La condanna a morte di Saddam rischia di incenÂdiare ancor di più l'Iraq e il Vicino Oriente, Ma allo stesso tempo le immagini raccapriccianti, e le conseguenti emozioni generate nell'opinione pubÂblica, fanno sì che la vox populi in questo momento possa veramente pesare sullo scenario internazionale, rendendo a portata di mano un obiettivo storico quale quello della moratoria delle esecuzioni capitali. Sull'eÂsecuzione di Saddam Hussein, sulla moratoria delle esecuzioni capitali, sull'abolizione della pena di morÂte, i cittadini e il governo hanno infatti potuto e saputo riconoscere - in particolare grazie allo sciopero della fame e della sete di Marco Pannella - una iniziativa non ideologica, ma ideale, pragmatica ed efficace. Un'iniziativa che il Partito radicale nonviolento e NesÂsuno tocchi Caino hanno avviato nel 1993, quando si decise di ricordare che nella Bibbia non c'è scritto solaÂmente «occhio per occhio, dente per dente», ma anche che «il Signore pose su Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato». In vista dell'auspicata abolizione della pena di morte, la moratoria si rivela ad oggi coÂme l'unica via ragionevolmente pragmatica da percorrere.
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Una via che già storicamente ha conÂsentito a molti Stati di guadagnare il tempo necessario per cambiare le leggi e giungere all'abolizione completa, come accaduto in molti Paesi dell'Est europeo e in Sudafrica.Per la prima volta nel 1994, proprio su input radicale, il governo italiano presentò una risoluzione all'Assemblea generale dell'Onu che fu bocciata per otto voti. Dal 1997, ancora su iniziativa italiana, la commissione dell'Orni peri DiÂritti Umani ha approvato ogni anno una risoluzione per chiedere «una moratoria delle esecuzioni capitali, in vista della completa abolizione della pena di morÂte». Oggi chiediamo che questa iniziativa di governo della realtà sia fatta propria anche dal Governo, con la "G" maiuscola. Per almeno due ragioni concrete. La prima: i numeri all'Onu sono cambiati. Se nel 1993 i Paesi che mantenevano la pena di morte erano 97, ogÂgi sono 52. Un eventuale voto su un testo di risoluzione promoratoria vedrebbe tra i 97 e i 105 Stati favorevoÂli, gli astenuti tra 19 e 27, con 61 o al massimo 68 Paesi contrari. Questa previsione è stata elaborata da NessuÂno tocchi Caino, partendo dal fatto che sono stati 92 i Paesi che hanno cosponsorizzato il testo della risoluÂzione approvata dalla commissioÂne Diritti Umani di Ginevra. A questi 92 ne vanno aggiunti altri cinque: il Montenegro e altri quatÂtro Stati che, pur non avendo coÂsponsorizzato il testo, hanno voÂtato a suo favore. La seconda raÂgione è quella di aiutare il potere italiano a rispettare la propria leÂgalità . Solo nel 2006 il ParlamenÂto, già per due volte, si è pronunÂciato quasi all'unanimità in favore di una moratoria delle esecuzioÂni.Cogliendo una convinzione difÂfusa in molta parte della popolaÂzione e quindi impegnandosi in maniera formale e concreta a promuovere una risoluzione per la moratoria universale, il governo e le istituzioni italiane hanno un'otÂtima occasione per concepire e realizzare una politica estera conÂcretamente fautrice di pace e deÂmocrazia.Â