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Radicali, dietro le battaglie una macchina perfetta

• da La Stampa del 6 gennaio 2007, pag. 13

di Mattia Feltri

Fuori il povero Piergiorgio Welby, dentro Saddam Hussein. Il diritto di morire e di non essere uccisi. Sciopero della fame e della sete. Solidarietà e abbracci al vecchio profeta bianco del satyagraha. Nuovi infermi perenni chiedono assistenza all'«Associazione Luca Coscioni» il cui responsabile, Marco Cappato, enumera casi e casistiche. Presto ci sarà, sicuro, un'altra sarabanda antiproibizionista e verrà posta un'altra controversia costituzionale. La macchina radicale - giudicata dai superficiali una stravagante giostra di pornostar, cantanti, ex terroristi, vecchiacci livorosi e giovanotti boriosi - è invece una macchina da guerra: automatismi, reparti, soldati.
Lo strambo e ghiribizzoso Marco Pannella ha il benoccolo del manager. La sede di via di Torre Argentina è del partito. Il partito è autosufficiente e lo è Radio radicale. Entrambi hanno il sito internet, come la «Coscioni». Tutto cominciò con Roberto Cicciomessere e la sua «Agorà», quando le vie della Rete si chiamavano ancora  «autostrade informatiche». I siti internet ce li hanno tutti, ma non così. Per i radicali sono uno strumento per mezzo del quale un medico di Cremona si mette in contatto con il segretario Rita Bernardini e va a staccare la spina a Welby. Poi c'è Diego Galli, che vive davanti al computer e fa la rassegna di quello che si dice sul movimento; seleziona gli interventi in chat e li gira a Pannella che li legge. Maurizio Turco cura anticlericali.net, e da lì parte ogni grido contro le ingerenze e l'oscurantismo. Se Pannella deve citare un monaco del Quattrocento, è Turco a fargli lo spelling.
I più spiritosi dicono: Pannella è l'imperatore, Emma Bonino la regina consorte, il vecchio Sergio Stanzani, che discute con Pannella su chi dei due sia il più vecchio, è la regina madre. Cappato è il Gianni Letta: se c'è da fare il partito transnazionale se ne occupa lui; se arriva il maremoto della ricerca scientifica, è Cappato a mettere su la «Coscioni». I consigliori sono Gianfranco Spadaccia, ramo carceri, e Angiolo Bandinelli, ramo bioetica. La Bernardini è il ministro degli Interni: motiva i militanti, sollecita le inizative, dirime i bisticci. Il direttore di Radio radicale, Massimo Bordin, è il ministro dell' Informazione. Fra Bordin e l'imperatore c'è uno strano rapporto di affettusa formalità fidelizzata, e per cui dura.
La fidelizzazione è carburante. Sergio Rovasio, a diciotto anni, vinse il concorso da vigile urbano a Torino; prima di cominciare andò a Roma per un mese di svago, conobbe Pannella e a Torino non è più tornato. Da venticinque anni è il supersegretario del capo, e ora che ha passato i quaranta e sembra un ragazzino lo chiamano Dorian Gray. E' l'unico che sappia sempre dov'è Pannella. E' lui che va a prenotare gli hotel che fanno lo sconto e le tipografie economiche in vista dei congressi.
Ci sono gli ambasciatori. Matteo Mecacci sta alle Nazioni Unite. Gianfranco Dell'Alba all'Ue. Marco Perduca gira l'Oriente e l'Africa. E' così che escono le campagne, per esempio, sui Montagnard in Vietnam. Poi ci sono i «punti di riferimento». In ogni città c'è un «punto di riferimento» che pedala e segnala. Soprattutto, sa a chi segnalare. O dove mandare la mail. E' probabile che Pannella, nottetempo, gli risponderà di persona. Si raccattano volenterosi ovunque. Dell'ex di «Prima linea», Sergio D'Elia, si è detto di tutto. Di Salvatore Ferraro - accusato di favoreggiamento dell'omicidio di Marta Russo - si sa meno. Fa il volontario in carcere e per il resto vive in sede. Non c'è questione carceraria che sfugga ai radicali. Nè dato dell'Osservatorio di Pavia ignoto al deputato Marco Beltrandi, fornitore d'armi per i conflitti con la tv di Stato (e di regime).
Nei radicali non c'è «bipensiero» né coercizione, eppure l'intero partito sembra il Miniver, il ministero della Verità di George Orwell. Pannella è maniaco dell'archivio e ne possiede uno sterminato. E' Aurelio Aversa, che lo gestisce, a ricordare a Pannella che cosa disse Leonardo Sciascia nel 1978. O Toni Negri nell'86. O Pannella stesso sei mesi fa. Tutto perfetto, finché la piramide ha il vertice.



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