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Radicali Friulani: rassegna stampa da "Il Gazzettino"

9 novembre 2005

• Il Gazzettino

 Si  a  tutti  i  diritti  anche  alle  coppie  di  fatto

 

Sette  su  dieci  nel  veneto  e  in  friuli  v.  g.  d'ccordo  per  i  pacs.  No  ai  matrimoni  gay

 

Sì ai patti di solidarietà civile: due persone su tre, nel Veneto e nel Friuli-Venezia Giulia sono favorevoli ad una norma che, prendendo ispirazione dai Pacs francesi, estenda alle coppie di fatto alcuni dei diritti attualmente riservati alle coppie sposate. Il quadro si complica, però, fino a cambiare di segno, quando viene introdotta la questione delle coppie omosessuali. In questo caso, il numero di persone disponibili declina vistosamente, fino a dimezzarsi. Ancora minore è l'apertura ai matrimoni gay, che tuttavia incontrano consensi significativi in alcuni settori della società: in particolare tra i giovani, le persone con un titolo di studio elevato e quelle più lontane dalla Chiesa. A rivelarlo sono i dati del sondaggio settimanale dell'Osservatorio sul Nord Est, realizzato da Demos, con la direzione di Ilvo Diamanti, per il Gazzettino.

La trasmissione ereditaria dei beni, la pensione di reversibilità, la possibilità di prendere decisioni per conto della compagna o del compagno gravemente ammalati: sono solo alcuni dei diritti preclusi alle cosiddette coppie di fatto, persone che convivono stabilmente al di fuori del matrimonio. Una quota consistente di intervistati - il 67\% - si dice d'accordo con l'estensione di alcune prerogative del vincolo coniugale, facendo propria la soluzione già adottata in Francia nel 1999, attraverso l'istituzione dei patti di solidarietà civile. Tale orientamento rimane, pur con diverse sfumature, maggioritario un po' in tutti i settori della popolazione. Supera, peraltro, il 50\% anche tra i cattolici praticanti assidui (chi va a messa tutte le domeniche), nonostante la dura presa di posizione, un paio di mesi fa, dell'Osservatore Romano, in esplicita polemica con la scelta del centro-sinistra (e del suo leader, Romano Prodi) di sposare la battaglia per il Pacs.

Sia nella versione discussa in Italia che nell'esperienza francese, il Pacs viene concepito come "aperto" a qualsiasi tipo di coppia, sia etero che omosessuale. Anzi, in molti paesi europei le unioni civili sono nate proprio per offrire garanzie alle coppie dello stesso sesso. Il giudizio degli intervistati, ciò nondimeno, tende a farsi più critico non appena la discussione si concentra sul nodo delle unioni gay. Il numero di favorevoli, in questo caso, si abbassa sensibilmente, scendendo al 35\%, e l'atteggiamento sondato appare più esplicitamente associato ad alcune caratteristiche sociografiche dell'individuo: supera il 40\%, ad esempio, tra le persone con meno di 45 anni, ma si ferma al 14\% tra gli ultra-sessantacinquenni; sfiora il 50\% tra chi ha un'istruzione elevata, mentre rimane al 17\% tra chi è in possesso della sola licenza elementare. Particolarmente forte, poi, è l'effetto della pratica religiosa - con il valore che si impenna al 56\% tra i non praticanti -, così come della posizione politica, con gli elettori del centro-sinistra (48\%) ad esprimere un grado di apertura doppio rispetto a quelli del centro-destra (23\%).

Un'altra questione indagata dalla rilevazione riguarda, infine, il matrimonio omosessuale. Si tratta di una ipotesi che vede il gruppo dei favorevoli assottigliarsi ulteriormente: è poco meno del 30\% dei cittadini nordestini - per la precisione, il 29\% - ad approvare la "soluzione spagnola". Una percentuale, quella rilevata nelle regioni del Nord Est, perfettamente allineata al dato nazionale, secondo i risultati di un sondaggio condotto a settembre da Demos ed Eurisko. Numeri che sottolineano come, in Italia, appaia ancora tortuosa la strada imboccata da altri paesi europei, come Belgio, Olanda e Spagna (dove l'istituzione del matrimonio gay, fortemente voluta dal premier socialista Zapatero, è stata approvata dal parlamento lo scorso giugno). I settori della popolazione in cui si registra il maggior grado di apertura tendono a riproporre i caratteri già evidenziati dalle posizioni sui Pacs. Le punte massime si osservano, infatti, tra i giovani sotto i trent'anni (45\%), tra le persone in possesso del diploma di scuola superiore (37\%), tra gli elettori dell'Unione (38\%) e, in modo specifico, tra i non praticanti (51\%

 

I  DATI  SULL'OSSERVATORIO  DEL  NORD  EST   CURATO  DA  ILVIO  DIAMANTI

 

I dati dell'Osservatorio sul Nord Est , curato da Demos & P, sono stati rilevati attraverso un sondaggio telefonico svolto tra il 28 e il 30 settembre 2005. Le interviste sono state realizzate con tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing), dalla società Demetra di Venezia. Il campione di 1.000 persone, è statisticamente rappresentante della popolazione, con 15 anni e più, residente in Veneto e Friuli-Venezia Giulia, per area geografica, sesso e fasce d'età. Fabio Bordignon ha curato la parte metodologica ed organizzativa, Monia Bordignon l'elaborazione dei dati. Andrea Suisani ha svolto la supervisione dell'indagine CATI. Lorenzo Bernardi ha fornito consulenza sugli aspetti metodologici. L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.

 

 

 

IN  ITALIA  CONVIVONO  UN  MILIONE  DI  PERSONE

 

 

 

Un fenomeno in continua crescitaa che ha visto negli ultimi due-tre anni una forte accelerazione: la scelta di convivere invece di sposarsi, che in Italia nel 1983 riguardava 190 mila coppie, nel 2001-2002 ha coinvolto circa mezzo milione di coppie, il 3,5\% del totale. Le cifre del fenomeno, frutto di elaborazioni dell' Istituto Cattaneo di Bologna (dati Istat), sono state illustrate da Asher Colombo, docente di sociologia all' Università di Bologna, nel corso della presentazione della campagna a sostegno della proposta di legge sul Pacs, il Patto civile di solidarietà.

Le coppie di fatto sono più numerose nel nord-ovest (4,3 ogni 100 coppie coniugate) e nel nord-est (4,7\%), segue il centro (3,3\%). Più scarsa la percentuale al sud (1\%) e nelle isole (1,7\%). Se si scorpora il dato tra 'famiglie ricostituite non coniugate' e 'libere unioni di celibi e nubili', si nota che le prime sono più numerose (1,3\% contro l' 1\%, dati Istat riferiti al 1998). La tipologia della zona di residenza delle unioni di fatto vede naturalmente in testa il Comune centro dell'area metropolitana (3,2\%), seguito dal Comune con più di 50 mila abitanti (2,6\%) e, a sorpresa, dal piccolo comune fino a 2.000 abitanti (2,3\%). "E' in atto un cambiamento culturale - sottolinea Colombo - dimostrato dalle opinioni dei giovani sulla scelta della convivenza": quasi il 90\% la considera 'ammissibile' e l' 80\% non esclude di poter convivere. Secondo una ricerca effettuata dal sociologo, in Italia convive il 2\% degli uomini e il 3\% delle donne tra 25 e 29 anni, contro il 19\% degli uomini e il 43\% delle donne, della stessa fascia di età, coniugati. La percentuale di sposati sale di parecchio nella fascia di età 35-39 anni, contro un 2\% di conviventi, sia uomini che donne. La percentuale di convivenze è molto alta tra gli omosessuali: gli uomini che vivono con un partner dello stesso sesso costituiscono il 7\% degli omosessuali della fascia di età tra 18 e 24 anni, l' 8\% tra 25 e 29 anni, il 16\% tra 30 e 34 anni e il 19\% tra 35 e 39 anni. Le donne lesbiche che hanno fatto una scelta di convivenza sono il 7\% del totale delle donne omosessuali tra 18 e 24 anni, il 17\% della fascia di età 25-29, il 23\% tra 30 e 34 anni e ben il 32\% tra 35 e 39 anni. Infine, la presenza globale in Italia di persone che si dichiarano omosessuali (dati Arcigay) è maggiore nel Nord-est e nel centro, dove in alcune zone si raggiunge una presenza che va da 430 a 1.850 gay ogni 100 mila abitanti. Tra i grandi Comuni, quello che registra una maggiore presenza è Bologna, con quasi 1.400 omosessuali ogni 100 mila residenti, seguito da Padova con quasi 1.200 e Brescia con poco meno di mille.

 

QUESTO  MATRIMONIO  S'HA  DA  FARE

 

Questo matrimonio' s'ha da fare, ma dovrebbe prima passare attraverso una revisione della carta costituzionale. E, insomma non è poca cosa. Le opinioni espresse in merito al riconoscimento delle convivenze alla pari delle unioni matrimoniali, nel sondaggio Demos, sono indubbiamente aderenti al sentire contemporaneo. Devono, però, confrontarsi prima con la Costituzione, ovvero con una fonte giuridica primaria che trova fondamento sulla famiglia.

Pur cattolico parla da laico in questo caso e, soprattutto da tecnico, Mauro Pizzigati, presidente dell'Ordine Distrettuale degli Avvocati di Venezia. Per lui la premessa fondamentale ad uno dei temi più discussi nel belpaese è proprio questa: il comune desiderio del presente deve fare i conti il sistema normativo vigente. Non è una critica, bensì una presa d'atto.

Ancora distanti da una trasformazione, per alcuni una rivoluzione, del nucleo familiare?

C'è molta strada da percorrere in Italia affinché si possa accettare, ed equiparare, l'attuale tutela delle convivenze a quelle dei matrimoni. Si dovrebbe pensare ad una forma di protezione dei diritti delle coppie di fatto che trovi attuazione normativa analoga a quella basata sui codici creati per la famiglia. Un itinerario lungo e, comunque, non propriamente sconosciuto.

Insomma, qualcosa è già cambiato all'interno delle convivenze rispetto al passato?Decisamente sì. Anche per effetto di sentenze della Corte Costituzionale, oggi, ad esempio, il convivente può beneficiare della pensione di reversibilità del proprio partner. Si ha, poi, pure il diritto di risarcimento nel caso di un infortunio stradale.

Gli obiettivi che stanno più a cuore di chi ha deciso, o non può, sposarsi?

Le questioni ereditarie e tutto quel che riguarda il prendere decisioni sulla reciproca salute.

Intanto alcuni politici, più di altri, invocano l'entrata del Pacs (Patto Civile di Solidarietà) mutuato dal modello francese?

Romano Prodi docet. E' storia recentissima l'appello del leader del centrosinistra al riconoscimento delle convivenze omosessuali. Peccato che il suo auspicato status sia sconosciuto dal nostro ordinamento. Non è costituzionalmente previsto. Nella Costituzione trova tutela esplicita la famiglia come nucleo sociale, come il più piccolo embrione della società. Ad oggi, la possibilità di attribuire pari diritti alle coppie non sposate è possibile solo per via contrattuale e, quindi, per un accordo volontario tra i due interessati. Ove ciò, in ogni caso, non contrasti con i limiti posti dalle leggi vigenti. Ci può essere, dunque, un documento che regoli i rapporti, ma fin dove non è contrario alla legge. In materia successoria, ad esempio, i contratti tra i conviventi non potrebbero che riguardare la cosiddetta quota patrimoniale disponibile. Quella di cui il deceduto può liberamente disporre. Perché il convivente non risulta essere un erede legittimo su base familiare'.

Nella sua esperienza, e in quella dei suoi colleghi, si lasciano più facilmente coppie sposate o di fatto?

Sebbene tutte le crisi nelle convivenze non passino per vie legali, la fine di una storia abbiamo visto che non dipende dal tipo di vincolo. Questo è certo. La causa deve essere trovata nella vita a due. Nella quotidianità dell'esistere. Non c'è alcun altro condizionamento. Coppia di fatto o sposata, lo scioglimento non giunge dalla presenza o meno di una carta. Si interrompono velocemente le convivenze così come i matrimoni. Non c'è una statistica. E' solo una questione di forza della coppia che prescinde dai contratti.

 

 



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