Hanno litigato su tutto. Negli anni in cui l'uno picconava dal Quirinale l'alÂtro era tra i più accesi sostenitori dell'impeachment. Ma il grande freddo era calato già nel 1977 quando a lungo duellarono sulla morte di Giorgiana Masi, la giovane uccisa durante una manifestazione per l'anniversaÂrio del referendum. Adesso a dividere FranÂcesco Cossiga e Marco Pannella è Piergiorgio Welby, la fine di quest'uomo malato di distrofia, vissuto per nove anni attaccato a un respiratore, e morto la notte del 20 diÂcembre. L'ex presidente della Repubblica annuncia che presenterà denuncia per «omicidio di consenÂziente» contro Mario RicÂcio, l'anestesista che ha seÂguito Welby quella notte. Cossiga non crede in una condanna ma dice di voler arrivare a un «chiarimento del trattamento dell'eutaÂnasia nel nostro ordinaÂmento, non essendo a queÂsto fine sufficiente, anche se politicamente significaÂtiva, l'inattività della proÂcura di Roma». La controdenuncia di Pannella parla di «calunnia aggravata» perché secondo i RadicaÂli, staccando il respiratore, l'anestesista non avrebbe commesso alcun omicidio ma si sarebbe limitato a interrompere un trattamento sanitario che il paziente non voleva. «Cossiga imputa a Riccio — spiega Pannella — un reato che egli non ha affatto compiuto. Se invece le sue acÂcuse corrispondessero al vero, come è noÂto, sarei complice con altri compagni del Partito radicale e dell'Associazione Luca Coscioni».
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