I dati dell'Osservatorio sul Nord Est , curato da Demos & P, sono stati rilevati attraverso un sondaggio telefonico svolto tra il 28 e il 30 settembre 2005. Le interviste sono state realizzate con tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing), dalla società Demetra di Venezia. Il campione di 1.000 persone, è statisticamente rappresentante della popolazione, con 15 anni e più, residente in Veneto e Friuli-Venezia Giulia, per area geografica, sesso e fasce d'età . Fabio Bordignon ha curato la parte metodologica ed organizzativa, Monia Bordignon l'elaborazione dei dati. Andrea Suisani ha svolto la supervisione dell'indagine CATI. Lorenzo Bernardi ha fornito consulenza sugli aspetti metodologici. L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.    IN ITALIA CONVIVONO UN MILIONE DI PERSONE    Un fenomeno in continua crescitaa che ha visto negli ultimi due-tre anni una forte accelerazione: la scelta di convivere invece di sposarsi, che in Italia nel 1983 riguardava 190 mila coppie, nel 2001-2002 ha coinvolto circa mezzo milione di coppie, il 3,5\% del totale. Le cifre del fenomeno, frutto di elaborazioni dell' Istituto Cattaneo di Bologna (dati Istat), sono state illustrate da Asher Colombo, docente di sociologia all' Università di Bologna, nel corso della presentazione della campagna a sostegno della proposta di legge sul Pacs, il Patto civile di solidarietà . Le coppie di fatto sono più numerose nel nord-ovest (4,3 ogni 100 coppie coniugate) e nel nord-est (4,7\%), segue il centro (3,3\%). Più scarsa la percentuale al sud (1\%) e nelle isole (1,7\%). Se si scorpora il dato tra 'famiglie ricostituite non coniugate' e 'libere unioni di celibi e nubili', si nota che le prime sono più numerose (1,3\% contro l' 1\%, dati Istat riferiti al 1998). La tipologia della zona di residenza delle unioni di fatto vede naturalmente in testa il Comune centro dell'area metropolitana (3,2\%), seguito dal Comune con più di 50 mila abitanti (2,6\%) e, a sorpresa, dal piccolo comune fino a 2.000 abitanti (2,3\%). "E' in atto un cambiamento culturale - sottolinea Colombo - dimostrato dalle opinioni dei giovani sulla scelta della convivenza": quasi il 90\% la considera 'ammissibile' e l' 80\% non esclude di poter convivere. Secondo una ricerca effettuata dal sociologo, in Italia convive il 2\% degli uomini e il 3\% delle donne tra 25 e 29 anni, contro il 19\% degli uomini e il 43\% delle donne, della stessa fascia di età , coniugati. La percentuale di sposati sale di parecchio nella fascia di età 35-39 anni, contro un 2\% di conviventi, sia uomini che donne. La percentuale di convivenze è molto alta tra gli omosessuali: gli uomini che vivono con un partner dello stesso sesso costituiscono il 7\% degli omosessuali della fascia di età tra 18 e 24 anni, l' 8\% tra 25 e 29 anni, il 16\% tra 30 e 34 anni e il 19\% tra 35 e 39 anni. Le donne lesbiche che hanno fatto una scelta di convivenza sono il 7\% del totale delle donne omosessuali tra 18 e 24 anni, il 17\% della fascia di età 25-29, il 23\% tra 30 e 34 anni e ben il 32\% tra 35 e 39 anni. Infine, la presenza globale in Italia di persone che si dichiarano omosessuali (dati Arcigay) è maggiore nel Nord-est e nel centro, dove in alcune zone si raggiunge una presenza che va da 430 a 1.850 gay ogni 100 mila abitanti. Tra i grandi Comuni, quello che registra una maggiore presenza è Bologna, con quasi 1.400 omosessuali ogni 100 mila residenti, seguito da Padova con quasi 1.200 e Brescia con poco meno di mille.  QUESTO MATRIMONIO S'HA DA FARE  Questo matrimonio' s'ha da fare, ma dovrebbe prima passare attraverso una revisione della carta costituzionale. E, insomma non è poca cosa. Le opinioni espresse in merito al riconoscimento delle convivenze alla pari delle unioni matrimoniali, nel sondaggio Demos, sono indubbiamente aderenti al sentire contemporaneo. Devono, però, confrontarsi prima con la Costituzione, ovvero con una fonte giuridica primaria che trova fondamento sulla famiglia. Pur cattolico parla da laico in questo caso e, soprattutto da tecnico, Mauro Pizzigati, presidente dell'Ordine Distrettuale degli Avvocati di Venezia. Per lui la premessa fondamentale ad uno dei temi più discussi nel belpaese è proprio questa: il comune desiderio del presente deve fare i conti il sistema normativo vigente. Non è una critica, bensì una presa d'atto. Ancora distanti da una trasformazione, per alcuni una rivoluzione, del nucleo familiare? C'è molta strada da percorrere in Italia affinché si possa accettare, ed equiparare, l'attuale tutela delle convivenze a quelle dei matrimoni. Si dovrebbe pensare ad una forma di protezione dei diritti delle coppie di fatto che trovi attuazione normativa analoga a quella basata sui codici creati per la famiglia. Un itinerario lungo e, comunque, non propriamente sconosciuto. Insomma, qualcosa è già cambiato all'interno delle convivenze rispetto al passato?Decisamente sì. Anche per effetto di sentenze della Corte Costituzionale, oggi, ad esempio, il convivente può beneficiare della pensione di reversibilità del proprio partner. Si ha, poi, pure il diritto di risarcimento nel caso di un infortunio stradale. Gli obiettivi che stanno più a cuore di chi ha deciso, o non può, sposarsi? Le questioni ereditarie e tutto quel che riguarda il prendere decisioni sulla reciproca salute. Intanto alcuni politici, più di altri, invocano l'entrata del Pacs (Patto Civile di Solidarietà ) mutuato dal modello francese? Romano Prodi docet. E' storia recentissima l'appello del leader del centrosinistra al riconoscimento delle convivenze omosessuali. Peccato che il suo auspicato status sia sconosciuto dal nostro ordinamento. Non è costituzionalmente previsto. Nella Costituzione trova tutela esplicita la famiglia come nucleo sociale, come il più piccolo embrione della società . Ad oggi, la possibilità di attribuire pari diritti alle coppie non sposate è possibile solo per via contrattuale e, quindi, per un accordo volontario tra i due interessati. Ove ciò, in ogni caso, non contrasti con i limiti posti dalle leggi vigenti. Ci può essere, dunque, un documento che regoli i rapporti, ma fin dove non è contrario alla legge. In materia successoria, ad esempio, i contratti tra i conviventi non potrebbero che riguardare la cosiddetta quota patrimoniale disponibile. Quella di cui il deceduto può liberamente disporre. Perché il convivente non risulta essere un erede legittimo su base familiare'. Nella sua esperienza, e in quella dei suoi colleghi, si lasciano più facilmente coppie sposate o di fatto? Sebbene tutte le crisi nelle convivenze non passino per vie legali, la fine di una storia abbiamo visto che non dipende dal tipo di vincolo. Questo è certo. La causa deve essere trovata nella vita a due. Nella quotidianità dell'esistere. Non c'è alcun altro condizionamento. Coppia di fatto o sposata, lo scioglimento non giunge dalla presenza o meno di una carta. Si interrompono velocemente le convivenze così come i matrimoni. Non c'è una statistica. E' solo una questione di forza della coppia che prescinde dai contratti.  |