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I macchinisti alla guerra del pedale
Protesta. Da anni ferrovieri e sindacati contro il «Vacma», lo strumento che misura lo stress.

• da La Stampa.it del 23 dicembre 2005

di Gianluca Nicoletti

Lo chiamano il pedale dell’uomo morto, è l’ incubo di chiunque sia alla guida di un treno. Si tratta di un dispositivo che permette alla motrice di accorgersi se chi conduce sia defunto, o semplicemente abbioccato. In realtà si chiama Vacma, lo hanno inventato i francesi battezzandolo Veille Automatique Control par Maintien d'Appui, cioè sistema di controllo automatico del mantenimento della vigilanza. Il sistema di vigilanza è stato installato da Trenitalia nelle cabine di guida di centinaia di treni. Si presenta come un pedalone, il macchinista è obbligato a tenerlo sempre pigiato, ma ogni 55 secondi, fatalmente, deve sollevare il piede e poi ripigliarlo di nuovo. Questa dovrebbe esser la prova che sia vivo o, per lo meno, in pieno possesso delle sue facoltà.

Quando si esegue con diligenza la ritmica pedalata tutto procede bene, ma se, per qualunque ragione, il macchinista non compie l’operazione un cicalino sonoro lo avverte. L’uomo, se si è solo distratto, ha ancora due secondi e mezzo per sollevare il piede e ripigiare, ma se nemmeno questa volta esegue scatta un estremo segnale sonoro, annuncia che il treno automaticamente sta entrando nella procedura di frenata, e in pochi istanti si ferma.

La motrice riacquista totale autonomia sul suo conduttore perché, secondo lei, in quel momento non è più in grado di dirigerla. Tutto somiglia un po’ alla rivolta di Hall 9000 nell’ astronave di Kubick, la locomotiva approfitta di un’umana defaillance per rivendicare la supremazia della macchina sull’ uomo. Chi guida treni in Italia ha deciso di dichiarare guerra aperta alla schiavitù del pedale francese. «Non vogliamo difendere l’indifendibile - dice Antonio Catalano, segretario aggiunto per la regione Liguria dell’Orsa Ferrovie, il primo sindacato dei Macchinisti di Trenitalia - non combattiamo l’ evoluzione tecnologica, ma non vogliamo rischiare di trovarci soli con il pedale!»

Al momento in verità questo rischio è limitato solo ai momenti in cui il Capo Treno, che viaggia assieme al Macchinista, deve svolgere il suo compito di controllo dei biglietti. Il contestato pedale fa parte, da un anno circa, dal sistema di sicurezza SCMT (Sistema di Controllo della Marcia del Treno). E’ un computer di bordo che analizza dei dati provenienti sia dalla macchina stessa, sia delle boe sulla linea. Con questi dati elabora una curva di sicurezza entro la quale deve tenersi chi guida il treno, tuttavia per chi sta alla guida persiste comunque la necessità di ricordarsi anche del pedale dell’ uomo morto che, pur con una nomea così portajella, è stato montato per stare ancora più sicuri. «Il Vacma, per come è stato introdotto all’ interno delle cabine di guida, non è un dispositivo che ci permette di lavorare in sicurezza - prosegue Catalano- piuttosto ci stressa perché, comunque sia, è un atto ripetitivo e monotono.

Ci assorbe quell’ attenzione che dovremmo usare per controllare i segnali e la velocità del treno». Il problema in sintesi è proprio questo: l’essere umano che guida la macchina è sorvegliato dalla medesima, ma per impedire che questa prenda il sopravvento deve costringersi a un atto essenzialmente macchinoso. Proprio così, quel pedalare periodico e ripetitivo fa andar fuori di testa i macchinisti. Su questo tema i ferrovieri hanno dato battaglia da anni. Nel 2003 l’Orsa Ferrovie ha commissionato alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata uno studio specifico sui rischi per chi utilizzi a lungo il pedale. Tra le varie cose emerse che la frequenza e la ripetitività del gesto di pigiare il pedale, alla fine, diventavano un movimento automatico e non più volontario: «vanificando la funzione dell’apparecchiatura, che finisce per rappresentare un disturbo per la concentrazione del macchinista».

Sugli effetti incontrollabili esistono poi racconti anche lievemente estremi: «Per fare questo studio - dice ancora Catalano - si sono basati su tutta la documentazione che hanno prodotto i francesi, da loro il pedale è in uso da decine di anni. Si può leggere di macchinisti che, in seguito a degli incidenti, erano in coma vigile e, per riflesso condizionato, continuavano a muovere ogni minuto il piede come se stessero ancora alla guida di un treno».

Ora, di fronte all’ immagine, quasi splatter, del coma dal piede mobile la guerra si sta inasprendo: sul Vacma è rottura su tutti i fronti. Qualcuno sta cercando di suggerire alternative, esistono fotocamere a infrarossi che segnalano il battito delle palpebre del guidatore. La tecnologia è allo studio per gli automobilisti e forse, se omologabile all’ uso ferroviario, farebbe stare più sereni i Macchinisti. Sarebbero sempre controllati da una macchina, ma per lo meno non sarebbero costretti a farle piedino ogni minuto per tenersela buona.



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