzioni, sconvolge ritmi e abitudini, ti costringere a convivere con il diverso, ti sottopone a prove e sfide.”

 

E, a proposito di singolarità e di schemi rotti, eccomi a parlare nel primo giorno di congresso con la solennità che c’è in una relazione d’apertura, delle nostre cifre, dei nostri bilanci, delle nostre casse.

 

C’è qualcosa di nuovo che riguarda il bilancio di Radicali Italiani per quest’anno politico. Abbiamo ridotto drasticamente il disavanzo d’esercizio che ammonta a 29.814 euro; l’anno scorso era stato di 608.973 euro e nel periodo della precedente gestione il disavanzo era pari a 1.366.946 euro.

Fin dal primo momento di assunzione della responsabilità di tesoreria è stato chiaro che occorreva rimboccarsi le maniche per reimpostare tutto il lavoro, sia per quel che riguardava l’autofinanziamento, sia per quel che riguardava i costi di struttura.

Altrettanto chiaro era il fatto che non si poteva continuare ad imputare a Radicali Italiani il 50% dei costi dei servizi forniti a tutta l’area e che non era possibile accettare che ogni 100 lire raccolte per l’autofinanziamento ben 60 erano direttamente imputabili alla raccolta stessa (call center e sue spese telefoniche, centro elaborazione dati, mailing, stampa e spedizione tessere).

Ho, abbiamo trovato ascolto, sia all’interno del movimento che nell’area radicale. Sono convinta che questo è avvenuto perché pur occupandoci prioritariamente di Radicali Italiani abbiamo sempre cercato e trovato collaborazione nei soggetti dell’area: mi auguro che qualcuno ricordi con quanta insistenza io e Daniele nelle nostre relazioni abbiamo posto il problema di trovare una sede dove poter discutere la gravissima situazione economico-finanziaria partendo dalla centralità del Partito Radicale Transnazionale. Scavare, sviscerare le nostre difficoltà – lo abbiamo fatto anche dedicando una sessione apposita del Comitato Nazionale – credo che abbia aiutato tutti a comprendere che occorreva fare scelte drastiche, difficili, per certi versi anche drammatiche  non solo all’interno di R.I. ma dell’intero piccolo universo radicale.

L’attivazione del Senato Radicale (organismo previsto dallo statuto del PRT) che si è assunto l’onere prioritario di convocare il Consiglio Generale per ripristinare la pienezza statutaria dopo le dimissioni del segretario e del tesoriere transnazionali; l’elezione del Presidente Pannella e del vicepresidente vicario con funzioni di tesoreria Maurizio Turco con i quali è in atto quella azione/collaborazione che è mancata negli anni precedenti, credo possa consentirci di avanzare la richiesta di annullamento del debito “interno” che, come avevo rilevato in occasioni precedenti, Radicali Italiani non sarebbe mai stato in grado di onorare.

 

 Ancora oggi gravano nel nostro bilancio le voci dei debiti contratti nei confronti dei soggetti dell’area, debiti che ci trasciniamo dagli anni precedenti: 1.850.333 euro, di cui € 1.315.740 nei confronti del PRT e € 441.319 verso la Lista Pannella; si tratta, lo sottolineo, del 90% del nostro passivo. Nei confronti della Lista Pannella si è dato troppo a lungo per scontato che potesse coprire in qualsiasi occasione le emergenze finanziarie dei vari soggetti, una sorta di cassa aperta dalla quale attingere. Se non ci fossimo fermati per tempo si sarebbe molto probabilmente pregiudicata la stessa possibilità della Lista di far fronte agli impegni contratti per la campagna elettorale delle europee impegni che corrispondono quasi esattamente – caso unico nel panorama dei partiti italiani – al rimborso delle spese elettorali. Già, “rimborso” che tale è – a quanto pare – solo per la Lista Pannella.

 

Sottolineato e rivendicato come positiva la riduzione del disavanzo d’esercizio da 609.000 a 30.000 euro, considero una mia personale inadeguatezza non aver raggiunto l’obiettivo della mozione dello scorso congresso dei 5.000 iscritti i versamenti dei quali erano a fondamento del Bilancio Preventivo che – nel gennaio 2005 e grazie alla collaborazione di Antonella Casu e Antonio Cerrone – presentammo in Comitato in una sessione appositamente convocata. Uno strumento che si è rivelato fondamentale per monitorare l’andamento del nostro autofinanziamento in corrispondenza con le spese programmate. Dopo il primo esploit di iscrizioni favorito anche dal gadget della radiolina firmata Radio Radicale per chi si fosse iscritto anche ad un altro soggetto dell’area, il ritmo di iscrizioni quotidiane registrato nei mesi successivi è divenuto  sempre più insufficiente fino a palesarsi disperato se rapportato al traguardo fissato in congresso e sempre ribadito nei comitati. E’ per questo che a maggio abbiamo deciso di dare un brusco taglio a tutte le spese a partire dai contratti a progetto delle collaborazioni politiche che si sono definitivamente chiusi a metà giugno.

 

Mentre scrivo gli iscritti sono in totale 2.171 (203 in più dell’intero scorso anno, ma meno della metà dell’obiettivo congressuale); i contribuenti non iscritti 872 per un totale di 3.043 persone che hanno versato in questo anno politico un totale 633.795 euro (74.188 in più rispetto all’intero scorso anno). Ogni iscritto ha versato in media 263 euro.

 

Ma nel Bilancio di previsione presentato a gennaio la cifra indicata come necessaria per l’autofinanziamento (basata sul presupposto delle 5.000 iscrizioni) era pari a 1.161.000 euro. Abbiamo perciò raggiunto il 43% delle iscrizioni e il 54,5% del denaro previsto. Se fossimo stati capaci di mantenere gli impegni della mozione avremmo potuto ridurre in modo non irrilevante il debito nei confronti dei soggetti interni all’area radicale. E non sarebbe stata poca cosa.

 

Oltre alle mie inadeguatezze, ci sono state a mio avviso anche quelle di tutto il movimento. Credo che dobbiamo essere tutti un po’ più attenti quando approviamo la mozione generale che rischia di divenire in alcune sue parti deliberative una mera dichiarazione di intenti. D’altra parte, personalmente, non ho mai ritenuto l’obiettivo dei cinquemila paragonabile a quello di precedenti campagne radicali come quelle dello “o lo scegli o lo sciogli”. L’ho considerato un obiettivo limitato, alla portata della classe dirigente di un movimento maturo che – forte delle battaglie storiche radicali contro il finanziamento pubblico – ritenga l’autofinanziamento elemento centrale del suo modo di esistere e di vivere.

 

Troverete nella documentazione in distribuzione, oltre al bilancio e i suoi allegati e alla relazione dei revisori dei conti, anche un’analisi degli iscritti. Consentitemi di soffermarmi brevemente su un dato, cioè la percentuale delle iscritte e contribuenti donna che, da quando si è costituito Radicali Italiani, si attesta attorno al 21% (quest’anno il 21,3% cioè 2.362 maschi e 673 femmine). Le stesse percentuali si registrano nell’intera area radicale con una eccezione, l’Associazione Luca Coscioni che ha il 26,4% di presenza femminile (l’anno scorso, quello della raccolta firme referendarie sulla legge riguardante la procreazione significativamente la percentuale è stata del 35%). Per curiosità sono andata a guardare i dati dall’87 in poi dell’intera area radicale. Ebbene, c’è stato un calo progressivo: si è passati dal 33,2% dell’87 e del ‘93 al 25,2% del 95 fino al 21,5% del 2000 e al 23,1% del 2005.

Non c’è alcun dubbio che la questione delle quote rosa è ingiusta e umiliante per le donne però qualcosa di fortemente anomalo ci deve pur essere in un Paese come l’Italia che con il suo 9,3 per cento di presenza femminile nei parlamenti si colloca all’84° posto della classifica mondiale dietro al Burkina Faso alla Jamaica e al Lesotho. Nel rapporto del Centro D’Ascolto presentato nella relazione di Marco Beltrandi, per trovare una presenza femminile nelle televisioni pubbliche e private (i dati si riferiscono al periodo post referendario da metà giugno a metà settembre) dobbiamo arrivare al 24° posto dove c’è Livia Turco; ma per trovare Emma Bonino dobbiamo arrivare al 49° posto. Nella classifica delle cento presenze televisive le donne sono 9, gli uomini 91. Vero è che quando si tratta di presenze televisive con i radicali non si scherza, al di là del sesso: a Marco Pannella, infatti, è riservato l’85° posto!

Insomma, quello che voglio dire, dopo tutti questi numeri scandalosamente chiari è che è forse necessaria la forza della fantasia radicale per affrontare un problema che c’è.. Noi che abbiamo fatto trent’anni fa le liste al 50% femminili con capolisture di donne e che per primi abbiamo avuto donne segretario e tesoriere, forse qualcosa di dirompente e non scontato possiamo davvero farlo, magari proprio con il sorriso ironico di Emma Bonino che nei manifesti del 1999 nella campagna Emma for President aveva scelto lo slogan “finalmente, l’uomo giusto!”

 

Ma torniamo a nostri conti e ai nostri bilanci, che sono anche bilanci politici. Una riflessione a parte meritano, al nostro interno, alcuni esempi di militanza. Un altro traguardo che dobbiamo raggiungere è sicuramente quello di mettere in conto, nei nostri conti, i denari spesi di tasca propria da coloro che, con le associazioni radicali, organizzano l’iniziativa radicale sul territorio, coloro che si pagano le spese per partecipare ai Comitati, alle assemblee, ai congressi. Coloro che prestano il loro lavoro quotidiano a Roma senza prendere un euro. In alcuni casi lavoro di alto valore politico e professionale.

Lui si arrabbierà ma a me fa piacere ricordare il “caso Grippo” che da un anno e mezzo fa vivere il nuovo per me bellissimo e utilissimo sito di Radicali punto it oltre che – insieme a Valter Vecellio e Teresa Dentamaro – la newsletter recapitata ogni giorno nella casella email di 30.000 soggetti. L’attenzione, la dedizione, la puntualità e l’intelligenza che Antonio mette a titolo gratuito e assolutamente volontario in questo lavoro quotidiano costituisce un punto di forza divenuto essenziale per il nostro movimento.

Quando si fanno i nomi c’è sempre l’insidia di dimenticare qualcuno, lo so. Però come non ricordare qui, in questa sede di relazione di tesoreria, l’opera militante svolta da metà giugno fino ad oggi da Daniele, Michele, Alessandro, Irene, Teresa, Simone, Marco e Salvatore? E, fra coloro che sono stati licenziati dopo la dolorosa scelta di dimezzamento delle spese generali della struttura di Torre Argentina, Isio e Antonella?

 

Le spese generali di via di Torre Argentina, cioè della sede che ospita la gran parte dei soggetti dell’area radicale sono state dimezzate perché altrimenti andavamo a sbattere: una struttura continuava a vivere ben al di sopra delle sue possibilità di autofinanziamento. Non deve essere stato facile, indolore, per Maurizio Turco chiudere contratti a progetto, licenziare persone, sostituire il centralino con un disco automatico, tagliare linee telefoniche, prendere in mano una situazione che con la gestione precedente era totalmente sfuggita al controllo di spesa. Credo che abbia potuto farlo anche per il clima di collaborazione che sin dall’inizio ha trovato, non solo da parte mia, ma anche da parte di coloro che per anni si erano assunti responsabilità ricevendo rarissimamente gratificazioni, come Sergio Rovasio e Antonella Casu.

 

Io credo che il collante che ha tenuto insieme questo lavoro comune sia stato l’impegno che il Senato Radicale sotto la Presidenza di Marco Pannella e con i vicepresidenti Beltrandi, Cappato e Turco, si è assunto fin dal primo momento, cioè dalla metà di luglio, che è quello di compiere fino in fondo il tentativo di far vivere il Partito Radicale nonviolento, transnazionale e transpartitico. Se ne parlerà nella Commissione apposita, ma credo che Radicali Italiani debbano confermare in questo congresso il sostegno e la partecipazione già deliberata nella mozione dell’ultimo Comitato perché, privati del progetto del Partito Radicale la vicenda di Radicali Italiani sarebbe colpita nella sua ragion d’essere.

 

Io credo che anche noi possiamo avere e – come dice Marco – essere speranza se da un paesino in provincia di Cosenza “Fiumefreddo Bruzio” ricevo l’email di un ragazzo di appena diciannove anni, Saverio, che mi scrive: “La politica a livello nazionale per tutti i giovani della mia età significa poco e molto pochi sono quelli che se ne interessano, ancora meno quelli capaci di “capirne il senso”, in effetti qui da noi o sei “comunista” o sei “fascista”, per modo di dire naturalmente. Io, a differenza di tutti quei pochi interessati, ho cercato di dare un senso al mio ideale di politica, senso che credo di aver trovato nelle vostre parole e in quelle di un partito che molti ragazzi della mia età non conoscono nemmeno l’esistenza, ma che per me, oggi significa davvero molto. Sarebbe inutile nonché noioso raccontare come è nata questa mia fiducia verso i radicali, sta di fatto che io non mi sono annoiato a leggere il vostro statuto, a leggere per intero la cronologia storica dei movimenti e dei successi del partito, nel capire il vostro mondo. Si, perché esaminando tutte le informazioni che avevo davanti mi rendevo conto che il vostro era, rispetto alla politica comune, un altro mondo, un mondo senza corruzione, senza ricatti, un mondo dove si lotta e si crede ancora in cose forti e serie. Ed è per questo che non mi infastidisce più la risatina ironica degli amici, dei parenti, ogni qual volta esclamo a gran voce di essere un elettore radicale”.

Saverio, non so se sei riuscito a raggiungerci fin qui a Riccione da Fiumefreddo Bruzio, quello che posso dirti è che cercheremo di fare tesoro delle tue parole e del tuo incoraggiamento già da qui, da Riccione, a partire da questo congresso.

Buon lavoro, care compagne e cari compagni.



IN PRIMO PIANO







  stampa questa pagina invia questa pagina per mail