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sab 27 apr. 2024
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IV congresso di Radicali Italiani: raccomandazione “Politica Economica Radicale”

Raccomandazione

PER “Politica Economica Radicale”

Primo firmatario: Cosimo Andretta

Rinviata al Comitato Nazionale per l’esame

 

 

Il  quarto congresso di Radicali Italiani

 

riunito in Riccione dal 29 ottobre al 1 novembre 2005,  constatato che l’attuale fase politica internazionale  vede una difficoltà, forse addirittura una crisi dei modelli tradizionali di gestione della politica economica i cui effetti  si ripercuotono con particolare forza sul nostro sistema economico nazionale, 

 

considera

                                                      

 i seguenti  punti:

 

1) Democrazia, capitalismo, mercati.

Le relazioni tra mercati e democrazia sono difficili, a volte conflittuali, in quanto tra di loro sussiste

un rapporto tra  “falsi amici”. E d’altra parte anche l’idea che i mercati siano la risultante dello sviluppo naturale degli stati democratici non corrisponde alla realtà (la Cina è un ottimo esempio).

Ma la concezione stessa di  capitalismo è motivo di confusione ; basterebbe pensare che il 30% della produzione mondiale è nelle mani di 500 aziende, in genere multinazionali ad azionariato diffuso, che producono occupazione per meno dell’1% complessivo. In se stessa, dunque, la democrazia non è un sistema lineare efficiente e neanche fonte di verità assoluta, ma non è nemmeno una semplice procedura amministrative o una sequenza meccanicistica di leggi e regolamenti. In realtà la democrazia è l’unico sistema capace di riflettere il pieno coinvolgimento del cittadino nella vita della comunità. E una democrazia che funziona deve poter produrre e distribuire ricchezza nel  rispetto delle regole del gioco democratico.

 

2) Sistema bancario e finanziario

La necessità numero uno all’interno del sistema finanziario italiano, specialmente se lo si guarda dal

lato dei risparmiatori, è la cancellazione dei pesanti conflitti di interesse che lo caratterizzano. I primi passi da fare per la creazione di un sistema efficiente e trasparente in cui le autorità di controllo abbiano la possibilità di svolgere il loro ruolo in modo efficace sono:

  • Separazione netta tra proprietà delle società di gestione fondi e sistema bancario (o per lo meno impedimento a tali società, se controllate dalle banche, di operare su titoli di aziende nelle quali la banca è esposta, il che in Italia vuol dire tutte).
  • Uscita delle banche dall’azionariato della Società di Borsa spa.
  • Piena assimilazione dei prodotti assicurativi a contenuto finanziario a quelli finanziari quanto standard di trasparenza.
  • Uscita delle banche dall’azionariato di Banca d’Italia (anche se questo è un problema meno grave di come spesso lo si pone).

A livello politico è più che necessario un pesante investimento in una campagna di educazione

finanziaria, mentre sono assolutamente da deplorare iniziative volte a utilizzare denaro pubblico per

rimborsare le vittime dei recenti disastri finanziari, cosa che non farebbe che deresponsabilizzare

ulteriormente il cittadino, peggiorando l’ambiente da azzardo morale, già molto forte, e privilegerebbe alcuni cittadini al contrario di altri, per esempio le vittime dei fallimenti immobiliari, in numero identico, ma parcellizzati in tanti piccoli casi. Educare è più efficace che regolamentare. Poche regole ma chiare e severe. Il resto lo deve fare il mercato, ma deve essere un mercato vero.

 

 

 

3)Energia, demografia, ambiente

La fase attuale è caratterizzata, a livello globale, dal convergere di numerose cause potenziali di crisi determinate dall'esplosione demografica. La prima, e probabilmente più grave, che ci troviamo a  fronteggiare è quella determinata dal raggiungimento del picco di produzione del petrolio. Il picco non è la fine del petrolio, ma è la fine del petrolio a buon mercato. L'umanità dipende pesantemente dal petrolio per i trasporti e per la produzione di cibo. E la crisi che si presenta sarà essenzialmente una crisi da penuria di combustibili liquidi. Oggi quasi tutti gli osservatori ammettono la natura strutturale della crisi di approvvigionamenti che ha portato il barile a toccare i 70 $, e molti ammettono la realtà del picco di produzione globale, anche se l'intervallo di tempo in cui esso viene localizzato va dal presente fino al 2030. Un ulteriore motivo di grande preoccupazione deriva del dato geopolitico legato all'economia del petrolio. Nella fase successiva al superamento del picco infatti, i paesi Islamici del Golfo Persico saranno detentori dei due terzi delle riserve di greggio mondialmente disponibili. In questo contesto l'Italia sconta una estrema debolezza determinata dalla forte dipendenza dalle importazioni energetiche e dalla debolezza delle politiche di sviluppo delle fonti alternative ed in particolare di quelle rinnovabili. Si pone quindi il problema di tornare a pensare ad un piano energetico nazionale che sia, in coordinamento con gli altri  paesi europei, stilato sulla base della conoscenza della realtà del picco del petrolio e dei suoi effetti . Se la questione energetica è la prima a presentarsi, non meno gravi sono altre conseguenze della crescente pressione  sugli ecosistemi. Questa pressione si manifesta con un consumo non sostenibile di risorse rinnovabili che porta alla riduzione del potenziale produttivo degli ecosistemi stessi. I suoli agricoli sono consumati in modo irreversibile dalle pratiche di agricoltura industriale e dall'urbanizzazione dei terreni agricoli migliori. Le falde freatiche sono consumate in modo irreversibile da un eccessivo prelievo determinato dagli usi civili, industriali e per l'agricoltura mentre le zone di pesca sono in via di rapido esaurimento. In questo contesto le migrazioni dal sud al nord del mondo si caratterizzano per essere totalmente diverse da quelle del passato infatti esse avvengono sì, dalle zone povere alle zone ricche del pianeta, ma avvengono in direzione di aree già altamente popolate e urbanizzate come l'Europa le quali sono organizzate in società la cui sopravvivenza dipende da un continuo e crescente apporto di energia dall'esterno. Con il che il circolo vizioso si chiude.

 

4) Diritto ed economia

L'accelerazione dei tempi economici e sociali, assieme alla complessizzazione del contesto istituzionale, necessita un riadeguamento complessivo dei sistemi di giustizia a livello nazionale e sovranazionale. Le strutture attuali, già deficitarie secondo parametri meramente interni, appaiono del tutto inadeguate a consentire al Paese una piena integrazione nel contesto regionale e globale.

La giustizia italiana, oggi, nei suoi livelli civili, amministrativi e forse soprattutto penali rappresenta

una continua grave violazione dei diritti fondamentali di quanti insistono sul territorio italiano ed alle istituzioni nazionali si rivolgono per vedere affermati i diritti o dalle istituzioni debbono

difendersi. Il sistema giustizia allo stato comporta costi insostenibili sia dal punto di vista meramente economico che, quanto più grave, umano. La vicenda radicale ha sempre fatto di tali questioni momento centrale della propria battaglia politica. Oggi che la situazione appare ancor più incancrenita è necessario continuare o tornare a tenere desta l'attenzione su questo punto nevralgico del sistema, totalmente partecipante di quei sintomi, forse addirittura essendone causa tra le centrali, del 'Caso Italia'.

 

 

Preso dunque coscienza dell’esistenza di una difficilissima fase congiunturale alla quale sia il

precedente governo di centro sinistra che  il governo uscente di centro destra non hanno dato risposte efficaci,

preso atto  

 

della maturata  esigenza di un nuovo approccio a tali problemi, che tenga conto della nostra peculiarità in tema di politica economica, tradizionalmente di orientamento liberale e liberista, tesa

all‘affermazione della democrazia in tutte le sue forme, il presente documento

 

raccomanda

 

agli organi dirigenti con quel che segue:

 

attraverso il progetto PER , acronimo di “politica economica radicale”,  i suoi proponenti intendono dare corpo ad una iniziativa   che individui il percorso politico  per la definizione di un programma  di democrazia economica.

 

Pertanto si invita il Congresso, avuta conoscenza del progetto politico denominato PER, a manifestare il suo apprezzamento  per l'iniziativa, invitando al contempo gli organi nazionali del movimento, ove opportuno, a collaborare alla sua piena riuscita. 



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