Nessuna preclusione, ma grande apertura. Sulla pillola abortiva Ru486, diventata ormai un caso nazionale, si cominciano a muovere anche i camici bianchi del nostro territorio.
Sperimentazione sì, sperimentazione no. A spezzare una lancia a favore di una possibile sperimentazione che potrebbe partire anche dentro i nostri confini regionali è il primario di Ostetricia-ginecologia dell'ospedale di San Daniele, Giovanni Del Frate. Che fa, a scanso di equivoci, una premessa: «Per quanto ci riguarda, comunque, non abbiamo ancora inoltrato domanda al Ministero alla Sanità per assumere anche noi la veste di ospedale di sperimentazione». Non ancora, dunque, ma lo scenario potrebbe prossimamente concretizzarsi? E qui Del Frate lascia aperta la porta: «In teoria, tutto si può fare».
Insomma, la candidatura di San Daniele quale possibile ospedale in cui vagliare la Ru486 non viene esclusa a priori. Anche se, per ora, tutta l'attenzione del primario e della sua équipe è concentrata sugli sviluppi della fase sperimentale della pillola abortiva: «Adesso stiamo seguendo con massima cura l'evoluzione dello studio». Scansato qualsiasi dubbio di pregiudizio, resta l'attesa della conclusione del processo di accertamenti. «È chiaro che, prima o poi, la pillola abortiva sarà utilizzata da tutti gli ospedali, quindi, ovviamente, anche dal nostro che non metterà in campo alcun tipo di pregiudizio».
Va da sé che, come per l'aborto chirurgico, anche per quello farmacologico si potrà optare per l'obiezione di coscienza, un diritto cui si appellano abitualmente i camici bianchi dell'azienda ospedaliera Santa Maria della Misericordia, dove l'aborto non si pratica di prassi, a meno che non giungano dei medici appositamente da fuori. Moltissime interruzioni di gravidanza, del resto, avvengono all'interno dell'ospedale di Cividale, ribattezzato dagli antiabortisti con un terminead hoc: abortificio. Una volta terminata la sperimentazione nazionale, si può ipotizzare, sulla scorta di quanto già accade per l'interruzionetradizionale, che anche per quella farmacologica non tutti gli ospedali del nostro territorio attueranno lo stesso copione.
Non risparmia parole pesanti invece il presidente della Federazione che riunisce le associazioni dei medici cattolici, il primario Gianluigi Gigli, dell'Unità operativa di Neurologia del Santa Maria. «La sperimentazione non è altro che un falso ideologico», parte così l'attacco frontale del primario secondo cui sarebbe più esatto dire che la sperimentazione è un modo per bypassare la legge attuale. «Ma quale sperimentazione?», ha lanciato la provocazione durante l'incontro promosso dall'associazione culturale "Il Cenacolo" sul temaCattolici: dalla platea alla pista (vedi altro articolo). Inutile fare gli struzzi: «Non c'è alcun bisogno di sperimentare: si sa già tutto».
Il fronte polemico anti-Ru486 si coalizza anche in Friuli e prepara le sue armi.