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Gli esperti: «Eluana ha diritto di morire»

• da Corriere della Sera -ed. Milano del 19 gennaio 2007, pag. 13

di Andrea Biglia

Da 15 anni Eluana Englaro, causa incidente strada­le, vive in stato vegetativo perma­nente (Svp) e ieri sera, nell'anni­versario, una fiaccolata dei radi­cali ha attraversato Lecco diret­ta alla casa di cura «Ripamonti» dove 7 pronunce dei giudici con­tro la richiesta dei genitori di staccare la spina — in realtà di so­spendere l'alimentazione con un sondino — la imprigionano a un corpo che non può risvegliarsi. Welby è riuscito a porre termine al suo calvario, Eluana pare in un tunnel senza fine.

 

«Rifaremo ogni anno la marcia finché non ci sarà la legge sul di­ritto a una morte dignitosa», spiega Enrica Pianelli dell'associazione Luca Coscioni. E in­tanto a Milano la facoltà di Giurisprudenza della Statale ha riuni­to attorno a papà Beppino Engla­ro magistrati, medici e studiosi. Un convegno promosso da «Politeia» e condotto da Gad Lerner: come uscire dal labirinto, possi­bile negare che l'alimentazione artificiale sia accanimento? «Non evochiamo lo spettro dell'eutanasia — le conclusioni del bioeticista Demetrio Neri —. C'è solo da superare un ordinamento giuridico inadeguato agli svi­luppi della scienza e non rispetto­so del diritto costituzionale al­l'autodeterminazione» .

 

Ma chi ha il coraggio di infran­gere i tabù? E' stato proprio il dottor Mario Riccio di Cremona, quello che ha aiutato Welby a mo­rire e ora rischia conseguenze pe­nali, a richiamare i colleghi, gli stessi che con le nuove terapie portano certi pazienti allo SVP a non defilarsi nel momento crucia­le delle decisioni. Certo, Eluana è una storia in parte diversa. Welby all'inizio aveva accettato le cu­re per poi rifiutarle in modo con­sapevole. La giovane donna di Lecco invece aveva espresso l'or­rore per l'accanimento terapeuti­co quando non sapeva il destino che l'attendeva e ora «parla» at­traverso papà Beppino.

 

«Una barbarie disconoscere ai disabili il sacrosanto diritto alla libertà di scelta anche nelle cure — la pesante accusa del magi­strato Amedeo Santosuosso —, i giudici di oggi sono incapaci di sentenze innovative». Maurizio Mori, bioeticista, e Marilisa D'Amico, giurista, hanno rivolta­to le sette pronunce su Eluana mostrandone le contraddizioni mentre il medico legale Martella Immacolato, articoli alla mano, ha dimostrato che il nuovo codice deontologico non condede più ali­bi: la volontà del paziente va ri­spettata, anche se espressa «in precedenza». Ora papà Englaro vuol chiamare in campo la Corte Costituzionale: «Alla fine le istitu­zioni dovranno a darci una rispo­sta. Iniziative come queste sono un sussulto di umanità in favore di mia figlia, prigioniera di Stato».



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