Da 15 anni Eluana Englaro, causa incidente stradaÂle, vive in stato vegetativo permaÂnente (Svp) e ieri sera, nell'anniÂversario, una fiaccolata dei radiÂcali ha attraversato Lecco diretÂta alla casa di cura «Ripamonti» dove 7 pronunce dei giudici conÂtro la richiesta dei genitori di staccare la spina — in realtà di soÂspendere l'alimentazione con un sondino — la imprigionano a un corpo che non può risvegliarsi. Welby è riuscito a porre termine al suo calvario, Eluana pare in un tunnel senza fine.
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«Rifaremo ogni anno la marcia finché non ci sarà la legge sul diÂritto a una morte dignitosa», spiega Enrica Pianelli dell'associazione Luca Coscioni. E inÂtanto a Milano la facoltà di Giurisprudenza della Statale ha riuniÂto attorno a papà Beppino EnglaÂro magistrati, medici e studiosi. Un convegno promosso da «Politeia» e condotto da Gad Lerner: come uscire dal labirinto, possiÂbile negare che l'alimentazione artificiale sia accanimento? «Non evochiamo lo spettro dell'eutanasia — le conclusioni del bioeticista Demetrio Neri —. C'è solo da superare un ordinamento giuridico inadeguato agli sviÂluppi della scienza e non rispettoÂso del diritto costituzionale alÂl'autodeterminazione» .
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Ma chi ha il coraggio di infranÂgere i tabù? E' stato proprio il dottor Mario Riccio di Cremona, quello che ha aiutato Welby a moÂrire e ora rischia conseguenze peÂnali, a richiamare i colleghi, gli stessi che con le nuove terapie portano certi pazienti allo SVP a non defilarsi nel momento cruciaÂle delle decisioni. Certo, Eluana è una storia in parte diversa. Welby all'inizio aveva accettato le cuÂre per poi rifiutarle in modo conÂsapevole. La giovane donna di Lecco invece aveva espresso l'orÂrore per l'accanimento terapeutiÂco quando non sapeva il destino che l'attendeva e ora «parla» atÂtraverso papà Beppino.
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«Una barbarie disconoscere ai disabili il sacrosanto diritto alla libertà di scelta anche nelle cure — la pesante accusa del magiÂstrato Amedeo Santosuosso —, i giudici di oggi sono incapaci di sentenze innovative». Maurizio Mori, bioeticista, e Marilisa D'Amico, giurista, hanno rivoltaÂto le sette pronunce su Eluana mostrandone le contraddizioni mentre il medico legale Martella Immacolato, articoli alla mano, ha dimostrato che il nuovo codice deontologico non condede più aliÂbi: la volontà del paziente va riÂspettata, anche se espressa «in precedenza». Ora papà Englaro vuol chiamare in campo la Corte Costituzionale: «Alla fine le istituÂzioni dovranno a darci una rispoÂsta. Iniziative come queste sono un sussulto di umanità in favore di mia figlia, prigioniera di Stato».